Disegni di Giuseppe Mazzola
Dal 16 Marzo 2012 al 20 Maggio 2012
Torino
Luogo: Wunderkammer - GAM - Galleria d'Arte Moderna
Indirizzo: via Magenta 31
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Piera Giovanna Tordella
Costo del biglietto: intero € 10; ridotto € 8; gratuito il primo martedì del mese
Telefono per informazioni: +39 011 4429518
E-Mail info: gam@fondazionetorinomusei.it
Sito ufficiale: http://www.gamtorino.it
La Wunderkammer della GAM, lo spazio dedicato all’esposizione del patrimonio grafico del museo, presentaa partire dal 15 marzo 2012 i preziosi disegni di Giuseppe Mazzola (Invozio di Valduggia 1748–Milano 1838). La selezione dei fogli, tutti appartenenti al Gabinetto Disegni e Stampe della GAM, pone in risalto gliesemplari di maggiore bellezza, rappresentativi dei filoni cui l’artista si è dedicato: temi sacri, soggetti mitologici e letterari. L’esposizione a cura di Piera Giovanna Tordella, docente di Storia del disegno e dell’incisione grafica presso l’Università di Torino, presenta i risultati di un’indagine che, seguendo una direttrice da tempo portata avanti dalla curatrice, pone l’attenzione sulla relazione tra stile e tecnica; ovvero su come la cifra linguistica determini in Mazzola, anche attraverso la selezione degli strumenti esecutivi, la dimensione espressiva. Cosa abbia significato, ad esempio, l’adozione di un certo medium grafico o ancora l’uso di una particolare preparazione della carta. Un’attenta analisi è dedicata inoltre all’andamento del tratto e a come esso si sia modificato dopo il 1804 quando, a causa dell’amputazione dell’avambraccio destro, l’artista iniziò ad utilizzare la mano sinistra. Ad accomunare i quindici fogliesposti in Wunderkammer è la ricerca volta ad un’ideale di bellezza che trae linfa dalla tradizione classica, coniugando grazia e armonia. A questi precetti è ispirato il delicato profilo che impronta lo Studio per il volto della Vergine o ancora il Cupido Studio per un Cupido in riposo che richiama alla memoria il dipinto con gli amori di Venere e Marte eseguito dall’artista per la collezione del principe Borghese (ora Vercelli, Museo Borgogna).
Giuseppe Mazzola aderì alla cultura neoclassica nella particolare declinazione che di essa offrì Anton Raphael Mengs, di cui l’artista fu brillante allievo oltre che erede dei suoi scritti teorici. Stimolato dalla stretta amicizia e dallo scambio intellettuale con Winckelmann, Mengs teorizzava la necessità di dar vita ad un nuovo classicismo raccordando i vertici della grande tradizione italiana: l’ideale bellezza incarnata dalle opere di Raffaello e la nobile eleganza dei maestri del classicismo seicentesco. A preparare il giovane Mazzola a quel gusto furono i primi studi presso l’Accademia di Parma, avviati nel 1770, a cui seguì un più impegnativo e lungo soggiorno a Roma. Qui, grazie ai buoni uffici del cardinale Alessandro Albani e alle credenziali di Lorenzo Pécheux, l’artista fu introdotto nello studio di Mengs. Negli anni che seguirono la scomparsa del suo maestro, avvenuta nel 1779, Mazzola raggiunse Torino per divenire pittore di corte presso Vittorio Amedeo III. A distanza di oltre dieci anni, solo il precipitare degli eventi politici e l’avvio dell’occupazione francese (1798) posero termine al suo servizio presso la corte sabauda. Seppe comunque riaffermare le sue doti artistiche pochi anni dopo, nella Milano napoleonica: appartiene infatti a questi anni uno dei più noti tra i fogli esposti in mostra, l’elegante doppio profilo femminile Studio di teste per Sant’Elena ed un’ancella, che tratta il soggetto cristiano attraverso una colta idealizzazione neo-greca. Nel 1804 nonostante l’amputazione dell’avambraccio destro dovuta ad un’errata terapia, l’artista riuscì a riprendere la pratica artistica. Protetto da Napoleone, che aveva vivamente apprezzato una sua pala raffigurante la Sacra Famiglia con San Giovannino e Sant’Anna (Milano, Galleria d’Arte Moderna), fu nominato professore all’Accademia di Brera e vicedirettore della Reale Galleria. Morto novantenne,Mazzola mantenne intatta, nella sua lunga parabola artistica, l’adesione ai canoni della cultura neoclassica, una cultura in cui il disegno assolveva funzioni essenziali: sia come pratica ineludibile nella formazione artistica, sia, in seguito, come strumento al servizio della composizione, attraverso cui affinare pose e caratteri dei personaggi raffigurati.
L’acquisto degli splendidi disegni in mostra è avvenuto nel 1990 grazie alla Fondazione De Fornaris: una decisione che ha permesso di mantenere unito il fondo appartenuto ai discendenti in linea materna dell’artista. Un nucleo che, accanto a quello oggi conservato nella Pinacoteca di Varallo, permette di restituire buona parte dell’attività grafica dell’artista valsesiano. L’appuntamento in Wunderkammerintende quindi essere anche un omaggio alla lungimirante e generosa attività promossa dalla Fondazione De Fornaris nei suoi trent’anni di attività, un impegno che ha permesso di continuare ad arricchire anche il patrimonio grafico del museo. E per proseguire lungo questa linea è opportuno segnalare che la Fondazione ha disposto un generoso contributo per il biennio 2011-2012 destinato a sostenere il progetto, curato da Virginia Bertone, di costruzione e apertura al pubblico del Gabinetto Disegni e Stampe della GAM.
Giuseppe Mazzola aderì alla cultura neoclassica nella particolare declinazione che di essa offrì Anton Raphael Mengs, di cui l’artista fu brillante allievo oltre che erede dei suoi scritti teorici. Stimolato dalla stretta amicizia e dallo scambio intellettuale con Winckelmann, Mengs teorizzava la necessità di dar vita ad un nuovo classicismo raccordando i vertici della grande tradizione italiana: l’ideale bellezza incarnata dalle opere di Raffaello e la nobile eleganza dei maestri del classicismo seicentesco. A preparare il giovane Mazzola a quel gusto furono i primi studi presso l’Accademia di Parma, avviati nel 1770, a cui seguì un più impegnativo e lungo soggiorno a Roma. Qui, grazie ai buoni uffici del cardinale Alessandro Albani e alle credenziali di Lorenzo Pécheux, l’artista fu introdotto nello studio di Mengs. Negli anni che seguirono la scomparsa del suo maestro, avvenuta nel 1779, Mazzola raggiunse Torino per divenire pittore di corte presso Vittorio Amedeo III. A distanza di oltre dieci anni, solo il precipitare degli eventi politici e l’avvio dell’occupazione francese (1798) posero termine al suo servizio presso la corte sabauda. Seppe comunque riaffermare le sue doti artistiche pochi anni dopo, nella Milano napoleonica: appartiene infatti a questi anni uno dei più noti tra i fogli esposti in mostra, l’elegante doppio profilo femminile Studio di teste per Sant’Elena ed un’ancella, che tratta il soggetto cristiano attraverso una colta idealizzazione neo-greca. Nel 1804 nonostante l’amputazione dell’avambraccio destro dovuta ad un’errata terapia, l’artista riuscì a riprendere la pratica artistica. Protetto da Napoleone, che aveva vivamente apprezzato una sua pala raffigurante la Sacra Famiglia con San Giovannino e Sant’Anna (Milano, Galleria d’Arte Moderna), fu nominato professore all’Accademia di Brera e vicedirettore della Reale Galleria. Morto novantenne,Mazzola mantenne intatta, nella sua lunga parabola artistica, l’adesione ai canoni della cultura neoclassica, una cultura in cui il disegno assolveva funzioni essenziali: sia come pratica ineludibile nella formazione artistica, sia, in seguito, come strumento al servizio della composizione, attraverso cui affinare pose e caratteri dei personaggi raffigurati.
L’acquisto degli splendidi disegni in mostra è avvenuto nel 1990 grazie alla Fondazione De Fornaris: una decisione che ha permesso di mantenere unito il fondo appartenuto ai discendenti in linea materna dell’artista. Un nucleo che, accanto a quello oggi conservato nella Pinacoteca di Varallo, permette di restituire buona parte dell’attività grafica dell’artista valsesiano. L’appuntamento in Wunderkammerintende quindi essere anche un omaggio alla lungimirante e generosa attività promossa dalla Fondazione De Fornaris nei suoi trent’anni di attività, un impegno che ha permesso di continuare ad arricchire anche il patrimonio grafico del museo. E per proseguire lungo questa linea è opportuno segnalare che la Fondazione ha disposto un generoso contributo per il biennio 2011-2012 destinato a sostenere il progetto, curato da Virginia Bertone, di costruzione e apertura al pubblico del Gabinetto Disegni e Stampe della GAM.
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