Giuliano Vangi. Veio

Giuliano Vangi. Veio, Palazzo Reale, Torino

 

Dal 26 Febbraio 2014 al 30 Marzo 2014

Torino

Luogo: Palazzo Reale

Indirizzo: piazzetta Reale 1

Orari: da martedì a sabato 8.30-19.30; domenica 8.30-19.30

Curatori: Luca Beatrice

Enti promotori:

  • Studio Copernico di Milano
  • Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte

Costo del biglietto: € 4 intero, € 2 ridotto

Telefono per informazioni: +39 011 4361455 / 02 76280668

E-Mail info: cristina.rossi@tragarapr.it

Sito ufficiale: http://www.ilpalazzorealeditorino.it


La mostra è promossa e realizzata dallo Studio Copernico di Milano in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte. Veio, una citta’ leggenda della storia etrusca, una citta’ antica, sviluppata e potente, che ha resistito ad un assedio durato dieci anni, prima di essere vinta e saccheggiata. Una citta’ completamente distrutta e ridotta a rovine. E li’, a Veio, la fine di un grande popolo. 
In questo scenario, “C’è un uomo solo, vestito di pelle nera, in sella alla sua moto, una Triumph Tiger anche lei nera, forgiata in bronzo da un Vulcano del 2000 come un’armatura metallica. Non indossa un casco ma un elmo che lo fa sembrare un guerriero medievale. L’aspetto è truce e minaccioso, adatto a un biker come lo raccontava Sonny Barger. Ultimo cavaliere dell’Apocalisse, individuo socialmente pericoloso, nato per correre, che rifiuta il branco e non ha amici. Eppure lo scenario è ambiguo: si lancia a folle velocità contro la città oppure è stato chiamato per difenderne i confini dagli invasori? E’ un predone alla Mad Max oppure un giustiziere come Batman, protettore di una nuova versione della corrotta Gotham City?” ( Luca Beatrice ). 
Per la prima volta nella splendida e suggestiva cornice di Palazzo Reale a Torino, all’interno dello Spazio mostre del Polo Reale, Giuliano Vangi presenta Veio un capolavoro di genialita’ creativa, per ideazione, suggestione e per dimensioni. 
Una scultura pronta a lasciare senza fiato per forza espressiva, aggressivita’ rappresentativa, durezza visiva. 
“Un pezzo da fuoriclasse per diverse ragioni. Per la dimensione decisamente fuori scala, dove però rinuncia alla monumentalità tipica della scultura, che nella maggior parte dei casi si sviluppa in senso verticale: Vangi sceglie invece di ampliare in maniera squilibrata la dimensione orizzontale, oltre 11 metri contro i 182 centimetri di altezza del centauro da terra” ( Luca Beatrice ). 
2011: il ragazzo ha il braccio alzato in segno di protesta, la ribellione dipinta sul viso, un urlo di ribellione, un moto di rabbia, ma contro cosa? 
“Il ragazzo in giacca e cravatta urla il suo disappunto contro la società di oggi, contro ingiustizie e soprusi dell’economia globale (e se fosse contro il sistema dell’arte globale?), e l’abbigliamento “da ufficio” rende ancor più credibile la protesta. Sono stati i fatti di cronaca del settembre 2011 e del movimento di contestazione pacifica Occupy Wall Street ad avere ispirato Vangi” (Luca Beatrice ) 
Una scultura contemporanea, che va oltre l‘interpretazione statica di scultura e di scultore. 
Un impatto visivo ed emotivo potente, dato anche dall’estrema lavorazione dei dettagli, “ Tornando al ragazzo, va sottolineato l’utilizzo di tre metalli diversi e il preziosismo con cui l’artista lavora sui dettagli, a cominciare dalla giacca a righe, resa con una plasticità strepitosa, fedele a un realismo ai limiti del fotografico” ( Luca Beatrice ). 
Contemporaneita’ rappresentativa. Giuliano Vangi e’ riuscito a far vivere con un’abilita’ artistica impareggiabile un’opera di grandi dimensioni e immensa profondita’ emotiva . 
“L’abilità tecnica lo rende uno dei grandi virtuosi dell’arte italiana, pur senza mai scivolare nel virtuosismo e nell’iperdecorativo .A conferma di quanto detto vi sono i disegni che accompagnano la genesi di Veio, alcuni più progettuali ma la maggior parte libera e ulteriormente sperimentale ad esempio nell’uso del collage che viene poi rielaborato e a sua volta ridipinto fino a renderne l’origine pressoché irriconoscibile. Anche nella carta il grande toscano si conferma ricercatore di primo ordine, che non si accontenta mai dei risultati raggiunti e piega la materia fino a ottenerne sfumature impreviste ”( Luca Beatrice ).

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