Mezz’ora con… - Ciclo di incontri
Dal 26 Febbraio 2022 al 02 Giugno 2022
San Secondo di Pinerolo | Torino
Luogo: Castello di Miradolo
Indirizzo: Via Cardonata 2
Orari: ore 15
Curatori: Paola Eynard e Roberto Galimberti
Telefono per informazioni: +39 0121 502761
Sito ufficiale: http://www.fondazionecosso.com
Francesco Poli e Oscar Chiantore, Giovanni Frangi, Enrico Carlo Bonanate, Giulio Caresio, Rosellina Archinto, Daniele Jalla sono i protagonisti degli appuntamenti di approfondimento sulle tematiche e sulle opere esposte nella mostra “Oltre il Giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone” al Castello di Miradolo (TO).
Il progetto espositivo è stato immaginato come un cammino ideale lungo un anno, che segue il corso delle stagioni e accompagna il trascorrere del tempo con le opere in mostra che cambiano con il variare delle stagioni. Intorno al concetto di abbecedario, in rigoroso dis-ordine alfabetico, si trovano i pensieri, i riferimenti, i dubbi e le speranze che hanno segnato gli oltre 50 anni di carriera dell’architetto paesaggista Paolo Pejrone in dialogo con opere d’arte, oggetti, fotografie, acquerelli, progetti, memorabilia, video e installazioni di Andy Warhol, Lucio Fontana, Giuseppe Penone, Mario Merz, Giovanni Frangi, Giorgio Griffa, e molti altri ancora.
Le 6 conversazioni sono in programma dal 26 febbraio al 2 giugno, il sabato pomeriggio alle ore 15. Sono gratuite, comprese nel biglietto di ingresso alla mostra, ed aperte a visitatori, appassionati d’arte ed insegnanti (gli incontri sono infatti inseriti nel calendario del corso docenti del Progetto Ulisse, accreditato dal MIUR a livello regionale). Ad ogni appuntamento, alle 16,30, segue una visita guidata con i curatori della mostra Paola Eynard e Roberto Galimberti. Per rendere il più possibile i contenuti accessibili al pubblico è prevista la registrazione audio degli incontri e la successiva pubblicazione sul canale Spotify del Castello di Miradolo.
Gli incontri, a cura di Paola Eynard e Roberto Galimberti, in collaborazione con Enrica Melossi, sono progettati e organizzati dalla Fondazione Cosso.
IL CALENDARIO
Sabato 26 febbraio, ore 15
"Materiali naturali e materiali artificiali. Problemi di conservazione"
Con Francesco Poli e Oscar Chiantore
La scarsa conoscenza delle tecniche e dei materiali dell’arte contemporanea e della loro deperibilità ha portato finora quasi sempre alla scelta di non intervenire. Oggi invece si tende a considerare il restauro possibile, se riunisce due condizioni fondamentali: la conoscenza di tecniche e materiali e la consapevolezza del significato che questi hanno per l’artista stesso.
Francesco Poli è nato a Torino nel 1949. Professore di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera a Milano, è Chargé de cours all’Université Paris 8 dal 1994. Dal 1997 al 2003 e dal 2005 insegna all’Università di Torino. Ha curato numerose mostre in musei, spazi pubblici e privati; per la Fondazione Cosso, i progetti dedicati al Naïf, a Luigi Spazzapan, a Fausto Melotti e all’Informale. Oscar Chiantore, già professore ordinario di Chimica e tecnologia dei polimeri, ha svolto la sua attività didattica e scientifica all’Università degli Studi di Torino dove, in particolare, ha coordinato l’attivazione e gestione del Corso di Laurea Interfacoltà in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. I suoi interessi di ricerca riguardano i materiali costitutivi delle opere d’arte, lo studio del loro degrado e lo sviluppo di materiali e sistemi per la conservazione. Ha diretto studi riguardanti le materie plastiche nell’arte contemporanea e la caratterizzazione di materiali pittorici sintetici, anche in collaborazione con restauratori e istituzioni che affrontano queste problematiche in Italia e all’estero.
Sabato 5 marzo, ore 15
"Giovanni Frangi alle prese con la natura"
Con Giovanni Frangi
“Sono un pittore realista e da ormai un po’ di tempo ho deciso che la natura sia il mio solo campo d'azione. Ho da sempre trovato le ragioni del mio lavoro nell'osservazione diretta dei fenomeni naturali. Dai boschi ai sassi, dai cieli alle isole, dalle ombre alle foglie, dalle ninfee alle montagne come in un viaggio su un treno senza fermate. Con sempre la necessità di mantenere la presa diretta: un’azione necessaria perché scatti quel corto circuito in cui si confonde il futuro con il passato”.
Giovanni Frangi nasce a Milano nel 1959. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, esordisce nel 1983 alla Bussola di Torino. Seguono numerose personali in Italia e all’estero, tra cui si ricordano: La fuga di Renzo, nella Sala del Cenacolo alla Camera dei Deputati (Roma, 1998) in seguito alla vittoria del premio della Camera dei Deputati per la XII Quadriennale romana; Il richiamo della foresta presso il Palazzo delle Stelline (Milano, 1999); Nobu at Elba a Villa Panza (Varese, 2004); Pasadena, alla Galleria d’Arte Moderna (Udine, 2008); La règle du jeu al Teatro India (Roma, 2010). Nel 2010 partecipa alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia. Giardini pubblici al MART (Rovereto, 2010); Mollate le vele al Maxxi (Roma, 2014); Lotteria Farnese, al Museo Nazionale Archeologico (Napoli, 2014); Settembre a Palazzo Poli, Istituto Centrale della Grafica (Roma, 2015); Pret-à-Porter a Palazzo Fabroni (Pistoia, 2017). Sue opere si trovano in collezioni pubbliche al Gabinetto dei disegni del Museo degli Uffizi di Firenze, Camera dei Deputati, Roma, al Mart di Rovereto, all’Istituto della grafica a Palazzo Poli a Roma, ai Musei civici di Rimini, al Camec di La Spezia, alla Galleria d’arte moderna di Udine, all’Orto Botanico di Padova, al Museo nazionale San Matteo a Pisa, a Palazzo Fabroni a Pistoia e al Museo Diocesano di Milano.
Sabato 26 marzo, ore 15
"Arte e Natura"
Enrico Carlo Bonanate - Pav
Il significato ecologico, metaforico e sociale dei giardini costituisce un ricchissimo filone di ricerca e un tema ricorrente nella storia dell’arte e dell’architettura. I giardini possono dirci molto sui tempi in cui viviamo, al punto che esistono numerosi esempi storici del giardino come specchio della società e, ancor più, come specchio della relazione che le società costruiscono con la natura, il modo in cui scelgono di addomesticarla, tutelarla, sfruttarla o proteggersi da essa. Il cambiamento climatico ci costringe a ridefinire radicalmente l’attuale rapporto tra cultura e natura, rendendo necessario riesaminare criticamente i nostri ruoli, non in opposizione alla natura ma come parte di essa. Molti artisti contemporanei propongono analisi, letture, rappresentazioni e metafore del modo in cui sfruttiamo ed esauriamo le risorse naturali, sfidano a rimodellare il nostro rapporto con il mondo naturale. Così, un parco destinato all’arte contemporanea, nell’epoca della transizione ecologica, può proporsi come specchio di un rapporto con la natura che sia in evoluzione, che si faccia istituzione mobile, dinamica, pronta a modificarsi e lasciarsi modificare dalla natura, in qualche modo, nell'abbracciare la missione di farsi teatro di pratiche sperimentali connotate da una particolare sensibilità ecologista.
Enrico Carlo Bonanate nasce a Torino nel 1977 ed è il Direttore del PAV – Parco Arte Vivente, Centro Sperimentale di Arte Contemporanea di Torino, ideato da Piero Gilardi. Attivo nell’associazione culturale PAV fin dalle origini, da sempre grande appassionato di arte contemporanea e di “mondo vegetale”, nel 2015 decide di abbandonare definitivamente la carriera di avvocato amministrativista per lavorare con l’arte e la natura.
Sabato 7 maggio, ore 15
"Oltre la dominazione, in un mondo di relazioni, tra note e frammenti"
Con Giulio Caresio. Annotazioni su Giorgio Griffa
In un’epoca di frammentazione e isolamento risulta più facile percepire che siamo tasselli di una rete di relazioni. Relazioni con gli altri, con la natura, con l’ambiente, con gli strumenti del nostro lavoro. Relazioni in certi casi essenziali per dar senso al nostro vivere e per definire la nostra identità. Il compito che sembra suggerirci il nostro tempo è quello di imparare a riconoscere, a sostenere, a interagire e cooperare con la rete delle nostre relazioni essenziali. Dal lavoro e dal pensiero di Giorgio Griffa, tra arabeschi e frammenti di musica e pittura, spunti per andare oltre il principio di dominazione.
Giulio Caresio, nato a Torino nel 1973, giornalista e curatore editoriale, è laureato in fisica teorica e cura gli aspetti editoriali del lavoro di Giorgio Griffa e del suo Archivio. Fin da studente si è interessato a fondamenti e radici di pensiero che sottendono alla ricerca, scientifica e non. Ama collegare argomenti e discipline differenti, affiancando la meccanica quantistica al mito classico, le scienze neurali e la natura all’arte contemporanea, la comunicazione digitale alle radici etimologiche e semantiche delle parole. È stato caporedattore delle riviste ALP e Parchi. Ha scritto e scrive per diverse testate. Cura libri e mostre, tiene lezioni in università e aziende e partecipa a conferenze in Italia e all’estero.
Sabato 21 maggio, ore 15
“Viaggi di carta. Il piacere della lontananza”
Con Rosellina Archinto
I libri come gli aeroplanini di carta della nostra infanzia: un gioco, un messaggio agli amici, un modo per liberare l’immaginazione e trasformare in poesia la prosa spesso grigia del cosiddetto quieto vivere. Per Rosellina Archinto, grande signora della piccola editoria di qualità, il libro è sempre un viaggio per destinazione ignota. Dunque, viaggio di conoscenza.
Rosellina Archinto, nata a Genova nel 1933 ma milanese d’adozione, è stata definita la “signora della piccola editoria”. È stata una delle prime donne a fondare e gestire una casa editrice in Italia: la Emme Edizioni (dove Emme sta per la lettera iniziale del suo cognome da nubile Marconi) specializzata nella letteratura per l’infanzia, i cui libri sfoggiano i testi e i disegni di artisti come Guillermo Mordillo e Bruno Munari, Leo Lionni, Iela Mari e molti altri. Nel 1986 fonda la Rosellina Archinto Editore, specializzata nella pubblicazione di raccolte epistolari e biografie ed è cofondatrice, con la figlia Francesca Archinto, della Babalibri.
Giovedì 2 giugno, ore 15
“L'Emblema della Repubblica Italiana a seconda dei gusti. La vera storia”.
Con Daniele Jalla
“La vicenda che portò all’adozione dell’Emblema è stata ricostruita nel dettaglio innanzitutto da Mario Serio, il primo ad essersene occupato attingendo alle fonti conservate dall’Archivio Centrale dello Stato che al tempo dirigeva. Dopo di lui, altri se ne sono interessati, fondamentalmente a partire dal suo saggio, ma anche aggiungendo altri elementi, dettagli, considerazioni. A margine, molto a margine si è andata sviluppando una diatriba curiosa, volta a stabilire se l’Emblema avesse una radice massonica e se il suo autore fosse massone, per alcuni una colpa, per altri un punto di merito. Nipote dell’autore dell’Emblema, ho avuto il privilegio di poter consultare l’archivio di famiglia e questo mi consente di intervenire apportando nuovi elementi alla ricostruzione della vicenda, che in parte consentono di esaminarla dal punto di vista dell’autore, in parte aggiungono pochi, ma fondamentali dettagli in grado di arricchirne l’interpretazione e al tempo stesso di smentire altre ipotesi, quelle più campate per aria, peraltro”.
Storico di formazione, Daniele Jalla ha lavorato presso l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte dal 1980 al 1994 e, dal 1994 al 2012, ha diretto i Servizi museali della Città di Torino. Dal 1999 in poi è stato docente a contratto di museografia, legislazione dei beni culturali, gestione dei musei e delle organizzazioni culturali in diversi Atenei italiani. Nella sua attività di ricerca si è interessato di storia orale, di storia della deportazione, di museologia e museografia, di cultura alpina e di storia valdese, pubblicando sull’insieme di questi argomenti più di 190 titoli tra saggi, articoli e volumi. Ha ideato o partecipato alla concezione e realizzazione di numerose mostre e di musei come il Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra e dei Diritti e delle Libertà di Torino (2003), l’Ecomuseo Urbano di Torino (2004), il Museo delle Alpi del Forte di Bard (2006), il Museo della Frutta (Torino 2007), MuseoTorino (2011), il Museo delle Frontiere e Fortificazioni Alpine (Forte di Bard 2012). “Chevalier de l’ordre des arts et des lettres” della Repubblica Francese, vive tra Torino e Torre Pellice dov’è nato nel 1950.
Il progetto espositivo è stato immaginato come un cammino ideale lungo un anno, che segue il corso delle stagioni e accompagna il trascorrere del tempo con le opere in mostra che cambiano con il variare delle stagioni. Intorno al concetto di abbecedario, in rigoroso dis-ordine alfabetico, si trovano i pensieri, i riferimenti, i dubbi e le speranze che hanno segnato gli oltre 50 anni di carriera dell’architetto paesaggista Paolo Pejrone in dialogo con opere d’arte, oggetti, fotografie, acquerelli, progetti, memorabilia, video e installazioni di Andy Warhol, Lucio Fontana, Giuseppe Penone, Mario Merz, Giovanni Frangi, Giorgio Griffa, e molti altri ancora.
Le 6 conversazioni sono in programma dal 26 febbraio al 2 giugno, il sabato pomeriggio alle ore 15. Sono gratuite, comprese nel biglietto di ingresso alla mostra, ed aperte a visitatori, appassionati d’arte ed insegnanti (gli incontri sono infatti inseriti nel calendario del corso docenti del Progetto Ulisse, accreditato dal MIUR a livello regionale). Ad ogni appuntamento, alle 16,30, segue una visita guidata con i curatori della mostra Paola Eynard e Roberto Galimberti. Per rendere il più possibile i contenuti accessibili al pubblico è prevista la registrazione audio degli incontri e la successiva pubblicazione sul canale Spotify del Castello di Miradolo.
Gli incontri, a cura di Paola Eynard e Roberto Galimberti, in collaborazione con Enrica Melossi, sono progettati e organizzati dalla Fondazione Cosso.
IL CALENDARIO
Sabato 26 febbraio, ore 15
"Materiali naturali e materiali artificiali. Problemi di conservazione"
Con Francesco Poli e Oscar Chiantore
La scarsa conoscenza delle tecniche e dei materiali dell’arte contemporanea e della loro deperibilità ha portato finora quasi sempre alla scelta di non intervenire. Oggi invece si tende a considerare il restauro possibile, se riunisce due condizioni fondamentali: la conoscenza di tecniche e materiali e la consapevolezza del significato che questi hanno per l’artista stesso.
Francesco Poli è nato a Torino nel 1949. Professore di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera a Milano, è Chargé de cours all’Université Paris 8 dal 1994. Dal 1997 al 2003 e dal 2005 insegna all’Università di Torino. Ha curato numerose mostre in musei, spazi pubblici e privati; per la Fondazione Cosso, i progetti dedicati al Naïf, a Luigi Spazzapan, a Fausto Melotti e all’Informale. Oscar Chiantore, già professore ordinario di Chimica e tecnologia dei polimeri, ha svolto la sua attività didattica e scientifica all’Università degli Studi di Torino dove, in particolare, ha coordinato l’attivazione e gestione del Corso di Laurea Interfacoltà in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. I suoi interessi di ricerca riguardano i materiali costitutivi delle opere d’arte, lo studio del loro degrado e lo sviluppo di materiali e sistemi per la conservazione. Ha diretto studi riguardanti le materie plastiche nell’arte contemporanea e la caratterizzazione di materiali pittorici sintetici, anche in collaborazione con restauratori e istituzioni che affrontano queste problematiche in Italia e all’estero.
Sabato 5 marzo, ore 15
"Giovanni Frangi alle prese con la natura"
Con Giovanni Frangi
“Sono un pittore realista e da ormai un po’ di tempo ho deciso che la natura sia il mio solo campo d'azione. Ho da sempre trovato le ragioni del mio lavoro nell'osservazione diretta dei fenomeni naturali. Dai boschi ai sassi, dai cieli alle isole, dalle ombre alle foglie, dalle ninfee alle montagne come in un viaggio su un treno senza fermate. Con sempre la necessità di mantenere la presa diretta: un’azione necessaria perché scatti quel corto circuito in cui si confonde il futuro con il passato”.
Giovanni Frangi nasce a Milano nel 1959. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, esordisce nel 1983 alla Bussola di Torino. Seguono numerose personali in Italia e all’estero, tra cui si ricordano: La fuga di Renzo, nella Sala del Cenacolo alla Camera dei Deputati (Roma, 1998) in seguito alla vittoria del premio della Camera dei Deputati per la XII Quadriennale romana; Il richiamo della foresta presso il Palazzo delle Stelline (Milano, 1999); Nobu at Elba a Villa Panza (Varese, 2004); Pasadena, alla Galleria d’Arte Moderna (Udine, 2008); La règle du jeu al Teatro India (Roma, 2010). Nel 2010 partecipa alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia. Giardini pubblici al MART (Rovereto, 2010); Mollate le vele al Maxxi (Roma, 2014); Lotteria Farnese, al Museo Nazionale Archeologico (Napoli, 2014); Settembre a Palazzo Poli, Istituto Centrale della Grafica (Roma, 2015); Pret-à-Porter a Palazzo Fabroni (Pistoia, 2017). Sue opere si trovano in collezioni pubbliche al Gabinetto dei disegni del Museo degli Uffizi di Firenze, Camera dei Deputati, Roma, al Mart di Rovereto, all’Istituto della grafica a Palazzo Poli a Roma, ai Musei civici di Rimini, al Camec di La Spezia, alla Galleria d’arte moderna di Udine, all’Orto Botanico di Padova, al Museo nazionale San Matteo a Pisa, a Palazzo Fabroni a Pistoia e al Museo Diocesano di Milano.
Sabato 26 marzo, ore 15
"Arte e Natura"
Enrico Carlo Bonanate - Pav
Il significato ecologico, metaforico e sociale dei giardini costituisce un ricchissimo filone di ricerca e un tema ricorrente nella storia dell’arte e dell’architettura. I giardini possono dirci molto sui tempi in cui viviamo, al punto che esistono numerosi esempi storici del giardino come specchio della società e, ancor più, come specchio della relazione che le società costruiscono con la natura, il modo in cui scelgono di addomesticarla, tutelarla, sfruttarla o proteggersi da essa. Il cambiamento climatico ci costringe a ridefinire radicalmente l’attuale rapporto tra cultura e natura, rendendo necessario riesaminare criticamente i nostri ruoli, non in opposizione alla natura ma come parte di essa. Molti artisti contemporanei propongono analisi, letture, rappresentazioni e metafore del modo in cui sfruttiamo ed esauriamo le risorse naturali, sfidano a rimodellare il nostro rapporto con il mondo naturale. Così, un parco destinato all’arte contemporanea, nell’epoca della transizione ecologica, può proporsi come specchio di un rapporto con la natura che sia in evoluzione, che si faccia istituzione mobile, dinamica, pronta a modificarsi e lasciarsi modificare dalla natura, in qualche modo, nell'abbracciare la missione di farsi teatro di pratiche sperimentali connotate da una particolare sensibilità ecologista.
Enrico Carlo Bonanate nasce a Torino nel 1977 ed è il Direttore del PAV – Parco Arte Vivente, Centro Sperimentale di Arte Contemporanea di Torino, ideato da Piero Gilardi. Attivo nell’associazione culturale PAV fin dalle origini, da sempre grande appassionato di arte contemporanea e di “mondo vegetale”, nel 2015 decide di abbandonare definitivamente la carriera di avvocato amministrativista per lavorare con l’arte e la natura.
Sabato 7 maggio, ore 15
"Oltre la dominazione, in un mondo di relazioni, tra note e frammenti"
Con Giulio Caresio. Annotazioni su Giorgio Griffa
In un’epoca di frammentazione e isolamento risulta più facile percepire che siamo tasselli di una rete di relazioni. Relazioni con gli altri, con la natura, con l’ambiente, con gli strumenti del nostro lavoro. Relazioni in certi casi essenziali per dar senso al nostro vivere e per definire la nostra identità. Il compito che sembra suggerirci il nostro tempo è quello di imparare a riconoscere, a sostenere, a interagire e cooperare con la rete delle nostre relazioni essenziali. Dal lavoro e dal pensiero di Giorgio Griffa, tra arabeschi e frammenti di musica e pittura, spunti per andare oltre il principio di dominazione.
Giulio Caresio, nato a Torino nel 1973, giornalista e curatore editoriale, è laureato in fisica teorica e cura gli aspetti editoriali del lavoro di Giorgio Griffa e del suo Archivio. Fin da studente si è interessato a fondamenti e radici di pensiero che sottendono alla ricerca, scientifica e non. Ama collegare argomenti e discipline differenti, affiancando la meccanica quantistica al mito classico, le scienze neurali e la natura all’arte contemporanea, la comunicazione digitale alle radici etimologiche e semantiche delle parole. È stato caporedattore delle riviste ALP e Parchi. Ha scritto e scrive per diverse testate. Cura libri e mostre, tiene lezioni in università e aziende e partecipa a conferenze in Italia e all’estero.
Sabato 21 maggio, ore 15
“Viaggi di carta. Il piacere della lontananza”
Con Rosellina Archinto
I libri come gli aeroplanini di carta della nostra infanzia: un gioco, un messaggio agli amici, un modo per liberare l’immaginazione e trasformare in poesia la prosa spesso grigia del cosiddetto quieto vivere. Per Rosellina Archinto, grande signora della piccola editoria di qualità, il libro è sempre un viaggio per destinazione ignota. Dunque, viaggio di conoscenza.
Rosellina Archinto, nata a Genova nel 1933 ma milanese d’adozione, è stata definita la “signora della piccola editoria”. È stata una delle prime donne a fondare e gestire una casa editrice in Italia: la Emme Edizioni (dove Emme sta per la lettera iniziale del suo cognome da nubile Marconi) specializzata nella letteratura per l’infanzia, i cui libri sfoggiano i testi e i disegni di artisti come Guillermo Mordillo e Bruno Munari, Leo Lionni, Iela Mari e molti altri. Nel 1986 fonda la Rosellina Archinto Editore, specializzata nella pubblicazione di raccolte epistolari e biografie ed è cofondatrice, con la figlia Francesca Archinto, della Babalibri.
Giovedì 2 giugno, ore 15
“L'Emblema della Repubblica Italiana a seconda dei gusti. La vera storia”.
Con Daniele Jalla
“La vicenda che portò all’adozione dell’Emblema è stata ricostruita nel dettaglio innanzitutto da Mario Serio, il primo ad essersene occupato attingendo alle fonti conservate dall’Archivio Centrale dello Stato che al tempo dirigeva. Dopo di lui, altri se ne sono interessati, fondamentalmente a partire dal suo saggio, ma anche aggiungendo altri elementi, dettagli, considerazioni. A margine, molto a margine si è andata sviluppando una diatriba curiosa, volta a stabilire se l’Emblema avesse una radice massonica e se il suo autore fosse massone, per alcuni una colpa, per altri un punto di merito. Nipote dell’autore dell’Emblema, ho avuto il privilegio di poter consultare l’archivio di famiglia e questo mi consente di intervenire apportando nuovi elementi alla ricostruzione della vicenda, che in parte consentono di esaminarla dal punto di vista dell’autore, in parte aggiungono pochi, ma fondamentali dettagli in grado di arricchirne l’interpretazione e al tempo stesso di smentire altre ipotesi, quelle più campate per aria, peraltro”.
Storico di formazione, Daniele Jalla ha lavorato presso l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte dal 1980 al 1994 e, dal 1994 al 2012, ha diretto i Servizi museali della Città di Torino. Dal 1999 in poi è stato docente a contratto di museografia, legislazione dei beni culturali, gestione dei musei e delle organizzazioni culturali in diversi Atenei italiani. Nella sua attività di ricerca si è interessato di storia orale, di storia della deportazione, di museologia e museografia, di cultura alpina e di storia valdese, pubblicando sull’insieme di questi argomenti più di 190 titoli tra saggi, articoli e volumi. Ha ideato o partecipato alla concezione e realizzazione di numerose mostre e di musei come il Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra e dei Diritti e delle Libertà di Torino (2003), l’Ecomuseo Urbano di Torino (2004), il Museo delle Alpi del Forte di Bard (2006), il Museo della Frutta (Torino 2007), MuseoTorino (2011), il Museo delle Frontiere e Fortificazioni Alpine (Forte di Bard 2012). “Chevalier de l’ordre des arts et des lettres” della Repubblica Francese, vive tra Torino e Torre Pellice dov’è nato nel 1950.
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