Nato Frascà. L'interrogazione sistematica
Dal 25 Febbraio 2014 al 06 Aprile 2014
Torino
Luogo: Videoteca GAM
Indirizzo: via Magenta 31
Orari: da martedì a sabato ore 10-18
Curatori: Paolo Antinucci
Costo del biglietto: intero 10 €, ridotto 8 €
Telefono per informazioni: +39 011 4429597
E-Mail info: videotecagam@comune.torino.it
Sito ufficiale: http://www.gamtorino.it
Martedì 25 febbraio alle 18.30, presso la Sala 1 della GAM si terrà una conversazione sull’opera di Nato Frascà durante la quale interverranno Paolo Antinucci, curatore della mostra e Responsabile Progetti Speciali del Fondo Nato Frascà di Buscate (Milano), Fiorenzo Alfieri, Presidente dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Salvo Bitonti, docente di Regia e Storia del Cinema e Direttore dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Antonio Bisaccia, docente di Teoria e Metodo dei mass-media e Direttore dell'Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari e Stefano Romanelli, referente Archivio Nato Frascà di Roma.
La Videoteca GAM in collaborazione con il Fondo Nato Frascà presenta fino al 6 aprile alcune opere video-cinematografiche dell’artista. Con esse si è introdotti al cuore della “questione” Frascà: l'apparente “eterogeneità”, sia nel nucleo formale di ogni singola opera, sia nel loro accostamento espositivo.
Definendosi “ricercatore artistico multimediale”, Nato Frascà si è identificato con l'interrogazione di cosa sia l'arte e l'esperienza artistica e di come possa illuminare l'esperienza “flagrante” della vita. Anche attraverso le espansioni dell’esposizione alla Pinacoteca Albertina (con quindici opere, fra pittura e scultura, in mostra dal 15 marzo 2014) il suo percorso appare come un attraversamento di codici e di linguaggi. Attraversamenti rispecchiati nella varietà di campi artistici convenzionalmente distanti. Testimoniare questo varcare di soglie è il cuore della mostra presentata dalla VideotecaGAM.
Il campo video-cinematografico si è costituito, soprattutto col film Kappa del 1965-66, come emblematico della questione “interiore” che Frascà si è posto. Ciò di cui quest'opera vive – l'affollarsi di ingredienti visivi e sonori senza convenzioni spazio-temporali costringendo ad associazioni mentali al limite della saturazione – è l'impressionante resoconto di un'intera vicenda artistica.
L'assenza di riferimenti spazio-temporali e la sincronicità degli “ingredienti visivi e sonori”, diventano l'esplicita conduzione espressiva di Soglie, 1978: un “sistema” di interpolazioni mnemoniche al limite fra caos e rassegna analitica del vissuto. In Informazione leit motiv, film d'impresa del 1968-69, realizzato per la Olivetti, con Enzo Jannacci, questa base espressiva diviene contenuto narrativo: il protagonista è disorientato dal bombardamento di segnali informativi che divengono fantasmi d'ambiguità.
Lo stesso disorientamento dello sguardo è a fondamento, mutatis mutandis, del documentario girato per la RAI, Mondrian, l'occhio come coscienza, sulla mostra di Mondrian del 1969 a Parigi. Ciò che Frascà documenta è la reazione dei visitatori alle opere più che le opere stesse, di cui quindi si disvelano le condizioni di visibilità. Anche nei materiali girati e non montati di varia natura, alla GAM in mostra per la prima volta, sorprende come l'occhio sia proprio ab origine organo proiettivo d'ambiguità e non strumento passivo di ricezione.
Nato Frascà (Roma 1931-2006)
Pittore, scultore, scenografo, videomaker e docente, dopo esordi espressionistici e sviluppi informali, fonda il GRUPPO UNO (1962) con Carrino e Uncini. Partecipa alla Biennale di Venezia del '66 e poi al Festival dei Due Mondi del '71. La sua ricerca, esposta in numerose mostre italiane e straniere, va sempre più verso le radici psicologiche dell'arte a cui dedica l'ultimo ventennio di docenza, pubblicando “L'arte all'ombra di un'altra luce” (Roma, 1998).
La Videoteca GAM in collaborazione con il Fondo Nato Frascà presenta fino al 6 aprile alcune opere video-cinematografiche dell’artista. Con esse si è introdotti al cuore della “questione” Frascà: l'apparente “eterogeneità”, sia nel nucleo formale di ogni singola opera, sia nel loro accostamento espositivo.
Definendosi “ricercatore artistico multimediale”, Nato Frascà si è identificato con l'interrogazione di cosa sia l'arte e l'esperienza artistica e di come possa illuminare l'esperienza “flagrante” della vita. Anche attraverso le espansioni dell’esposizione alla Pinacoteca Albertina (con quindici opere, fra pittura e scultura, in mostra dal 15 marzo 2014) il suo percorso appare come un attraversamento di codici e di linguaggi. Attraversamenti rispecchiati nella varietà di campi artistici convenzionalmente distanti. Testimoniare questo varcare di soglie è il cuore della mostra presentata dalla VideotecaGAM.
Il campo video-cinematografico si è costituito, soprattutto col film Kappa del 1965-66, come emblematico della questione “interiore” che Frascà si è posto. Ciò di cui quest'opera vive – l'affollarsi di ingredienti visivi e sonori senza convenzioni spazio-temporali costringendo ad associazioni mentali al limite della saturazione – è l'impressionante resoconto di un'intera vicenda artistica.
L'assenza di riferimenti spazio-temporali e la sincronicità degli “ingredienti visivi e sonori”, diventano l'esplicita conduzione espressiva di Soglie, 1978: un “sistema” di interpolazioni mnemoniche al limite fra caos e rassegna analitica del vissuto. In Informazione leit motiv, film d'impresa del 1968-69, realizzato per la Olivetti, con Enzo Jannacci, questa base espressiva diviene contenuto narrativo: il protagonista è disorientato dal bombardamento di segnali informativi che divengono fantasmi d'ambiguità.
Lo stesso disorientamento dello sguardo è a fondamento, mutatis mutandis, del documentario girato per la RAI, Mondrian, l'occhio come coscienza, sulla mostra di Mondrian del 1969 a Parigi. Ciò che Frascà documenta è la reazione dei visitatori alle opere più che le opere stesse, di cui quindi si disvelano le condizioni di visibilità. Anche nei materiali girati e non montati di varia natura, alla GAM in mostra per la prima volta, sorprende come l'occhio sia proprio ab origine organo proiettivo d'ambiguità e non strumento passivo di ricezione.
Nato Frascà (Roma 1931-2006)
Pittore, scultore, scenografo, videomaker e docente, dopo esordi espressionistici e sviluppi informali, fonda il GRUPPO UNO (1962) con Carrino e Uncini. Partecipa alla Biennale di Venezia del '66 e poi al Festival dei Due Mondi del '71. La sua ricerca, esposta in numerose mostre italiane e straniere, va sempre più verso le radici psicologiche dell'arte a cui dedica l'ultimo ventennio di docenza, pubblicando “L'arte all'ombra di un'altra luce” (Roma, 1998).
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