Nicola Lo Calzo. Binidittu

© Nicola Lo Calzo / Podbielski Contemporary, Milano | Nicola Lo Calzo, Sangare Moussa, cantante rap maliano e richiedente asilo, dietro la statua di Nicolò Turrisi Colonna, 2017-2020

 

Dal 27 Maggio 2021 al 18 Luglio 2021

Torino

Luogo: CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia

Indirizzo: Via delle Rosine 18

Orari: 11-19. Martedì Chiuso (Ultimo ingresso, 30 minuti prima della chiusura)

Curatori: Giangavino Pazzola

Costo del biglietto: Ingresso gratuito in Project Room

Telefono per informazioni: +39.011.0881150

E-Mail info: camera@camera.to

Sito ufficiale: http://www.camera.to


Giovedì 27 maggio, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia apre al pubblico la nuova mostra in Project Room Nicola Lo Calzo. Binidittu, progetto inedito dell’artista Nicola Lo Calzo (Torino, 1979) che, attraverso il racconto della storia e dell’eredità culturale di San Benedetto il Moro, prende in esame i rapporti fra la storia del colonialismo e l’identità culturale contemporanea.
 
Nato da schiavi africani agli inizi del Cinquecento nei dintorni di Messina, e poi vissuto come frate minore in Sicilia fino alla sua morte (1589), San Benedetto, detto Binidittu, non solo è stato eletto a protettore sia degli afro-discendenti in America Latina sia dei Palermitani, ma è diventato anche icona di riscatto ed emancipazione a livello mondiale. La mostra, curata da Giangavino Pazzola, si articola in un percorso espositivo suddiviso in quattro capitoli e, attraverso una trentina di immagini di medio e grande formato, ripercorre le tappe principali della biografia di Binidittu: dall’affrancamento dalla schiavitù alla sua morte, dall’utopia post razzista alla beatificazione. Le fotografie di Lo Calzo vengono accompagnate da un’installazione che include materiali e documentazione di archivio relativa al processo di costruzione del progetto.
 
Realizzata in collaborazione con la galleria Podbielski Contemporary di Milano, la mostra fa parte di una ricerca di lungo periodo realizzata da Lo Calzo sulle tracce e sull’eredità della diaspora africana e della schiavitù nel mondo atlantico e mediterraneo, intitolata Cham. Con questo progetto, e con Binidittu nello specifico, Lo Calzo ha l’ambizione di contribuire al dibattito sulla rimozione della memoria e la costruzione dell’identità in una prospettiva decoloniale, riscoprendo non solo l’uomo oltre al Santo o i suoi analoghi in altre parti del mondo, ma anche i valori simbolici, politici e civili che questa storia ci trasmette.
Ad accompagnare la mostra, giovedì 27 maggio si terrà un incontro in presenza a CAMERA, mentre a metà luglio si svolgerà un workshop tenuto da Nicola Lo Calzo.
 
L’esposizione di Lo Calzo inaugura il ciclo di mostre “Passengers. Racconti dal mondo nuovo”, un progetto ideato da CAMERA con lo scopo di realizzare una ricognizione pluriennale focalizzata su artisti appartenenti alla cosiddetta ‘Generazione Y’ – i cosiddetti millennials nati fra i primi anni Ottanta e metà anni Novanta. Rilevata la carenza di programmi dedicati ad autori mid-career nell’ambito delle attività espositive e divulgative della cultura fotografica in Italia, l’istituzione torinese si pone l’obiettivo di allargare e includere anche questa generazione di artisti nella sua ricerca e programmazione.
Il prossimo autore in mostra a CAMERA all’interno del ciclo Passengers è Federico Clavarino, le cui opere saranno esposte in Project Room da fine luglio a fine settembre.
 
Con il ciclo “Passengers” – commenta di direttore di CAMERA, Walter Guadagnini – diamo organicità a una caratteristica da sempre presente nei programmi espositivi di CAMERA, vale a dire l’attenzione alle generazioni più giovani, linfa necessaria per il costante rinnovamento della proposta e per la volontà di utilizzare la fotografia anche come strumento di dibattito sull’oggi. Vogliamo dimostrare che proprio le istituzioni più established come CAMERA hanno il compito di sostenere le ricerche emergenti, in una logica di attenzione ai diversi linguaggi della fotografia, dai più consolidati ai più sperimentali.
 
Giovedì 27 maggio alle ore 19.30 si terrà un incontro in presenza, nel Gymnasium di CAMERA, dal titolo “Binidittu. Incursioni nella decolonizzazione dell’immaginario”.
Nell’incontro di presentazione della mostra verranno illustrati i temi principali che permeano il lavoro Binidittu: migrazione, decolonizzazione, potere e rappresentazione dello stesso attraverso le immagini. Partendo da ricerche ed esperienze comuni, la scrittrice Igiaba Scego – che sarà collegata online – e l’artista Nicola Lo Calzo affronteranno temi cruciali per cercare di comprendere come immagini e parole attraversano lo scenario culturale contemporaneo. Radicate nel campo degli studi postcoloniali, le loro ricerche appaiono infatti come tentativi testuali e visivi di rilettura della diaspora africana, non solo nei contesti coloniali storici ma anche dalla prospettiva del suo patrimonio nei paesi e nelle culture occidentali. Con base a Roma, Scego è scrittrice, giornalista e attivista italiana di origine somala, i cui libri e articoli hanno circolazione internazionale. Nicola Lo Calzo, fotografo italiano residente a Parigi, è l’autore di Cham, una ricerca visiva di lungo periodo sulla schiavitù coloniale e le sue conseguenze nella vita ordinaria.
 
Intervengono:
Nicola Lo Calzo, fotografo
Igiaba Scego, scrittrice
Giangavino Pazzola, curatore della mostra

Dal 16 al 18 luglio si svolgerà a CAMERA “Fotografia e prospettive decoloniali”, un workshop metodologico, tenuto da Nicola Lo Calzo, sulla rappresentazione del potere nelle immagini, nato dalla ricerca a lungo termine condotta da Lo Calzo sulla memoria e sulle tracce della resistenza alla schiavitù coloniale, che l’artista torinese ha iniziato nel 2010 sotto l’egida dell'Unesco.
Per iscrizioni www.camera.to e per informazioni didattica@camera.to.
Il workshop è realizzato nell’ambito di FUTURES cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Unione Europea.

Nicola Andrea Lo Calzo è nato a Torino nel 1979, vive e lavora tra Parigi, l’Africa occidentale e i Caraibi. Si è avvicinato alla fotografia dopo gli studi in architettura e conservazione del patrimonio, indirizzando lo sguardo sui rapporti fra colonialismo e identità culturale. Dalle sue immagini, infatti, emerge la strategia di sopravvivenza e resistenza messa in atto da gruppi minoritari all’interno dell’ambiente nel quale vivono. Per nove anni ha lavorato a Cham, progetto di ricerca a lungo termine sulle memorie della tratta degli schiavi e della schiavitù, suddividendolo in diversi capitoli ambientati in Africa, nei Caraibi e in America. Dal 2015 al 2019 ha diretto “Kazal”, una masterclass con il collettivo di fotografi Kolektif 2 Dimansyon su memoria e criminalità sotto la dittatura di Duvalier. Il progetto, prodotto dalla Fondazione Fokal, è il primo del suo genere ad Haiti ed è stato pubblicato in un volume edito da André Frère.
Le sue fotografie sono state esposte in musei, istituzioni artistiche e festival, in particolare il Macaal di Marrakech, l'Afriques Capitales di Lille, il Musée des Confluences di Lione, il Museo Nazionale della Fotografia Alinari di Firenze e il Tropenmuseum di Amsterdam. Inoltre sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, tra cui la collezione Lightwork di Siracusa, l'Archivio Alinari di Firenze, la Pinacoteca Civica di Monza, la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi e il Tropenmuseum di Amsterdam. Collabora regolarmente con diverse testate internazionali, tra cui “Le Monde”, “The New Yorker”, “The Wall Street Journal”, “The New York Times” e “Internazionale”. Nel 2018, ha ricevuto il Cnap Grant ed è stato nominato per il Prix Elysée 2019-2020.
 
 
 

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