Paulina Olowska. Visual Persuasion
Dal 02 Novembre 2023 al 25 Febbraio 2024
Torino
Luogo: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Indirizzo: Via Modane 16
Orari: Giovedì: 20-23 Da venerdì a domenica: 12-19
Curatori: Irene Calderoni
Costo del biglietto: INTERO € 7, RIDOTTO € 5 Studenti e maggiori di 65 anni, GRUPPI € 6 minimo 10 persone
E-Mail info: info@fsrr.org
Sito ufficiale: http://fsrr.org
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 2 novembre al 25 febbraio 2024, Visual Persuasion, un inedito e ambizioso progetto espositivo concepito da Paulina Olowska (Gdansk, 1976), la più ampia rassegna mai dedicata all’artista da una istituzione italiana. Mostra antologica di lavori esistenti e nuove produzioni, selezione curata dall’artista di opere dalla collezione Sandretto Re Rebaudengo, palcoscenico che accoglie una folta schiera di ospiti e spiriti: Visual Persuasion è uno spazio molteplice, polifonico e immersivo, ordito da Olowska per esplorare le dinamiche del desiderio e dell’erotismo ridefinite da una prospettiva femminile.
La mostra trae titolo e ispirazione da un libro pubblicato nel 1961 negli Stati Uniti dal pubblicitario Stephen Baker, che attraverso il riferimento a teorie e tecniche dei media, combinava immagini e testi al fine di analizzare gli effetti della comunicazione visiva sul subconscio. Attraverso quali meccanismi le immagini esercitano il loro potere seduttivo, si fanno vettori di desiderio? Da sempre affascinata e influenzata dai linguaggi della pubblicità, della grafica e della moda, Olowska adotta il concetto di persuasione come principio artistico e curatoriale per costruire la mostra, un montaggio di opere e immagini che dà forma ad associazioni e suggestioni, emozioni e fantasie.
All’interno di questo universo immaginifico, la figura femminile è insieme oggetto e soggetto dell’azione seduttiva, incarnando molteplici ruoli e cliché, di epoche e culture diverse: icona ammaliatrice, femme fatale, ninfa birichina, dominatrice perversa, spirito demoniaco, languida mannequin, borghese disinibita e lavoratrice sessuale sicura di sé. La donna è anche, soprattutto, artista, creatrice, intellettuale anticonformista, come nel caso di Maja Berezowska (1898-1978), tra le muse di questo progetto, pittrice e illustratrice, autrice di immagini al confine tra erotismo e pornografia.
Attraverso le opere di Olowska e dellə altrə artistə da lei invitatə, questa fantasmagoria di donne desideranti e desiderate si materializza in una pluralità di forme e linguaggi: dalla pittura al collage, dalla ceramica al video, dall’installazione alla performance. Olowska proietta questo spettacolo in un contesto ideale, quello della città di notte, un intreccio di strade illuminate dalle insegne di locali, bar e cinema, una città che non dorme, e che alimenta senza sosta la macchina del desiderio consumistico ed erotico.
L’architettura della mostra concepita dall’artista trasforma lo spazio della Fondazione per offrire un'esperienza immersiva e cinematica, dominata dalla nuova, grande installazione site-specific di neon, un medium molto importante nella pratica artistica di Olowska. Emblema della comunicazione pubblicitaria nello spazio urbano, il neon ha un forte legame sia con le arti applicate che con la storia dell’arte, un connubio caro a Olowska, che ha esplorato in particolare la storia delle insegne che decoravano la città di Varsavia ai tempi del regime socialista. Spesso privi di uno specifico fine commerciale, questi neon divenivano simboli di un consumismo in assenza di referente, segni puri del desiderio stesso e del suo rapporto con l’esperienza urbana.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, il 2 novembre, Olowska presenterà una nuova performance, con l’interpretazione della cantante Pat Dudek, che rivisita e sviluppa il progetto Naughty Nymphs presentato all’Art Institute di Chicago nel 2022. L’opera trae ispirazione dallo stile soft porn di VIVA, una rivista per adulti destinata alle donne pubblicata negli anni 70 negli USA, e si sviluppa anche attraverso interventi installativi che popolano il ristorante, la caffetteria e l’area bookshop della Fondazione. Qui una serie di dipinti su tessuto, in dialogo con una video installazione, fa confluire l'estetica vaporosa del porno chic con l'astrattismo modernista americano e con la scultura neoclassica, in una proliferazione di riferimenti storici, politici e culturali che produce nuovi significati. Nel lavoro di Olowska, il passato è un luogo vivo, che non smette di generare immagini, produrre incontri, creare alleanze e proiettare in avanti idee e sogni.
Paulina Olowska è nata nel 1976 a Gdansk, Poloni; vive a Rabka Zdroj e Cracovia, Polonia. Ha avuto mostre personali al Kistefos Museum, Oslo; Kunsthalle Basel; Stedelijk Museum, Amsterdam; Zacheta National Gallery of Art, Varsavia. Olowska ha ricevuto il prestigiso Aachen Art Prize nel 2014. Ha realizzato performance presso l’Art Institute di Chicago; Tate Modern, London; Carnegie International; Museum of Modern Art, New York; Kitchen, New York; Museo del Novecento, Milan. Le sue opera sono state incluse in rassegne internazionali quali la Biennale di Venezia e la Liverpool Biennial, così come in mostre collettive presso il mumok, Vienna; Hamburger Kunsthalle, Hamburg; Migros Museum Für Gegenwartskunst, Zürich; New Museum, New York, tra molti altri.
Con opere selezionate dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo di Tauba Auberbach, Vanessa Beecroft, Berlinde De Bruyckere, Trisha Donnelly, Peter Fischli and David Weiss, Sylvie Fleury, Nan Goldin, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Thomas Hirschhorn, Piotr Janas, Elena Kovylina, Barbara Kruger, Sherrie Levine, Sarah Lucas, Tracey Moffatt, Catherine Opie, Diego Perrone, Charles Ray, Cindy Sherman, Simon Starling e Richard Wentworth.
Con opere e contributi di
Maya Berezowska, Walerian Borowczyk, Pat Dudek, Irini Karayannopoulou, Sylvere Lotringer e Julie Verhoeven
La mostra trae titolo e ispirazione da un libro pubblicato nel 1961 negli Stati Uniti dal pubblicitario Stephen Baker, che attraverso il riferimento a teorie e tecniche dei media, combinava immagini e testi al fine di analizzare gli effetti della comunicazione visiva sul subconscio. Attraverso quali meccanismi le immagini esercitano il loro potere seduttivo, si fanno vettori di desiderio? Da sempre affascinata e influenzata dai linguaggi della pubblicità, della grafica e della moda, Olowska adotta il concetto di persuasione come principio artistico e curatoriale per costruire la mostra, un montaggio di opere e immagini che dà forma ad associazioni e suggestioni, emozioni e fantasie.
All’interno di questo universo immaginifico, la figura femminile è insieme oggetto e soggetto dell’azione seduttiva, incarnando molteplici ruoli e cliché, di epoche e culture diverse: icona ammaliatrice, femme fatale, ninfa birichina, dominatrice perversa, spirito demoniaco, languida mannequin, borghese disinibita e lavoratrice sessuale sicura di sé. La donna è anche, soprattutto, artista, creatrice, intellettuale anticonformista, come nel caso di Maja Berezowska (1898-1978), tra le muse di questo progetto, pittrice e illustratrice, autrice di immagini al confine tra erotismo e pornografia.
Attraverso le opere di Olowska e dellə altrə artistə da lei invitatə, questa fantasmagoria di donne desideranti e desiderate si materializza in una pluralità di forme e linguaggi: dalla pittura al collage, dalla ceramica al video, dall’installazione alla performance. Olowska proietta questo spettacolo in un contesto ideale, quello della città di notte, un intreccio di strade illuminate dalle insegne di locali, bar e cinema, una città che non dorme, e che alimenta senza sosta la macchina del desiderio consumistico ed erotico.
L’architettura della mostra concepita dall’artista trasforma lo spazio della Fondazione per offrire un'esperienza immersiva e cinematica, dominata dalla nuova, grande installazione site-specific di neon, un medium molto importante nella pratica artistica di Olowska. Emblema della comunicazione pubblicitaria nello spazio urbano, il neon ha un forte legame sia con le arti applicate che con la storia dell’arte, un connubio caro a Olowska, che ha esplorato in particolare la storia delle insegne che decoravano la città di Varsavia ai tempi del regime socialista. Spesso privi di uno specifico fine commerciale, questi neon divenivano simboli di un consumismo in assenza di referente, segni puri del desiderio stesso e del suo rapporto con l’esperienza urbana.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, il 2 novembre, Olowska presenterà una nuova performance, con l’interpretazione della cantante Pat Dudek, che rivisita e sviluppa il progetto Naughty Nymphs presentato all’Art Institute di Chicago nel 2022. L’opera trae ispirazione dallo stile soft porn di VIVA, una rivista per adulti destinata alle donne pubblicata negli anni 70 negli USA, e si sviluppa anche attraverso interventi installativi che popolano il ristorante, la caffetteria e l’area bookshop della Fondazione. Qui una serie di dipinti su tessuto, in dialogo con una video installazione, fa confluire l'estetica vaporosa del porno chic con l'astrattismo modernista americano e con la scultura neoclassica, in una proliferazione di riferimenti storici, politici e culturali che produce nuovi significati. Nel lavoro di Olowska, il passato è un luogo vivo, che non smette di generare immagini, produrre incontri, creare alleanze e proiettare in avanti idee e sogni.
Paulina Olowska è nata nel 1976 a Gdansk, Poloni; vive a Rabka Zdroj e Cracovia, Polonia. Ha avuto mostre personali al Kistefos Museum, Oslo; Kunsthalle Basel; Stedelijk Museum, Amsterdam; Zacheta National Gallery of Art, Varsavia. Olowska ha ricevuto il prestigiso Aachen Art Prize nel 2014. Ha realizzato performance presso l’Art Institute di Chicago; Tate Modern, London; Carnegie International; Museum of Modern Art, New York; Kitchen, New York; Museo del Novecento, Milan. Le sue opera sono state incluse in rassegne internazionali quali la Biennale di Venezia e la Liverpool Biennial, così come in mostre collettive presso il mumok, Vienna; Hamburger Kunsthalle, Hamburg; Migros Museum Für Gegenwartskunst, Zürich; New Museum, New York, tra molti altri.
Con opere selezionate dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo di Tauba Auberbach, Vanessa Beecroft, Berlinde De Bruyckere, Trisha Donnelly, Peter Fischli and David Weiss, Sylvie Fleury, Nan Goldin, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Thomas Hirschhorn, Piotr Janas, Elena Kovylina, Barbara Kruger, Sherrie Levine, Sarah Lucas, Tracey Moffatt, Catherine Opie, Diego Perrone, Charles Ray, Cindy Sherman, Simon Starling e Richard Wentworth.
Con opere e contributi di
Maya Berezowska, Walerian Borowczyk, Pat Dudek, Irini Karayannopoulou, Sylvere Lotringer e Julie Verhoeven
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