Plastic Days
Dal 21 Febbraio 2015 al 21 Giugno 2015
Torino
Luogo: MEF - Museo Ettore Fico
Indirizzo: via Francesco Cigna 114
Orari: mercoledì, giovedì, venerdì 14-19; sabato 11-22; domenica 11-19
Curatori: Cecilia Cecchini, Marco Petroni
Enti promotori:
- MEF - Museo Ettore Fico
- Regione Piemonte
- Città di Torino
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8 / € 5, gratuito fino a 12 anni
Telefono per informazioni: +39 011 853065
E-Mail info: info@museofico.it
Sito ufficiale: http://www.museofico.it
La mostra Plastic Days, a cura di Cecilia Cecchini e Marco Petroni, nasce dall’anali- si e dalla selezione di circa 600 oggetti della collezione della Fondazione Plart, Plastiche e Arte di Maria Pia Incutti-Paliotto, e si compone come un originale racconto della grande e molteplice famiglia dei materiali plastici. Una testimonianza che racconta le trasformazioni degli ultimi centocinquanta anni di storia e che svela l’anima profonda della modernità e delle mutazioni che hanno segnato il paesaggio domestico e culturale in cui siamo immersi. La plastica diviene la lente d’ingrandimento puntata sulle dinamiche sociali ed economiche del nostro tempo.
Gli oggetti in mostra rappresentano un’articolata selezione di artefatti assai rari provenienti da tutte le parti del mondo: prime serie di produzione, pezzi di grande tiratura di famosi designer o di design anonimo. Una scelta non finalizzata a proporre una puntuale ricostruzione della storia delle plastiche, ma a realizzare una mostra capace di disegnare un particolare percorso di lettura del nostro tempo, rivisitato attraverso un approccio multidisciplinare tra design, arte e costume.
Uno sguardo ampio, testimoniato anche dagli interventi in catalogo di Alba Cappellieri, Laura Cherubini, Stefano Catucci, Gianluigi Ricuperati, Thea van Oosten e Anna Laganà.
Completano il percorso espositivo le interviste ad: Andrea Branzi, Donato D’Urbino, Paolo Lomazzi, Alessandro Mendini, Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, Andrea Trimarchi e Simone Farre- sin/Studio Formafantasma, Gaetano Pesce e Maria Pia Incutti, collezionista e presidente della Fondazione Plart.
La mostra è organizzata per macro-aree tematiche che attraversano la storia delle plastiche: dalle pre-sintetiche, realizzate nell’Ottocento e caratterizzate da un sapore quasi alchemico, a quelle più contemporanee segnate dall’aspirazione di svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio, passando per le plastiche del Made in Italy, il Moplen, i giocattoli, le icone del design internazionale e gli oggetti della quotidianità domestica un tempo posseduti dalla maggior parte delle famiglie.
La sezione Plastiche pre-sintetiche: tra imitazione e nuova identità apre lo sguardo sulle prime plastiche nate dalla metà dell’Ottocento e frutto d’ingegnose com- binazioni. Sono in mostra oggetti rari e preziosi di eccezionale bellezza realizzati in bois durci, galatite, nitrato di cellulosa.
Bakelite: la prima plastica sintetica è l’ampia sezione dedicata alla resina a base di fenolo-formaldeide ottenuta nel 1907 dal chimico belga Leo Baekland, un materiale leggero, isolante e resistente alle alte temperature. Tali caratteristiche la resero perfetta per la realizzazione di apparecchi elettrici, piccoli elettrodomestici, altoparlanti, radio e non solo. In questa sezione della mostra sono presentate anche scatole, lampade, bilance, bottiglie, stira- cravatte, orologi, tutti oggetti realizzati con le resine fenoliche e ureiche.
Nella sezione dedicata a L’innovazione del Made in Italy: dal Moplen al periodo d’oro del design sono mo- strati oggetti realizzati con diversi tipi di plastiche tra gli anni Cinquanta e Settanta, che testimoniano come questi materiali abbiano consentito al design Made in Italy di realizzare oggetti di grande funzionalità, che hanno arredato la maggior parte delle case italiane e di cui non si conosce la paternità, così come insuperate icone presenti nel nostro immaginario. Tra queste, alcuni pezzi prodotti da Gufram, storica azienda torinese che, utilizzando soprattutto il poliuretano espanso, avviò la produzione di sedute e componenti d’arredo dall’estetica rivoluzionaria, che strizzavano l’occhio alla Pop Art attraverso l’utilizzo di codici espressivi quali il fuori scala, i colori accesi e sintetici. In mostra sono esposti anche alcuni pezzi che fanno parte di prime serie entrate poi in produzione.
Un’ampia campionatura di strumenti di diffusione e riproduzione sonora dà vita − nella sezione I suoni della plastica − a una sequenza di suoni prodotti dalle prime radio, dai mangiadischi, da primordiali amplificatori e da alcuni strumenti musicali che creano un inevitabile effetto “amarcord”.
Il volto prezioso e raro di questi materiali è svelato grazie all’esposizione di pettini, scatole portacipria, bocchini per sigarette, spille, gioielli e ventagli nella sezione Vanità in plastica al fine di destare stupore e incredulità nei visitatori che, grazie all’esposizione di questi oggetti storici dalle raffinate fattezze, possono meravigliarsi di fronte a un pregiato mondo fatto di lacche, ori, avori, smalti, pietre preziose e cristalli, tutti materiali realizzati con le plastiche. La loro pregevolezza è mostrata anche grazie all’esposizione di oggetti contem- poranei, realizzati usando le più avanzate tecniche di produzione a cavallo tra artigianato e industria, come nel caso dei prototipi di pettini di Andrea Branzi, o impiegando plastiche di riciclo, come nel caso dei gioielli di Wanda Romano.
Nella sezione Plastic Play è mostrato come i polimeri siano stati largamente utilizzati anche per realizzare i più diversi giocattoli, una selezione dei quali è presentata in mostra.
La mostra si conclude con la sezione Alchimie contemporanee definita da due progetti realizzati per la Fondazione Plart rispettivamente da Studio For- mafantasma e Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, che indagano sul possibile futuro di questi materiali in un’ottica più sostenibile e svincolata dal petrolio.
Cecilia Cecchini, architetto, PhD, Professore di Disegno Industriale presso “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Architettura. Fin dalla sua istituzione (2008) è curatore scientifico del centro di ricerca museale Fonda- zione Plart; è fondatore e direttore del Master in Exhibit & Public Design, ha coordinato il Corso di Laurea in Disegno Industriale della “Sapienza” (2008-2012). Svolge attività di ricerca nel campo delle tecnologie e dei materiali, con par- ticolare riferimento ai polimeri.
Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha colla- borato con «La Repubblica Bari», scrive regolarmente su varie riviste d’arte e design tra cui «Abitare» e «FlashArt». È Senior Curator presso la Fondazione Plart, dove sviluppa progetti cu- ratoriali innovativi e eventi legati ai temi del design con un approccio transdisciplinare. Insegna Storia dell’arte contem- poranea presso Abadir (Catania) e Moda e Comunicazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Alba Cappellieri, professore di Design del Gioiello al Politecnico di Milano e Presidente del Corso di Laurea in Design della Moda, direttore del Corso di Alto Perfezio- namento in Design del Gioiello e del Master Internazionale in Accessory Design. Dal 2014 è direttore del Museo del Gioiello nella Basilica Palladiana a Vicenza, il primo museo dedicato esclusivamente al gioiello.
Stefano Catucci, insegna Estetica presso “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Architettura. I suoi studi sono dedicati in prevalenza al pensiero contemporaneo tedesco e francese, oltre che a problemi legati all’architettura, al pa- esaggio e al design. Collabora con i programmi culturali e musicali Rai-Radio3.
Laura Cherubini, docente di Storia dell’Arte all’Ac- cademia di Brera e vicepresidente del museo MADRE di Na- poli. Nel 1990 ha curato il Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia. Responsabile per l’arte contemporanea all’ING- Calcografia Nazionale (2005-2007). Membro degli Archivi Mario Schifano, Franco Angeli, Fabio Mauri. Fa parte del Consiglio Direttivo dell’Archivio Boetti. Anna Laganà, restauratrice/ricercatrice specializ- zata nella conservazione dei materiali plastici, diplomata presso l’ISCR di Roma. Coordinatrice del Laboratorio di Arte Moderna e Contemporanea presso il Centro di Conserva- zione la Venaria Reale di Torino (2007-2008) e ricercatrice presso il centro di ricerca olandese RCE (2008-2012) dove lavora a numerosi progetti sulla conservazione delle plasti- che nell’arte e nel design. Attualmente collabora con diversi istituti di ricerca e musei in Europa ed in America e lavora come docente all’Università di Amsterdam.
Gianluigi Ricuperati, scrittore e saggista esordisce nel 2006 con Fucked Up, nel 2007 pubblica con Martegani Viet Now-La memoria è vuota, nel 2009 La tua vita in 30 co- mode rate, nel 2011 Il mio impero è nell’aria e nel 2013 La produzione di meraviglia. Con Belpoliti cura la monografia dedicata all’illustratore Steinberg. Nel 2007 e 2008 dirige con Boeri Festarch e nel 2009 co-cura Urbania. Collabora con importanti testate nazionali e internazionali. Dal 2013 è direttore creativo di Domus Academy.
Thea van Oosten, chimico specializzato nello studio dei materiali polimerici. Ha sviluppato importanti programmi di ricerca presso RCE, Cultural Heritage Agency of the Ne- therlands. Ha pubblicato articoli e saggi sull’applicazione dei materiali polimerici nell’arte e nel design. É autrice, tra gli al- tri, del saggio edito dall’Università di Amsterdam ‘PUR Facts, Conservation of Polyurethane foam in Art and Design’.
Gli oggetti in mostra rappresentano un’articolata selezione di artefatti assai rari provenienti da tutte le parti del mondo: prime serie di produzione, pezzi di grande tiratura di famosi designer o di design anonimo. Una scelta non finalizzata a proporre una puntuale ricostruzione della storia delle plastiche, ma a realizzare una mostra capace di disegnare un particolare percorso di lettura del nostro tempo, rivisitato attraverso un approccio multidisciplinare tra design, arte e costume.
Uno sguardo ampio, testimoniato anche dagli interventi in catalogo di Alba Cappellieri, Laura Cherubini, Stefano Catucci, Gianluigi Ricuperati, Thea van Oosten e Anna Laganà.
Completano il percorso espositivo le interviste ad: Andrea Branzi, Donato D’Urbino, Paolo Lomazzi, Alessandro Mendini, Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, Andrea Trimarchi e Simone Farre- sin/Studio Formafantasma, Gaetano Pesce e Maria Pia Incutti, collezionista e presidente della Fondazione Plart.
La mostra è organizzata per macro-aree tematiche che attraversano la storia delle plastiche: dalle pre-sintetiche, realizzate nell’Ottocento e caratterizzate da un sapore quasi alchemico, a quelle più contemporanee segnate dall’aspirazione di svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio, passando per le plastiche del Made in Italy, il Moplen, i giocattoli, le icone del design internazionale e gli oggetti della quotidianità domestica un tempo posseduti dalla maggior parte delle famiglie.
La sezione Plastiche pre-sintetiche: tra imitazione e nuova identità apre lo sguardo sulle prime plastiche nate dalla metà dell’Ottocento e frutto d’ingegnose com- binazioni. Sono in mostra oggetti rari e preziosi di eccezionale bellezza realizzati in bois durci, galatite, nitrato di cellulosa.
Bakelite: la prima plastica sintetica è l’ampia sezione dedicata alla resina a base di fenolo-formaldeide ottenuta nel 1907 dal chimico belga Leo Baekland, un materiale leggero, isolante e resistente alle alte temperature. Tali caratteristiche la resero perfetta per la realizzazione di apparecchi elettrici, piccoli elettrodomestici, altoparlanti, radio e non solo. In questa sezione della mostra sono presentate anche scatole, lampade, bilance, bottiglie, stira- cravatte, orologi, tutti oggetti realizzati con le resine fenoliche e ureiche.
Nella sezione dedicata a L’innovazione del Made in Italy: dal Moplen al periodo d’oro del design sono mo- strati oggetti realizzati con diversi tipi di plastiche tra gli anni Cinquanta e Settanta, che testimoniano come questi materiali abbiano consentito al design Made in Italy di realizzare oggetti di grande funzionalità, che hanno arredato la maggior parte delle case italiane e di cui non si conosce la paternità, così come insuperate icone presenti nel nostro immaginario. Tra queste, alcuni pezzi prodotti da Gufram, storica azienda torinese che, utilizzando soprattutto il poliuretano espanso, avviò la produzione di sedute e componenti d’arredo dall’estetica rivoluzionaria, che strizzavano l’occhio alla Pop Art attraverso l’utilizzo di codici espressivi quali il fuori scala, i colori accesi e sintetici. In mostra sono esposti anche alcuni pezzi che fanno parte di prime serie entrate poi in produzione.
Un’ampia campionatura di strumenti di diffusione e riproduzione sonora dà vita − nella sezione I suoni della plastica − a una sequenza di suoni prodotti dalle prime radio, dai mangiadischi, da primordiali amplificatori e da alcuni strumenti musicali che creano un inevitabile effetto “amarcord”.
Il volto prezioso e raro di questi materiali è svelato grazie all’esposizione di pettini, scatole portacipria, bocchini per sigarette, spille, gioielli e ventagli nella sezione Vanità in plastica al fine di destare stupore e incredulità nei visitatori che, grazie all’esposizione di questi oggetti storici dalle raffinate fattezze, possono meravigliarsi di fronte a un pregiato mondo fatto di lacche, ori, avori, smalti, pietre preziose e cristalli, tutti materiali realizzati con le plastiche. La loro pregevolezza è mostrata anche grazie all’esposizione di oggetti contem- poranei, realizzati usando le più avanzate tecniche di produzione a cavallo tra artigianato e industria, come nel caso dei prototipi di pettini di Andrea Branzi, o impiegando plastiche di riciclo, come nel caso dei gioielli di Wanda Romano.
Nella sezione Plastic Play è mostrato come i polimeri siano stati largamente utilizzati anche per realizzare i più diversi giocattoli, una selezione dei quali è presentata in mostra.
La mostra si conclude con la sezione Alchimie contemporanee definita da due progetti realizzati per la Fondazione Plart rispettivamente da Studio For- mafantasma e Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, che indagano sul possibile futuro di questi materiali in un’ottica più sostenibile e svincolata dal petrolio.
Cecilia Cecchini, architetto, PhD, Professore di Disegno Industriale presso “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Architettura. Fin dalla sua istituzione (2008) è curatore scientifico del centro di ricerca museale Fonda- zione Plart; è fondatore e direttore del Master in Exhibit & Public Design, ha coordinato il Corso di Laurea in Disegno Industriale della “Sapienza” (2008-2012). Svolge attività di ricerca nel campo delle tecnologie e dei materiali, con par- ticolare riferimento ai polimeri.
Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha colla- borato con «La Repubblica Bari», scrive regolarmente su varie riviste d’arte e design tra cui «Abitare» e «FlashArt». È Senior Curator presso la Fondazione Plart, dove sviluppa progetti cu- ratoriali innovativi e eventi legati ai temi del design con un approccio transdisciplinare. Insegna Storia dell’arte contem- poranea presso Abadir (Catania) e Moda e Comunicazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Alba Cappellieri, professore di Design del Gioiello al Politecnico di Milano e Presidente del Corso di Laurea in Design della Moda, direttore del Corso di Alto Perfezio- namento in Design del Gioiello e del Master Internazionale in Accessory Design. Dal 2014 è direttore del Museo del Gioiello nella Basilica Palladiana a Vicenza, il primo museo dedicato esclusivamente al gioiello.
Stefano Catucci, insegna Estetica presso “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Architettura. I suoi studi sono dedicati in prevalenza al pensiero contemporaneo tedesco e francese, oltre che a problemi legati all’architettura, al pa- esaggio e al design. Collabora con i programmi culturali e musicali Rai-Radio3.
Laura Cherubini, docente di Storia dell’Arte all’Ac- cademia di Brera e vicepresidente del museo MADRE di Na- poli. Nel 1990 ha curato il Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia. Responsabile per l’arte contemporanea all’ING- Calcografia Nazionale (2005-2007). Membro degli Archivi Mario Schifano, Franco Angeli, Fabio Mauri. Fa parte del Consiglio Direttivo dell’Archivio Boetti. Anna Laganà, restauratrice/ricercatrice specializ- zata nella conservazione dei materiali plastici, diplomata presso l’ISCR di Roma. Coordinatrice del Laboratorio di Arte Moderna e Contemporanea presso il Centro di Conserva- zione la Venaria Reale di Torino (2007-2008) e ricercatrice presso il centro di ricerca olandese RCE (2008-2012) dove lavora a numerosi progetti sulla conservazione delle plasti- che nell’arte e nel design. Attualmente collabora con diversi istituti di ricerca e musei in Europa ed in America e lavora come docente all’Università di Amsterdam.
Gianluigi Ricuperati, scrittore e saggista esordisce nel 2006 con Fucked Up, nel 2007 pubblica con Martegani Viet Now-La memoria è vuota, nel 2009 La tua vita in 30 co- mode rate, nel 2011 Il mio impero è nell’aria e nel 2013 La produzione di meraviglia. Con Belpoliti cura la monografia dedicata all’illustratore Steinberg. Nel 2007 e 2008 dirige con Boeri Festarch e nel 2009 co-cura Urbania. Collabora con importanti testate nazionali e internazionali. Dal 2013 è direttore creativo di Domus Academy.
Thea van Oosten, chimico specializzato nello studio dei materiali polimerici. Ha sviluppato importanti programmi di ricerca presso RCE, Cultural Heritage Agency of the Ne- therlands. Ha pubblicato articoli e saggi sull’applicazione dei materiali polimerici nell’arte e nel design. É autrice, tra gli al- tri, del saggio edito dall’Università di Amsterdam ‘PUR Facts, Conservation of Polyurethane foam in Art and Design’.
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