Schermi delle mie brame / Cieli
Dal 08 Maggio 2014 al 20 Luglio 2014
Torino
Luogo: Fondazione 107
Indirizzo: via Sansovino 234
Orari: giovedì, venerdì, sabato, domenica 14-19
Curatori: Ivana Mulatero, Francesco Poli, Federico Piccari
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 5, gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte
Telefono per informazioni: +39 011 4544474
E-Mail info: info@fondazione107.it
Sito ufficiale: http://www.fondazione107.it
SCHERMI DELLE MIE BRAME a cura di Ivana Mulatero e Francesco Poli
Fondazione 107 presenta una raccolta di circa settanta opere che una coppia di collezionisti torinesi ha riunito nel corso di un’appassionata ricerca, sulla recente iconografia del televisore nelle arti visive, retaggio in special modo del ruolo egemonico assunto dall’immaginario televisivo nella società odierna.
La collezione, nasce sul finire del decennio Ottanta e giunge fino ai giorni nostri con la particolarità che nessuna opera è mai stata commissionata direttamente agli artisti.
Dipinti, fotografie, disegni, video e piccole installazioni, configurano da un punto di vista dei linguaggi espressivi la complessità monotematica della collezione, a cui fa da contrappunto la costellazione di protagonisti della storia dell’arte contemporanea internazionale, quali ad esempio Nam June Paik, MarcelDzama, Tony Oursler, Joe Tilson, Euan Macdonald, Steven Meek, Martin Noll, Beate Spalthoff, ChristianRainer, Bob & Roberta Smith, Kocheisen + Hullmann e William Klein. Al loro fianco si aggiungono gli esponenti dell’arte italiana, a cominciare dalle mitiche tele emulsionate da Mario Schifano, datate sul finire degli anni Sessanta, con le quali la presenza filmica e televisiva “glamourizza” gli scontri in piazza del maggio francese. Risalendo la china degli anni si raccolgono varianti sul tema della scatola catodica offerte da Ugo Nespolo, Salvo, Aldo Mondino, Bruno Zanichelli, Luigi Stoisa, Anna Comba, GiorgioAvigdor, Pierluigi Pusole,, Ennio Bertrand, Maurizio Vetrugno, Santo Cinalli, Raffaello Ferrazzi, FaustoGilberti, Enzo Gagliardino, Marco Nereo Rotelli, Giovanna Picciau, Flavio Favelli, Daniele Galliano, GEC,ConiglioViola, Nicus Lucà, Marzia Migliora, Margherita Morgantin, Gabriele Picco, Bostik, Sarah Bowyer, Maria Bruni, Laboratorio Saccardi, Marco Calò, Sergio Cascavilla, Ronald Victor Kastelic, Stefano Pisano, Enrico De Paris, Andrea Mandarino, Claudio Destito, Corrado Porchietti, Ruggero Cosentino di Rondè, Andrea Pozzato, Alessandro Rivoir, Jimmy Rivoltella, Ernesto Cretti, fino ad includere giovani emergenti come Laurina Paperina, Ramona Vada, Ester Viapiano, Andrea Facco, Maria Domenica Rapicavoli, SaraAbbasian, Monica D’Alessandro, Fabio Giorgianni. Molte opere in collezione raffigurano il televisore come soggetto e oggetto di riti personali e collettivi, accanto a vedute d’interni che lasciano il passo ad ambientazioni di chiara documentazione sociologica sull’uso dello strumento televisivo e altre volte replicano in chiave parodistica la finzione trasmessa dalla tv/scatola d’ombre.
La collezione si fa interprete di un momento della ricerca artistica italiana che, a metà degli anni Ottanta, ha visto emergere un fenomeno pittorico chiamato Medialismo, dalle particolari connotazioni in ambito torinese. Nella città in cui nasce l’Arte Povera, due decenni dopo cresce in ambito medialista una nuova generazione pittorica. Gli esponenti più accreditati sono tutti presenti in collezione con opere tra le più rappresentative del movimento, a cominciare dalla triade pionieristica composta di Zanichelli, Ferrazzi (ormai entrati nella leggenda per la promettente carriera prematuramente interrotta), e Pusole, unico “testimone” della scomparsa compagine e primo giovane artista torinese a varcare i padiglioni della Biennale di Venezia nel giugno 1990 e con il quale si consacra ufficialmente il Medialismo. Alla pattuglia dei “magnifici tre”, che per loro formazione e ricerca si è rivolta allo strumento televisivo senza alcuna mediazione accademica ma passando attraverso le fanzine, la pubblicità, il writing urbano e la musica underground, si aggiungono le firme di Pisano, De Paris, Cascavilla e Kastelic. Come naturale evoluzione, il televisore viene molto spesso interpretato come mezzo che comunica non tanto e non solo immagini, ma anche stati d’animo, angosce, solitudini ed incomunicabilità, oltre a testimoniare episodi del sociale e momenti di denuncia, fino ad arrivare a comporre una rappresentazione dell’ambiente familiare, quieto ma denso d’incognite, come narrano le opere di Laura MacCafferty e di Caroline Walker. “Schermi delle mie brame”, titolo della mostra con cui si presenta per la prima volta al pubblico torinese la raccolta (dopo il debutto alla Triennale di Milano nel febbraio 2014), richiama la duplice intenzione di comprendere sia la funzione contemporanea del televisore quale spirito oracolare e modellizzante dell’identità singola e collettiva, sia il rispecchiamento dei collezionisti stessi per i quali il raccogliere e l’accumulare è valso come un esercizio estetico di riflessione sulla contemporaneità.
CIELI a cura di Federico Piccari
Nel corso del '900 per molti artisti il cielo diventa soggetto: sono questi gli artisti presenti in mostra, ognuno con un percorso individuale ben definito così come le tecniche utilizzate: fotografia, pittura, installazione.
La mostra cieli è concepita come una grande installazione e si contestualizza nel territorio urbano del nostro vissuto quotidiano, luogo frequentato sempre più assiduamente da individui che fanno del cellulare il mezzo di comunicazione per eccellenza, non importa l’età anche se i più sono giovani, anzi giovanissimi. Parola d’ordine: comunicazione digitale.
E la postura? Avete osservato che sempre più sovente camminiamo con le spalle curve, lo sguardo chino, quasi con caricato addosso tutto il peso del mondo. Viviamo tempi difficili e questi due comportamenti hanno in comune lo sguardo rivolto verso il basso, segno da sempre di un atteggiamento remissivo, di sospetto, diffidenza, di difficoltà. Di qui la necessità di alzare lo sguardo, di guardare verso l’alto, verso il cielo, di spostare il nostro punto di vista verso una nuova prospettiva e di trarre da ciò nuova energia.
La mostra “Cieli” vuole donarci una suggestione, renderci maggiormente consapevoli, incidere in modo positivo sul nostro modo di guardare. Farci riscoprire un altro punto di vista, modificare la nostra visione, costringerci ad alzare lo sguardo variando il nostro piano prospettico.
La stanza centrale di Fondazione 107 si apre ad una grande installazione che trasforma lo spazio in un grande abbraccio, inducendo il visitatore ad una visione verso l’alto, a 360° e da nord a sud.
Il cielo di strada ne ha fatta tanta; Giotto ha aperto la via al rinascimento dipingendo un cielo realista a sfondo dei propri dipinti in sostituzione dei fondali dorati. Con questa operazione ha definito chiaramente il mondo dei vivi dal regno dei cieli e ha reso più reali e influenti i personaggi biblici posizionandoli in un territorio ben delimitato “il cielo”. Non a caso nel Padre Nostro ancora oggi diciamo “Padre Nostro che sei nei cieli”.
Gli artisti in mostra con strade e intenzioni differenti hanno ulteriormente ridefinito il ruolo del cielo sostituendolo da sfondo a soggetto, quale elemento unico e primario, protagonista nelle loro opere.
Gli artisti presenti in mostra sono: auroraMeccanica, Delfina Camurati, Akos Czigany (Ungheria), Antonio Carena, Angiola Gatti, Gioberto Noro, Geoffrey Hendricks (USA), Francesco Nonino, Talgat Asyrankulov (Kirgyzstan) .
Fondazione 107 presenta una raccolta di circa settanta opere che una coppia di collezionisti torinesi ha riunito nel corso di un’appassionata ricerca, sulla recente iconografia del televisore nelle arti visive, retaggio in special modo del ruolo egemonico assunto dall’immaginario televisivo nella società odierna.
La collezione, nasce sul finire del decennio Ottanta e giunge fino ai giorni nostri con la particolarità che nessuna opera è mai stata commissionata direttamente agli artisti.
Dipinti, fotografie, disegni, video e piccole installazioni, configurano da un punto di vista dei linguaggi espressivi la complessità monotematica della collezione, a cui fa da contrappunto la costellazione di protagonisti della storia dell’arte contemporanea internazionale, quali ad esempio Nam June Paik, MarcelDzama, Tony Oursler, Joe Tilson, Euan Macdonald, Steven Meek, Martin Noll, Beate Spalthoff, ChristianRainer, Bob & Roberta Smith, Kocheisen + Hullmann e William Klein. Al loro fianco si aggiungono gli esponenti dell’arte italiana, a cominciare dalle mitiche tele emulsionate da Mario Schifano, datate sul finire degli anni Sessanta, con le quali la presenza filmica e televisiva “glamourizza” gli scontri in piazza del maggio francese. Risalendo la china degli anni si raccolgono varianti sul tema della scatola catodica offerte da Ugo Nespolo, Salvo, Aldo Mondino, Bruno Zanichelli, Luigi Stoisa, Anna Comba, GiorgioAvigdor, Pierluigi Pusole,, Ennio Bertrand, Maurizio Vetrugno, Santo Cinalli, Raffaello Ferrazzi, FaustoGilberti, Enzo Gagliardino, Marco Nereo Rotelli, Giovanna Picciau, Flavio Favelli, Daniele Galliano, GEC,ConiglioViola, Nicus Lucà, Marzia Migliora, Margherita Morgantin, Gabriele Picco, Bostik, Sarah Bowyer, Maria Bruni, Laboratorio Saccardi, Marco Calò, Sergio Cascavilla, Ronald Victor Kastelic, Stefano Pisano, Enrico De Paris, Andrea Mandarino, Claudio Destito, Corrado Porchietti, Ruggero Cosentino di Rondè, Andrea Pozzato, Alessandro Rivoir, Jimmy Rivoltella, Ernesto Cretti, fino ad includere giovani emergenti come Laurina Paperina, Ramona Vada, Ester Viapiano, Andrea Facco, Maria Domenica Rapicavoli, SaraAbbasian, Monica D’Alessandro, Fabio Giorgianni. Molte opere in collezione raffigurano il televisore come soggetto e oggetto di riti personali e collettivi, accanto a vedute d’interni che lasciano il passo ad ambientazioni di chiara documentazione sociologica sull’uso dello strumento televisivo e altre volte replicano in chiave parodistica la finzione trasmessa dalla tv/scatola d’ombre.
La collezione si fa interprete di un momento della ricerca artistica italiana che, a metà degli anni Ottanta, ha visto emergere un fenomeno pittorico chiamato Medialismo, dalle particolari connotazioni in ambito torinese. Nella città in cui nasce l’Arte Povera, due decenni dopo cresce in ambito medialista una nuova generazione pittorica. Gli esponenti più accreditati sono tutti presenti in collezione con opere tra le più rappresentative del movimento, a cominciare dalla triade pionieristica composta di Zanichelli, Ferrazzi (ormai entrati nella leggenda per la promettente carriera prematuramente interrotta), e Pusole, unico “testimone” della scomparsa compagine e primo giovane artista torinese a varcare i padiglioni della Biennale di Venezia nel giugno 1990 e con il quale si consacra ufficialmente il Medialismo. Alla pattuglia dei “magnifici tre”, che per loro formazione e ricerca si è rivolta allo strumento televisivo senza alcuna mediazione accademica ma passando attraverso le fanzine, la pubblicità, il writing urbano e la musica underground, si aggiungono le firme di Pisano, De Paris, Cascavilla e Kastelic. Come naturale evoluzione, il televisore viene molto spesso interpretato come mezzo che comunica non tanto e non solo immagini, ma anche stati d’animo, angosce, solitudini ed incomunicabilità, oltre a testimoniare episodi del sociale e momenti di denuncia, fino ad arrivare a comporre una rappresentazione dell’ambiente familiare, quieto ma denso d’incognite, come narrano le opere di Laura MacCafferty e di Caroline Walker. “Schermi delle mie brame”, titolo della mostra con cui si presenta per la prima volta al pubblico torinese la raccolta (dopo il debutto alla Triennale di Milano nel febbraio 2014), richiama la duplice intenzione di comprendere sia la funzione contemporanea del televisore quale spirito oracolare e modellizzante dell’identità singola e collettiva, sia il rispecchiamento dei collezionisti stessi per i quali il raccogliere e l’accumulare è valso come un esercizio estetico di riflessione sulla contemporaneità.
CIELI a cura di Federico Piccari
Nel corso del '900 per molti artisti il cielo diventa soggetto: sono questi gli artisti presenti in mostra, ognuno con un percorso individuale ben definito così come le tecniche utilizzate: fotografia, pittura, installazione.
La mostra cieli è concepita come una grande installazione e si contestualizza nel territorio urbano del nostro vissuto quotidiano, luogo frequentato sempre più assiduamente da individui che fanno del cellulare il mezzo di comunicazione per eccellenza, non importa l’età anche se i più sono giovani, anzi giovanissimi. Parola d’ordine: comunicazione digitale.
E la postura? Avete osservato che sempre più sovente camminiamo con le spalle curve, lo sguardo chino, quasi con caricato addosso tutto il peso del mondo. Viviamo tempi difficili e questi due comportamenti hanno in comune lo sguardo rivolto verso il basso, segno da sempre di un atteggiamento remissivo, di sospetto, diffidenza, di difficoltà. Di qui la necessità di alzare lo sguardo, di guardare verso l’alto, verso il cielo, di spostare il nostro punto di vista verso una nuova prospettiva e di trarre da ciò nuova energia.
La mostra “Cieli” vuole donarci una suggestione, renderci maggiormente consapevoli, incidere in modo positivo sul nostro modo di guardare. Farci riscoprire un altro punto di vista, modificare la nostra visione, costringerci ad alzare lo sguardo variando il nostro piano prospettico.
La stanza centrale di Fondazione 107 si apre ad una grande installazione che trasforma lo spazio in un grande abbraccio, inducendo il visitatore ad una visione verso l’alto, a 360° e da nord a sud.
Il cielo di strada ne ha fatta tanta; Giotto ha aperto la via al rinascimento dipingendo un cielo realista a sfondo dei propri dipinti in sostituzione dei fondali dorati. Con questa operazione ha definito chiaramente il mondo dei vivi dal regno dei cieli e ha reso più reali e influenti i personaggi biblici posizionandoli in un territorio ben delimitato “il cielo”. Non a caso nel Padre Nostro ancora oggi diciamo “Padre Nostro che sei nei cieli”.
Gli artisti in mostra con strade e intenzioni differenti hanno ulteriormente ridefinito il ruolo del cielo sostituendolo da sfondo a soggetto, quale elemento unico e primario, protagonista nelle loro opere.
Gli artisti presenti in mostra sono: auroraMeccanica, Delfina Camurati, Akos Czigany (Ungheria), Antonio Carena, Angiola Gatti, Gioberto Noro, Geoffrey Hendricks (USA), Francesco Nonino, Talgat Asyrankulov (Kirgyzstan) .
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