Tina Modotti. L’opera
Dal 16 Ottobre 2024 al 02 Febbraio 2025
Torino
Luogo: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Indirizzo: Via delle Rosine 18
Orari: ore 11.00 – 19.00. Giovedì 11.00 – 21.00. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura
Curatori: Riccardo Costantini
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
Costo del biglietto: INTERO: €12, RIDOTTO: €8. GRATUITO fino a 12 anni
Telefono per informazioni: +39.011.0881150
E-Mail info: camera@camera.to
Sito ufficiale: http://camera.to
Dopo la monografica sulla fotografa americana Margaret Bourke-White e la mostra Bar Stories on Camera, realizzata in collaborazione con Galleria Campari e Magnum Photos, la mostra Tina Modotti. L’opera a cura di Riccardo Costantini si snoda intorno alla straordinaria - più ricca di quanto finora creduto - produzione fotografica di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, detta Tina (per la madre Tinissima).
Promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e realizzata in collaborazione con Cinemazero, la mostra racconta una delle figure più rilevanti della fotografia del XX secolo, nata a Udine nel 1896 e migrata con la famiglia prima in Austria e poi in America. Approdata a Hollywood poco più che ventenne, Modotti recita in alcuni film muti e si appassiona di fotografia, grazie anche all’incontro con il fotografo Edward Weston.
Tessere relazioni è un aspetto ricorrente della vita della fotografa, che tra Messico e Stati Uniti incontra Diego Rivera, Frida Kahlo, Dorothea Lange e Roubaix de l’Abrie Richey (Robo), pittore e poeta e suo futuro marito: la sua scomparsa e quella del padre nel 1922 segnano fortemente la sua carriera. Partirà per il Messico con Weston per approfondire la conoscenza della fotografia. In questo paese Modotti affina tecnica e stile, realizzando “fotografie oneste”, libere da virtuosismi, prediligendo l’immediatezza senza rinunciare alla sperimentazione.
Nel corso della sua carriera, Modotti abbandona lo studio delle nature morte focalizzandosi sempre più sull’essere umano, creando una forma inedita di documentazione sociale-antropologica accompagnata da forti rimandi politici, come gli scatti dedicati alla fiera bellezza delle donne di Tehuantepec (Messico) del 1929, carichi di un intenso messaggio sociale.
L’impegno civile evocato dalle sue fotografie si riflette anche nelle idee politiche di Modotti – naturalmente propensa alle cause dei più deboli e mossa da un’impellente necessità di azione – che non a caso nel 1927 aderisce al partito comunista messicano.
Attrice, modella, attivista, autrice di saggi, pittrice e fotografa, la vita di Tina Modotti è scandita da continui cambiamenti fino alla morte nel 1942 in Messico, luogo al quale la sua vita e la sua produzione sono indissolubilmente legate. È difficile scindere l’arte della fotografa dalla sua vita a cavallo tra due guerre, in otto paesi, parlando cinque lingue differenti, e proprio per questo la mostra di Torino si concentra sull’intensità della sua produzione, cercando di lasciare da parte la biografia.
Le 300 fotografie esposte a Torino, provenienti da ricerche e prestiti da ben 32 archivi da tutto il mondo (da Honolulu a San Francisco, da Città del Messico a Mosca, da Udine a Canberra), raccontano la poliedricità, le peculiarità artistiche, l’indole curiosa, partecipe e libera di Modotti, che nel corso di una breve ma intensa carriera è riuscita a catturare in ritratti di vita quotidiana l’intensità e i contrasti dei mondi che ha attraversato, raccontando l’ingiustizia, il lavoro, l’attivismo politico, la povertà, le contraddizioni del progresso e del passaggio alla modernità.
La mostra Tina Modotti. L’opera – accompagnata da un ricco catalogo edito da Dario Cimorelli Editore – è un’esposizione importante anche dal punto di vista documentale, perché raccoglie materiali inediti, video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani, ritratti dell’artista e fotografie che riscostruiscono anche la prima e unica esposizione che Tina Modotti realizzò nel 1929, importante testimonianza dell’arte della fotografa.
La mostra, inoltre, include un percorso di opere visivo-tattili accompagnate da audiodescrizioni che approfondiscono lo stile e la storia. La selezione comprende sia alcune delle immagini più note sia alcuni scatti meno conosciuti del lavoro dell’autrice.
Tina Modotti, nata Assunta Adelaide Luigia il 17 (o forse il 16) agosto 1896 a Udine, è stata una delle figure più influenti della fotografia del XX secolo. Cresciuta in una famiglia operaia e politicamente impegnata, trascorre l'infanzia tra l'Italia e l'Austria. Il suo primo contatto con la fotografia avviene in giovane età, a Udine, frequentando lo studio dello zio Pietro Modotti. Nel 1913, si trasferisce a San Francisco per raggiungere il padre e la sorella, emigrati negli Stati Uniti alcuni anni prima. Qui lavora come sarta e modista, ma ben presto si avvicina al mondo artistico e teatrale, prendendo parte con successo agli spettacoli realizzati nei teatri di Little Italy. In questo periodo conosce il pittore e poeta Roubaix de l'Abrie Richey, detto Robo, con cui si sposerà nel 1917. Trasferitasi a Los Angeles, inizia una breve carriera come attrice cinematografica a Hollywood, recitando in tre film, tra cui The Tiger’s Coat (1920), l’unica tra le tre pellicole sopravvissuta fino a oggi. Dopo la morte prematura di Robo nel 1922, Modotti si avvicina definitivamente alla fotografia grazie all’influenza del celebre fotografo Edward Weston, con cui inizia una relazione sentimentale e con il quale si trasferisce in Messico nel 1923. In questo nuovo contesto, Modotti trova ispirazione nella vibrante scena culturale e politica del paese. Diventa una fotografa conosciuta e apprezzata, documentando con straordinaria sensibilità la vita del popolo messicano. Attraverso le sue opere, si distingue per lo sguardo partecipante che rivolge al paesaggio sociale che la circonda, aggiudicandosi l’ammirazione della comunità artistica e stringendo amicizie con artisti e intellettuali protagonisti del Rinascimento messicano, come Diego Rivera e Frida Kahlo. Parallelamente, si dedica con passione alla causa politica, iscrivendosi al partito comunista e partecipando a diverse iniziative sociali. La sua relazione con l’attivista cubano Julio Antonio Mella finisce tragicamente: sarà ucciso nel 1929 al suo fianco. Modotti è accusata di complicità nell’omicidio, con una infamante campagna stampa. La messa al bando del partito comunista e la successiva accusa di complotto contro il Presidente messicano portano alla sua espulsione dal paese nel 1930. Nei mesi precedenti, temendo l’esilio, organizza la sua unica mostra personale presso la Biblioteca dell’UNAM, a Città del Messico, inaugurata il 3 dicembre del 1929. Durante gli anni Trenta, Modotti vive tra Berlino, Mosca e Parigi, dove continua a dedicarsi all’attivismo politico al fianco del militante comunista Vittorio Vidali. Partecipa alla guerra civile spagnola come membro del Soccorso Rosso, organizzando centri di trasfusione per i combattenti antifascisti. Dopo la caduta della Repubblica spagnola nel 1939, Modotti si rifugia in Francia e successivamente torna in Messico, dove muore per un malore improvviso, la notte tra il 5 e il 6 gennaio 1942, lasciando un’eredità straordinaria come fotografa, attivista e rivoluzionaria
Promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e realizzata in collaborazione con Cinemazero, la mostra racconta una delle figure più rilevanti della fotografia del XX secolo, nata a Udine nel 1896 e migrata con la famiglia prima in Austria e poi in America. Approdata a Hollywood poco più che ventenne, Modotti recita in alcuni film muti e si appassiona di fotografia, grazie anche all’incontro con il fotografo Edward Weston.
Tessere relazioni è un aspetto ricorrente della vita della fotografa, che tra Messico e Stati Uniti incontra Diego Rivera, Frida Kahlo, Dorothea Lange e Roubaix de l’Abrie Richey (Robo), pittore e poeta e suo futuro marito: la sua scomparsa e quella del padre nel 1922 segnano fortemente la sua carriera. Partirà per il Messico con Weston per approfondire la conoscenza della fotografia. In questo paese Modotti affina tecnica e stile, realizzando “fotografie oneste”, libere da virtuosismi, prediligendo l’immediatezza senza rinunciare alla sperimentazione.
Nel corso della sua carriera, Modotti abbandona lo studio delle nature morte focalizzandosi sempre più sull’essere umano, creando una forma inedita di documentazione sociale-antropologica accompagnata da forti rimandi politici, come gli scatti dedicati alla fiera bellezza delle donne di Tehuantepec (Messico) del 1929, carichi di un intenso messaggio sociale.
L’impegno civile evocato dalle sue fotografie si riflette anche nelle idee politiche di Modotti – naturalmente propensa alle cause dei più deboli e mossa da un’impellente necessità di azione – che non a caso nel 1927 aderisce al partito comunista messicano.
Attrice, modella, attivista, autrice di saggi, pittrice e fotografa, la vita di Tina Modotti è scandita da continui cambiamenti fino alla morte nel 1942 in Messico, luogo al quale la sua vita e la sua produzione sono indissolubilmente legate. È difficile scindere l’arte della fotografa dalla sua vita a cavallo tra due guerre, in otto paesi, parlando cinque lingue differenti, e proprio per questo la mostra di Torino si concentra sull’intensità della sua produzione, cercando di lasciare da parte la biografia.
Le 300 fotografie esposte a Torino, provenienti da ricerche e prestiti da ben 32 archivi da tutto il mondo (da Honolulu a San Francisco, da Città del Messico a Mosca, da Udine a Canberra), raccontano la poliedricità, le peculiarità artistiche, l’indole curiosa, partecipe e libera di Modotti, che nel corso di una breve ma intensa carriera è riuscita a catturare in ritratti di vita quotidiana l’intensità e i contrasti dei mondi che ha attraversato, raccontando l’ingiustizia, il lavoro, l’attivismo politico, la povertà, le contraddizioni del progresso e del passaggio alla modernità.
La mostra Tina Modotti. L’opera – accompagnata da un ricco catalogo edito da Dario Cimorelli Editore – è un’esposizione importante anche dal punto di vista documentale, perché raccoglie materiali inediti, video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani, ritratti dell’artista e fotografie che riscostruiscono anche la prima e unica esposizione che Tina Modotti realizzò nel 1929, importante testimonianza dell’arte della fotografa.
La mostra, inoltre, include un percorso di opere visivo-tattili accompagnate da audiodescrizioni che approfondiscono lo stile e la storia. La selezione comprende sia alcune delle immagini più note sia alcuni scatti meno conosciuti del lavoro dell’autrice.
Tina Modotti, nata Assunta Adelaide Luigia il 17 (o forse il 16) agosto 1896 a Udine, è stata una delle figure più influenti della fotografia del XX secolo. Cresciuta in una famiglia operaia e politicamente impegnata, trascorre l'infanzia tra l'Italia e l'Austria. Il suo primo contatto con la fotografia avviene in giovane età, a Udine, frequentando lo studio dello zio Pietro Modotti. Nel 1913, si trasferisce a San Francisco per raggiungere il padre e la sorella, emigrati negli Stati Uniti alcuni anni prima. Qui lavora come sarta e modista, ma ben presto si avvicina al mondo artistico e teatrale, prendendo parte con successo agli spettacoli realizzati nei teatri di Little Italy. In questo periodo conosce il pittore e poeta Roubaix de l'Abrie Richey, detto Robo, con cui si sposerà nel 1917. Trasferitasi a Los Angeles, inizia una breve carriera come attrice cinematografica a Hollywood, recitando in tre film, tra cui The Tiger’s Coat (1920), l’unica tra le tre pellicole sopravvissuta fino a oggi. Dopo la morte prematura di Robo nel 1922, Modotti si avvicina definitivamente alla fotografia grazie all’influenza del celebre fotografo Edward Weston, con cui inizia una relazione sentimentale e con il quale si trasferisce in Messico nel 1923. In questo nuovo contesto, Modotti trova ispirazione nella vibrante scena culturale e politica del paese. Diventa una fotografa conosciuta e apprezzata, documentando con straordinaria sensibilità la vita del popolo messicano. Attraverso le sue opere, si distingue per lo sguardo partecipante che rivolge al paesaggio sociale che la circonda, aggiudicandosi l’ammirazione della comunità artistica e stringendo amicizie con artisti e intellettuali protagonisti del Rinascimento messicano, come Diego Rivera e Frida Kahlo. Parallelamente, si dedica con passione alla causa politica, iscrivendosi al partito comunista e partecipando a diverse iniziative sociali. La sua relazione con l’attivista cubano Julio Antonio Mella finisce tragicamente: sarà ucciso nel 1929 al suo fianco. Modotti è accusata di complicità nell’omicidio, con una infamante campagna stampa. La messa al bando del partito comunista e la successiva accusa di complotto contro il Presidente messicano portano alla sua espulsione dal paese nel 1930. Nei mesi precedenti, temendo l’esilio, organizza la sua unica mostra personale presso la Biblioteca dell’UNAM, a Città del Messico, inaugurata il 3 dicembre del 1929. Durante gli anni Trenta, Modotti vive tra Berlino, Mosca e Parigi, dove continua a dedicarsi all’attivismo politico al fianco del militante comunista Vittorio Vidali. Partecipa alla guerra civile spagnola come membro del Soccorso Rosso, organizzando centri di trasfusione per i combattenti antifascisti. Dopo la caduta della Repubblica spagnola nel 1939, Modotti si rifugia in Francia e successivamente torna in Messico, dove muore per un malore improvviso, la notte tra il 5 e il 6 gennaio 1942, lasciando un’eredità straordinaria come fotografa, attivista e rivoluzionaria
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