La Città Utopica. Dalla metropoli futurista all'EUR42
Dal 29 Aprile 2016 al 25 Settembre 2016
Rovereto | Trento
Luogo: Casa d'Arte Futurista Depero
Indirizzo: via dei Portici 38
Orari: Martedì/domenica 10-18
Curatori: Nicoletta Boschiero
Telefono per informazioni: +39 0464 431813
E-Mail info: info@mart.trento.it
Sito ufficiale: http://www.mart.tn.it/
«I fallimenti liquidano l’utopia, o l’utopia resta un bisogno morale al di là del naufragio?
E la demonizzazione, fin troppo facile, dell’utopia non diviene un alibi per blindare in eterno la conservazione e l’ingiustizia?»
Luciano Canfora
Nell’ambito delle celebrazioni nate intorno ai 500 anni dalla pubblicazione di Utopia di Tommaso Moro, il Mart presenta una mostra che, nella sua seconda sede, la Casa d’Arte Futurista Depero, raccoglie preziosi materiali d’archivio.
Vengono presentati disegni, progetti e documenti provenienti dalle collezioni del Mart; dal Museo Civico Ala Ponzone di Cremona; dall’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Bologna; dall’Archivio Luigi Saccenti e dall’Archivio Quirino De Giorgio di Vigonza. Si tratta di disegni di artisti e architetti che, nelle prime decadi del XX secolo, hanno rappresentato il tema della città come luogo privilegiato della modernità, del futuro, della velocità e del movimento.
Il paesaggio urbano da statico diventa mobile, cresce contemporaneamente alla nuova ideologia della macchina. Ma se la metropoli immaginata da Antonio Sant’Elia è un sogno solo progettuale, Angiolo Mazzoni e Adalberto Libera – due pilastri della progettazione architettonica razionalista – cercano di renderlo possibile. Entrambi infatti si sono cimentati con programmi utopici, il primo con alcuni edifici presenti nelle città nuove dell’Agro Pontino e il secondo nella grande realizzazione dell’EUR42, per l’Esposizione Universale. Tullio Crali e Quirino De Giorgio sviluppano invece tematiche e intuizioni futuriste grazie a tavole scenotecniche con punti di vista plurimi suggeriti dal manifesto dell’aeropittura futurista.
Accompagnano l’esposizione alcuni frammenti di Metropolis di Fritz Lang (1927), primo film inserito nel progetto dell’UNESCO Memoria del mondo.
Dal 30 aprile al 25 settembre, la mostra del Mart, a cura di Nicoletta Boschiero, si inserisce nel Progetto utopia500, proposto dalla casa editrice IL MARGINE e sostenuto dal Servizio Attività culturali della Provincia autonoma di Trento.
Il catalogo della mostra contiene, oltre a un saggio della curatrice, testi di Serena Aldi, Matteo Giacomello, Sara Martin, Paola Pettenella, Claudio Rebeschini, Daniele Vincenzi.
Estratto dal testo in catalogo Utopia/Utopie di Nicoletta Boschiero
“La parola utopia deriva dal greco οù “non” e τόπος “luogo” e significa “non-luogo”. Il termine coniato da Tommaso Moro nel 1516, porta con sé un doppio significato, dovuto all’identica pronuncia in inglese di utopia e eutopia, che vuol dire “buon luogo”.
L’utopia diventa così il “buon luogo” che si pone come modello, talvolta interpretato come qualcosa di auspicabile ma irrealizzabile o inaccessibile o altrimenti inteso come un’occasione capace di orientare forme di rinnovamento sociale.
Se traslato nel Novecento questo duplice significato potrebbe connotare da un lato un progetto con esigua possibilità di realizzazione (che non ha luogo) e che riguarda in gran parte il pensiero futurista, i cui artisti sognano il futuro senza per questo essere condannati all’impegno di renderlo possibile. Dall’altro gli anni tra le due guerre mondiali sono stati caratterizzati da quella che è stata chiamata la costruzione dell’utopia: in un periodo fecondo per la storia dell’architettura italiana, si assiste al processo - faticoso e contradditorio - di fattibilità di un’idea: l’utopia non si presenta più come metafora, come nelle visioni di Sant’Elia, ma si fa concreta e verificabile, si trasforma in politica attiva, in azione consapevole, come ad esempio nell’edificazione di città in un paesaggio urbano e rurale trasfigurato alla cui costruzione contribuiscono figure come Angiolo Mazzoni e Adalberto Libera.
Lo slancio verso l’utopia della città che non c’è attraversa tutta la prima parte del secolo scorso grazie ad alcuni pionieri che l’hanno sognata, immaginata, progettata, realizzata. Dal 1914 e fino al 1934 proclami di intenti hanno contrassegnato alcune fasi dell’opera futurista, originando un complesso assortimento di aperture a nuove ipotesi teoriche.
Umberto Boccioni come medium, in una sorta di visione profetica, intuisce la città che sale, che monta alla stregua di un cavallo imbizzarrito. Antonio Sant’Elia, considerato poi dai suoi epigoni rivoluzionario e preveggente, la immagina verticale e trionfante. Tullio Crali e Quirino De Giorgio al principio degli anni Trenta, pur non assumendo il ruolo di guide, aderiscono alla poetica futurista situando i loro disegni dentro una possibilità indefinita che sfugge alle norme convenzionali della produzione artistica del tempo. Fortunato Depero negli stessi anni identificherà New York con la metropoli delle macchine, all’interno della quale il movimento, i mezzi di trasporto e la velocità, molto più degli edifici, caratterizzano il contesto urbano.
Per contro molti architetti nel periodo tra le due guerre hanno in parte contribuito alla costruzione materiale dell’utopia, che si snoda dalla edificazione delle città nuove nell’Agro Pontino sino al nuovo quartiere sorto in vista dell’E42.
Inaugurazione venerdì 29 aprile ore 18
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