Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern style

Dora Carrington, Lytton Strachey, 1916, olio su tavola, 50,8 x 60,9 cm, National Portrait Gallery, London

 

Dal 22 Settembre 2012 al 13 Gennaio 2013

Rovereto | Trento

Luogo: MART Rovereto

Indirizzo: corso Bettini 43

Orari: da martedì a domenica 10-18

Curatori: Lea Vergine

Costo del biglietto: intero euro 11, ridotto euro 7, gratuito fino ai 14 anni

Telefono per informazioni: +39 0464 438887

E-Mail info: info@mart.trento.it

Sito ufficiale: http://www.mart.trento.it


Provate un po’ a immaginare una situazione così: Virginia Woolf ricama a punto-non-so-che-lo schienale di una seggiola, su disegno progettato da Duncan Grant mentre sua sorella Vanessa Bell disegna per lei la copertina di The Waves intanto che Percy Wyndham Lewis, tra un Blast e l'altro, dipinge il ritratto di Edith Sitwell fotografata con i suoi fratelli da Cecil Beaton. I tre Sitwell si fanno affrescare la Villa di Montegufoni in Val di Pesa da Gino Severini; dopodiché tutti giù a rovistare tra gli avanzi di gomitoli di lana per i calzerotti da inviare ad Alec Guinnes sotto le armi. Ma cos'è? Una burla, una sceneggiatura per una pièce? No. E’ tutto vero.
 
Tratteggiare una mescolanza di personalità illustri e individui burloni è sufficiente a dare un'idea solo molto approssimativa di uno dei luoghi bizzarri di un Novecento ancora sconosciuto. Gli anni Dieci, Venti e Trenta, assatanati del Nuovo e del Moderno: Parigi, Londra e l'Italia come crocicchio privilegiato delle invenzioni di linguaggio nelle arti tutte. Gli anni tra le due guerre videro, forse per l'ultima volta, il verificarsi, in Occidente, di un fenomeno culturale e sociale quale l’incrociarsi di iniziative ad opera di poeti e pittori; ma anche di “divini mondani”, di cosmopoliti eccentrici, di artisti mecenati dei loro stessi colleghi.
 
Ricostruire tutto questo è il compito di una mostra ideata da Lea Vergine al Mart di Rovereto: “Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern style”, dal 22 settembre 2012 al 13 gennaio 2013. Attraverso un centinaio di opere bizzarre e audaci, l’esposizione mette in luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento. La mostra è accompagnata da un libro-catalogo, edito da Il Saggiatore.
 
“Un altro tempo” è composta da sculture, dipinti e disegni, ma anche oggetti d’uso, grafica editoriale, libri, fotografie e arredi. Sono oggetti quasi del tutto sconosciuti fuori dall’Inghilterra, e soprattutto esposti ora per la prima volta.
L’interesse di queste opere non sta nel loro valore artistico, ma piuttosto nella loro capacità di evocare emozioni e sensazioni che sono appunto di “un altro tempo”: sono oggetti unici, spesso eccentrici rispetto ai canoni delle arti figurative. Vederli riuniti in un percorso espositivo offre al visitatore l’occasione per una rivelazione appassionante. “Una mostra non si fa solo per guardare e vedere ma anche per sapere” scrive Lea Vergine: l’ambizione di “Un altro tempo” è quella di portare a conoscenza del pubblico un mondo mai considerato dalla storia dell’arte, ed oggi in parte scomparso, in cui le connessioni tra gli artisti sono spesso sorprendenti.

I poeti Ezra Pound, Hilda Doolittle e T. S. Eliot, lo scultore Henri Gaudier-Brzeska, gli scrittori Edward M. Forster, Ford Madox Ford, James Joyce e David Herbert Lawrence per esempio, si legano per amicizia e con i medesimi intenti, a gruppi che sperimentano arti visive e simili. Si pensi anche a Gertrude Stein a Parigi, ai tre poeti Sitwell tra l'Inghilterra e la Toscana, ai futuristi inglesi “vorticisti” a Londra. Nascono riviste come Blast (“un racket di giovani”): si realizza il primo tentativo di proto-design, gli Omega Workshops, ad opera del critico d'arte Roger Fry e di due pittori, Vanessa Bell e Duncan Grant. 

Tutti, amici fra loro, erano, in primis, materia di scandalo; e poi di acute insolenze e di erudite litigiosità. Tra questi, leaders carismatici e molti supporters: ma tutti insieme formano un coro singolare. Studiosi di rara cultura, signore costumate e non, giovanotti morbidi e protervi, artisti concimati dalla paranoia, eccentrici in abbondanza; e poi, neurolabili, creature vampirizzate, soggetti psichiatricamente interessanti, anime smedesimate e altre afflitte da ego ipertrofici. Solo un manipolo di intellettuali le ha viste, conosciute e comparate (le opere). Al più, le cronache di quegli anni hanno riferito delle sregolatezze mondane e sentimentali dei protagonisti. 
Vanessa Stephen, (Bell dopo il matrimonio con lo storico dell'arte Clive), con l'amato Duncan Grant, bello e omosessuale, preso a sua volta d'amore per David Garnett (invaghito perso di John Maynard Keynes) fabbrica mobili e oggetti, decora tessuti e tavoli, ciotole e paraventi. Ma nella casa del quartiere londinese detto Bloomsbury (nome che contrassegnerà il gruppo) scrivono, impaginano, editano, dipingono, tutti gli altri parenti ed amici: dallo stesso marito Clive Bell all’economista J.M Keynes, da Roger Fry (con cui Vanessa aveva concluso un amore precedente), allo storico Lytton Strachey, a Virginia e suo marito Leonard Woolf. In breve, un gruppo operativo cui si univano partecipanti come D. H. Lawrence o Bertrand Russel e tutti i loro annessi e connessi. 


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