Viacolvento
Dal 05 Novembre 2012 al 13 Gennaio 2013
Giavera del Montello | Treviso
Luogo: Villa Wassermann
Indirizzo: viale della Vittoria 180
Orari: 16-19
Curatori: Daniela Grava, Edoardo Di Mauro
Enti promotori:
- Comune di Giavera del Montello Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0422 882190
E-Mail info: d.ani.g@hotmail.it
Ho accolto con entusiasmo la proposta di presentare questa rassegna, significativamente ed ironicamente intitolata “Viacolvento”. Questo per l’originalità del tema e la qualità degli artisti invitati, che permettono di approfondire tematiche legate alla scena attuale, pur con uno spirito di divertissement che non guasta in un panorama che ormai vive prevalentemente di gossip e polemiche, prendendosi troppo sul serio e perdendo di vista l’obiettivo primario, che dovrebbe essere un’analisi rigorosa ed anticonformista dell’esistente. Spero poi che questa iniziativa, voluta dall’ Associazione Mai e da “Il Pettine” di Daniela Grava, e che si avvale della preziosa collaborazione di Daniele Capra e del patrocinio dell’Assessore alle Politiche Ambientali Antonella Caldart, possa segnare una continuativa ripresa dell’intervento pubblico in sostegno dell’arte contemporanea a Vittorio Veneto, dopo gli importanti episodi degli anni Zero che mi hanno visto direttamente coinvolto, cioè “Symposium Sculpturae”, “Raccolta differenziata”, e “Corpi Rituali”.
Da un punto di vista artistico, oltre alla ennesima constatazione di quel clima di estetica diffusa che caratterizza questa fase storica, e permette all’arte di inserirsi e dialogare con la scena urbana e con ambiti per lei inediti ed insoliti, questo progetto consente di porre in essere considerazioni sul rapporto attualmente intercorrente tra l’ambito delle arti visive e l’oggetto, con immediato riferimento a quello, per molti aspetti collegato, pur nella diversità dell’approccio mentale, del design e dell’ universo delle cosiddette “arti applicate”, in questo caso simboleggiato dall’intervento degli artisti su di un oggetto di pratico uso come il fon per capelli, non a caso utilizzato nei saloni di estetica, e varrà la pena ricordare come l’etimologia di questo termine, coniato dal filosofo Baumgarten nel 1750, si riferisce proprio alla rete delle sensazioni , quindi anche alla cura del proprio corpo. Un approccio generato dalla medesima nascita in seno all’estesa categoria dell’artigianato, della “technè” intesa, nell’etimologia antica del termine, come concretizzazione oggettiva dei procedimenti mentali, connubio tra cultura “alta”, ideale e simbolica, e sua applicazione materiale, sinergia a lungo ignorata, ma ormai pienamente compresa nel clima della post modernità.
Gli artisti invitati hanno saputo contaminare, con il loro intervento “primario”, la nudità “secondaria” del fon, aggiungendo un altro piccolo ma significativo capitolo al complesso rapporto che lega l’arte al repertorio oggettuale, in mutati modi e maniere, dalla fase delle avanguardie storiche a quella della post modernità, quello che vede nel design, e comunque in una pratica in grado di relazionare estetica e funzionalismo, l’interlocutore privilegiato.
Un percorso che fa del rapporto con la società dei fruitori, che si vuole sempre più allargata, la sua ragion d’essere. Dall’intuizione di Walter Benjamin sull’ “opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, alle utopie del “Bauhaus Immaginista” , fino al mixed – media del New Dada e del Nuovo Realismo, ed all’uso di nuovi materiali e dell’oggetto della Pop Art internazionale, che conobbe sviluppi estremamente interessanti proprio in Italia. Per giungere poi alle esperienze della post modernità, che con vari spunti, digressioni, fughe in avanti e repentini balzi all’indietro, caratterizzano le vicende degli ultimi trent’ anni. Negli anni’80, in Italia, assistiamo ad un rapporto dell’arte con le nuove tecnologie ed i feticci mediali che iniziano a dilagare sempre più invasivamente nel territorio urbano. In un clima post ideologico e di rivalutazione dell’individualismo e degli aspetti esteticamente godibili dell’esistenza, gli artisti adottano un nuovo soggettivismo come criterio di osservazione del sociale, mentre i designer, compresi numerosi esponenti già storicizzati, paiono rincorrerli e, talvolta, superarli, nell’adozione di coefficienti sempre più alti di decorazione e di inventività nella produzione di oggetti che tendono a perdere il loro funzionalismo seriale per penetrare nel territorio della singolarità artistica.
Nel decennio successivo verifichiamo una volontaria regressione dell’arte nei territori della smaterializzazione concettuale, dove gli oggetti, pur sempre presenti, vengono scomposti nei loro elementi base, per svelarne i meccanismi di produzione mentale, e dove il design riscopre il minimalismo progettuale e l’importanza della funzione pratica. Nei primi anni di questo nuovo millennio le carte si rimescolano nuovamente, riavvicinando, per taluni aspetti ed in presenza di quello che è un’enorme ampliamento dell’offerta creativa a tutti i livelli, le arti ad un clima simile a quello degli anni ’80, con gli artisti intenti ad esplorare la dimensione ludica ed innocente del gioco e dell’immaginario infantile, e quella di una rinnovata artigianalità del fare artistico, ispirazioni che paiono trovare precisa rispondenza nei territori delle creatività applicate.
Gli artisti di “Viacolvento” rappresentano uno spaccato esemplare degli ultimi trent’anni in Italia, dalle esperienze oggettuali del Nuovo Futurismo alla post-transavanguardia, dall’arte relazionale e partecipata al concettualismo ironico, dalla fotografia alle più recenti esperienze del surrealism pop e della street art, queste ultime in grado di rappresentare con fresca inventiva il contraddittorio e sospeso scenario attuale.
Gianantonio Abate è un esponente di spicco del Nuovo Futurismo, ed ha in questi anni perseguito con coerenza una ricerca centrata sul rapporto tra nuovi materiali sintetici ed ambiente, gettando uno sguardo nella complessità della comunicazione contemporanea, Salvatore Anelli analizza la contemporaneità con sguardo trasversale, ricorrendo al vasto e stratificato repertorio fornitogli dalla memoria e dal linguaggio, Maurizio Armellin ha da sempre centrato la sua ricerca sulla sperimentazione della pittura digitale e sullo sconfinamento dell’arte dai suoi recinti abituali, Angelo Barile realizza raffinate icone neo pop, velate da un senso di ironico e disincantato mistero in grado di attrarre quasi ipnoticamente lo spettatore, Corrado Bonomi è un sapiente giocoliere dell’arte, in grado di stupire e stimolare chi fruisce la sua opera con arguzie linguistiche ed originali installazioni, su di una linea simile si muove Carmine Calvanese, con una maggiore concentrazione verso il recupero di forme scultoree ispirate alla tradizione dell’avanguardia, integrate da una attenzione originale a forme decorative mediane tra il recupero di archetipi premoderni e lo sguardo rivolto al futuro, Gianni Cella, al pari di Abate, è tra i più significativi protagonisti dell’ondata neo oggettuale della metà degli anni Ottanta, da lui rappresentata con la creazione di una lunga serie di ironici idoli della post modernità, Giancarlo Costanzo è un artista di consolidata esperienza, artefice di una pittura dove si abbinano retaggi della sua formazione costruttivista con il recupero dell’esperienza pop più legata alla figurazione, Giuliano Cotellessa recupera il retaggio della tradizione organicista e biomorfica dell’astrazione novecentesca per spingerla nella dimensione del presente, con un’attenzione marcata al ritmo della composizione, che si ispira con evidenza a quello musicale, Ferruccio D’Angelo è un autore da sempre in grado di esprimersi su più binari espressivi, installazione post-minimale, pittura e fotografia costituiscono il suo patrimonio creativo, in Matilde Domestico l’aggancio con la poetica dell’oggetto è palese, l’artista ha da sempre concentrato la sua attenzione su un oggetto quotidiano come la tazza, con cui ha dato vita ad una infinità di assemblaggi, Ernesto Jannini ha sempre unito riflessione concettuale ed ironia per cimentarsi con le tematiche dell’oggi tramite la pittura e l’installazione, quest’ultima caratterizzata dall’impiego di materiali plastici e di recupero, in una sorta di “archeologia del presente”, Fernando Pignatiello, come egli stesso tiene a ribadire, è un creatore di immagini, oggetti e piccole sculture, con le quali ha reso concreta la sua attenzione alle dinamiche didattiche e partecipative dell’arte, Leonado Pivi è un autore dotato di grande padronanza tecnica nell’impiego di materiali anche ostici come il mosaico ed il marmo, e pone la sua inventiva al servizio dell’analisi dell’attualità, anche di quella più difficile da affrontare, Manuel Quintiero indirizza la sua carica creativa in direzione di un’arte dall’impatto diretto, attenta alle dinamiche socio-politiche del contemporaneo, Leonardo Santoli da anni, con coerenza, realizza opere dove riesce ad armonizzare una figurazione dal sapore neopop con una volumetria complessiva di matrice astratto-decorativa, Gianfranco Sergio nella sua recente e fortunata serie di lavori pittorici, coniuga elementi provenienti dall’immaginario dell’illustrazione con l’iconografia del secondo Futurismo, per giungere ad un esito in grado di raffigurare una sorta di evocazione della contemporaneità, Pg Slis, si esprime con una pittura di forte espressività dove da corpo ad inquietanti visioni metropolitane, Valerio Tedeschi crea col marmo installazioni di grande qualità, impatto visivo ed agilità relativamente all’impatto ambientale, alleggerendo con maestria un materiale di suo duro e massiccio, Silvano Tessarollo persegue da sempre un rinnovamento del linguaggio della scultura, tramite una ricerca coerente relativamente all’impiego di nuovi materiali ed al supporto che la tecnologia può fornire alla creatività artistica per la realizzazione di esperienze formali inedite, Vittorio Valente adopera un materiale duttile come il silicone, con cui si esprime su di una dimensione sia parietale che ambientale, ed uno stile che si ispira al microcosmo cellulare ed alle sue forme che, pur “artistiche” ed eleganti, costituiscono in realtà un monito ed una minaccia, con Webster abbiamo un’espressività che, adoperando le risorse della grafica e della pittura digitale, si avventura in direzione di un’estetica diffusa, Ampelio Zappalorto ha, nel corso della sua carriera, adoperato diverse tecniche e modalità per esprimere valori imperituri dell’arte e non solo, come lo sdoppiamento dell’io, il senso del limite, il rapporto con il materiale, coniugando i miti del passato all’estetica del presente.
Da un punto di vista artistico, oltre alla ennesima constatazione di quel clima di estetica diffusa che caratterizza questa fase storica, e permette all’arte di inserirsi e dialogare con la scena urbana e con ambiti per lei inediti ed insoliti, questo progetto consente di porre in essere considerazioni sul rapporto attualmente intercorrente tra l’ambito delle arti visive e l’oggetto, con immediato riferimento a quello, per molti aspetti collegato, pur nella diversità dell’approccio mentale, del design e dell’ universo delle cosiddette “arti applicate”, in questo caso simboleggiato dall’intervento degli artisti su di un oggetto di pratico uso come il fon per capelli, non a caso utilizzato nei saloni di estetica, e varrà la pena ricordare come l’etimologia di questo termine, coniato dal filosofo Baumgarten nel 1750, si riferisce proprio alla rete delle sensazioni , quindi anche alla cura del proprio corpo. Un approccio generato dalla medesima nascita in seno all’estesa categoria dell’artigianato, della “technè” intesa, nell’etimologia antica del termine, come concretizzazione oggettiva dei procedimenti mentali, connubio tra cultura “alta”, ideale e simbolica, e sua applicazione materiale, sinergia a lungo ignorata, ma ormai pienamente compresa nel clima della post modernità.
Gli artisti invitati hanno saputo contaminare, con il loro intervento “primario”, la nudità “secondaria” del fon, aggiungendo un altro piccolo ma significativo capitolo al complesso rapporto che lega l’arte al repertorio oggettuale, in mutati modi e maniere, dalla fase delle avanguardie storiche a quella della post modernità, quello che vede nel design, e comunque in una pratica in grado di relazionare estetica e funzionalismo, l’interlocutore privilegiato.
Un percorso che fa del rapporto con la società dei fruitori, che si vuole sempre più allargata, la sua ragion d’essere. Dall’intuizione di Walter Benjamin sull’ “opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, alle utopie del “Bauhaus Immaginista” , fino al mixed – media del New Dada e del Nuovo Realismo, ed all’uso di nuovi materiali e dell’oggetto della Pop Art internazionale, che conobbe sviluppi estremamente interessanti proprio in Italia. Per giungere poi alle esperienze della post modernità, che con vari spunti, digressioni, fughe in avanti e repentini balzi all’indietro, caratterizzano le vicende degli ultimi trent’ anni. Negli anni’80, in Italia, assistiamo ad un rapporto dell’arte con le nuove tecnologie ed i feticci mediali che iniziano a dilagare sempre più invasivamente nel territorio urbano. In un clima post ideologico e di rivalutazione dell’individualismo e degli aspetti esteticamente godibili dell’esistenza, gli artisti adottano un nuovo soggettivismo come criterio di osservazione del sociale, mentre i designer, compresi numerosi esponenti già storicizzati, paiono rincorrerli e, talvolta, superarli, nell’adozione di coefficienti sempre più alti di decorazione e di inventività nella produzione di oggetti che tendono a perdere il loro funzionalismo seriale per penetrare nel territorio della singolarità artistica.
Nel decennio successivo verifichiamo una volontaria regressione dell’arte nei territori della smaterializzazione concettuale, dove gli oggetti, pur sempre presenti, vengono scomposti nei loro elementi base, per svelarne i meccanismi di produzione mentale, e dove il design riscopre il minimalismo progettuale e l’importanza della funzione pratica. Nei primi anni di questo nuovo millennio le carte si rimescolano nuovamente, riavvicinando, per taluni aspetti ed in presenza di quello che è un’enorme ampliamento dell’offerta creativa a tutti i livelli, le arti ad un clima simile a quello degli anni ’80, con gli artisti intenti ad esplorare la dimensione ludica ed innocente del gioco e dell’immaginario infantile, e quella di una rinnovata artigianalità del fare artistico, ispirazioni che paiono trovare precisa rispondenza nei territori delle creatività applicate.
Gli artisti di “Viacolvento” rappresentano uno spaccato esemplare degli ultimi trent’anni in Italia, dalle esperienze oggettuali del Nuovo Futurismo alla post-transavanguardia, dall’arte relazionale e partecipata al concettualismo ironico, dalla fotografia alle più recenti esperienze del surrealism pop e della street art, queste ultime in grado di rappresentare con fresca inventiva il contraddittorio e sospeso scenario attuale.
Gianantonio Abate è un esponente di spicco del Nuovo Futurismo, ed ha in questi anni perseguito con coerenza una ricerca centrata sul rapporto tra nuovi materiali sintetici ed ambiente, gettando uno sguardo nella complessità della comunicazione contemporanea, Salvatore Anelli analizza la contemporaneità con sguardo trasversale, ricorrendo al vasto e stratificato repertorio fornitogli dalla memoria e dal linguaggio, Maurizio Armellin ha da sempre centrato la sua ricerca sulla sperimentazione della pittura digitale e sullo sconfinamento dell’arte dai suoi recinti abituali, Angelo Barile realizza raffinate icone neo pop, velate da un senso di ironico e disincantato mistero in grado di attrarre quasi ipnoticamente lo spettatore, Corrado Bonomi è un sapiente giocoliere dell’arte, in grado di stupire e stimolare chi fruisce la sua opera con arguzie linguistiche ed originali installazioni, su di una linea simile si muove Carmine Calvanese, con una maggiore concentrazione verso il recupero di forme scultoree ispirate alla tradizione dell’avanguardia, integrate da una attenzione originale a forme decorative mediane tra il recupero di archetipi premoderni e lo sguardo rivolto al futuro, Gianni Cella, al pari di Abate, è tra i più significativi protagonisti dell’ondata neo oggettuale della metà degli anni Ottanta, da lui rappresentata con la creazione di una lunga serie di ironici idoli della post modernità, Giancarlo Costanzo è un artista di consolidata esperienza, artefice di una pittura dove si abbinano retaggi della sua formazione costruttivista con il recupero dell’esperienza pop più legata alla figurazione, Giuliano Cotellessa recupera il retaggio della tradizione organicista e biomorfica dell’astrazione novecentesca per spingerla nella dimensione del presente, con un’attenzione marcata al ritmo della composizione, che si ispira con evidenza a quello musicale, Ferruccio D’Angelo è un autore da sempre in grado di esprimersi su più binari espressivi, installazione post-minimale, pittura e fotografia costituiscono il suo patrimonio creativo, in Matilde Domestico l’aggancio con la poetica dell’oggetto è palese, l’artista ha da sempre concentrato la sua attenzione su un oggetto quotidiano come la tazza, con cui ha dato vita ad una infinità di assemblaggi, Ernesto Jannini ha sempre unito riflessione concettuale ed ironia per cimentarsi con le tematiche dell’oggi tramite la pittura e l’installazione, quest’ultima caratterizzata dall’impiego di materiali plastici e di recupero, in una sorta di “archeologia del presente”, Fernando Pignatiello, come egli stesso tiene a ribadire, è un creatore di immagini, oggetti e piccole sculture, con le quali ha reso concreta la sua attenzione alle dinamiche didattiche e partecipative dell’arte, Leonado Pivi è un autore dotato di grande padronanza tecnica nell’impiego di materiali anche ostici come il mosaico ed il marmo, e pone la sua inventiva al servizio dell’analisi dell’attualità, anche di quella più difficile da affrontare, Manuel Quintiero indirizza la sua carica creativa in direzione di un’arte dall’impatto diretto, attenta alle dinamiche socio-politiche del contemporaneo, Leonardo Santoli da anni, con coerenza, realizza opere dove riesce ad armonizzare una figurazione dal sapore neopop con una volumetria complessiva di matrice astratto-decorativa, Gianfranco Sergio nella sua recente e fortunata serie di lavori pittorici, coniuga elementi provenienti dall’immaginario dell’illustrazione con l’iconografia del secondo Futurismo, per giungere ad un esito in grado di raffigurare una sorta di evocazione della contemporaneità, Pg Slis, si esprime con una pittura di forte espressività dove da corpo ad inquietanti visioni metropolitane, Valerio Tedeschi crea col marmo installazioni di grande qualità, impatto visivo ed agilità relativamente all’impatto ambientale, alleggerendo con maestria un materiale di suo duro e massiccio, Silvano Tessarollo persegue da sempre un rinnovamento del linguaggio della scultura, tramite una ricerca coerente relativamente all’impiego di nuovi materiali ed al supporto che la tecnologia può fornire alla creatività artistica per la realizzazione di esperienze formali inedite, Vittorio Valente adopera un materiale duttile come il silicone, con cui si esprime su di una dimensione sia parietale che ambientale, ed uno stile che si ispira al microcosmo cellulare ed alle sue forme che, pur “artistiche” ed eleganti, costituiscono in realtà un monito ed una minaccia, con Webster abbiamo un’espressività che, adoperando le risorse della grafica e della pittura digitale, si avventura in direzione di un’estetica diffusa, Ampelio Zappalorto ha, nel corso della sua carriera, adoperato diverse tecniche e modalità per esprimere valori imperituri dell’arte e non solo, come lo sdoppiamento dell’io, il senso del limite, il rapporto con il materiale, coniugando i miti del passato all’estetica del presente.
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