Ιωάννα-Giovanna-Jeanne Spiteris
Dal 21 Luglio 2023 al 17 Settembre 2023
Trieste
Luogo: Palazzo Gopcevich
Indirizzo: Via Rossini 4
Orari: dal martedì alla domenica con orario continuato 10.00-17.00 (lunedì chiuso)
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 040 639 339
E-Mail info: fondazioneellenicadicultura@gmail.com
Venerdì 21 luglio alle ore 12, nella Sala Selva di Palazzo Gopcevich a Trieste, alla presenza dell’Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste Giorgio Rossi, al Direttore della Fondazione di Belle Arti Teloglion Alexandra Goulaki-Voutyrà e al Direttore della Fondazione Ellenica di Cultura Italia Aliki Kefalogianni-Hatzaki, verrà inaugurata la mostra “Ιωάννα-Giovanna-Jeanne Spiteris”.
La mostra è realizzata, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, dalla Fondazione di Belle Arti Teloglion-Università Aristotele di Salonicco e dalla Fondazione Ellenica di Cultura Italia, in collaborazione con la Comunità Greco Orientale di Trieste. È inoltre patrocinata dall’Ambasciata di Grecia a Roma e dai Consolati Onorari di Grecia e di Cipro a Trieste, e beneficia del sostegno del Ministero della Cultura e dello Sport di Grecia, dell’Università Aristotele di Salonicco e di Aegean Airlines.
La mostra presenta un’ampia panoramica della produzione di Ioanna Spiteris (1920-2000), protagonista della scena artistica greca negli anni ’60 e ‘70 del Novecento. L’allestimento comprende sculture in bronzo, marmo, legno, composizioni scultoree, disegni, incisioni, modelli in carta, che rivelano una donna dotata, irrequieta, all’avanguardia, con una forte consapevolezza dell'importanza sociale dell'arte e del suo importante contributo a ogni livello, che invita il pubblico a un dialogo continuo con il suo lavoro.
Il titolo prende spunto dal modo in cui l’artista si firmava e riflette le tre lingue, i tre paesi, e infine le tre città (Atene-Venezia-Parigi) in cui lei ha vissuto più a lungo e che hanno l'hanno ispirata, riflettendosi nelle sue opere.
“Ioanna Spiteris appartiene alla generazione che ha vissuto la guerra, l'occupazione e la diaspora. Tutte esperienze di un'epoca che le hanno segnato la memoria e la sensibilità in maniera indelebile, e che l’hanno portata a ricercare la propria identità nazionale nell'internazionalità dell'arte contemporanea” (Maria Kotzamani, Polyplano, Atene, 1980).
Ha studiato alla Scuola di Belle Arti di Atene sotto la guida di Michalis Tompros. Già nelle sue prime opere si nota l'elemento principale che la contraddistingue: “l'intuizione del volume e del corretto rapporto con lo spazio, che la porta a una percezione monumentale della scultura” (René de Solier).
Ci sono due periodi distinti nel suo lavoro. Nel primo, a Venezia (1958-1963), lavora sul ferro con la tecnica della saldatura. “Forme taglienti, di intenso dinamismo ed espressività, apparentemente aggressive, che rivelano un'angoscia interiore e la trasformano in atti di una tragedia plastica” (G. Mourelos). Nella critica pubblicata sul giornale La Voce di San Marco (13/06/1959), Manlio Alzetta paragona le sue opere con quelle di Emilio Vedova, che viene considerato uno degli artisti più importanti apparsi sulla scena del suo paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel secondo, a Parigi (1963-1976), il suo lavoro si trasforma su tutti i livelli, nei materiali, nella morfologia, nella percezione generale della scultura. Il suo punto di partenza è il rapporto tra scultura e architettura. La chiarezza geometrica, la semplificazione, gli elementi strutturali portano infinite combinazioni, senza ripetizioni meccaniche. Inoltre, l'elemento principale in questa fase è il colore, perfettamente intrecciato con la forma scultorea senza competere con essa, suggerendo il lato positivo della vita e un’offerta di contatto umano.
Nella mostra al Teatro La Fenice di Venezia del 1968, i nuovi elementi che appaiono nei suoi lavori non si limitano soltanto a caratteristiche morfologiche. Il rapporto tra il suo lavoro e il pubblico si evolve in Modèles Encastrées, dove l'artista invita il visitatore a svolgere un ruolo attivo nella formazione finale della sua scultura, a giocare con i suoi vari elementi, a diventare partecipante e cocreatore.
Franco Passoni sull'Avanti! (18/07/1968), in un articolo intitolato "A Venezia non c'è solo la Biennale", dà rilievo alla mostra di Ioanna Spiteris tra quelle da visitare alla Biennale del 1968, lodando la forza misteriosa che deriva dalla meravigliosa plasticità delle sue opere.
Negli anni Settanta, Spiteris ha accettato numerose commissioni pubbliche. Le sue opere sono state esposte in vari spazi pubblici: Elan vital (1971) all'École CES di Langeais, Due forme (Deux Formes) (1972) in una scuola di Nicosia, un'opera monumentale (1974) a Evreux, altre sue sculture in un asilo di Cachan.
Il periodo più attivo della sua carriera, in termini di partecipazione a mostre e concorsi all'estero, è stato fino al 1976. Nel 1977 è tornata in Grecia e ha continuato a lavorare ad Atene. La sua produzione diminuisce a causa dell'età, ma l'artista non ha smesso di partecipare a mostre e concorsi internazionali e di esporre più frequentemente le sue opere in Grecia.
Ioanna e suo marito Toni Spiteris, illustre intellettuale e critico d'arte, hanno fatto una grande e preziosa donazione alla Fondazione Teloglion negli anni Ottanta: i loro archivi, la loro biblioteca, la loro collezione e tutte le opere dell'artista.
La mostra è accompagnata da una ricca pubblicazione bilingue (greco-inglese).
La mostra è realizzata, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, dalla Fondazione di Belle Arti Teloglion-Università Aristotele di Salonicco e dalla Fondazione Ellenica di Cultura Italia, in collaborazione con la Comunità Greco Orientale di Trieste. È inoltre patrocinata dall’Ambasciata di Grecia a Roma e dai Consolati Onorari di Grecia e di Cipro a Trieste, e beneficia del sostegno del Ministero della Cultura e dello Sport di Grecia, dell’Università Aristotele di Salonicco e di Aegean Airlines.
La mostra presenta un’ampia panoramica della produzione di Ioanna Spiteris (1920-2000), protagonista della scena artistica greca negli anni ’60 e ‘70 del Novecento. L’allestimento comprende sculture in bronzo, marmo, legno, composizioni scultoree, disegni, incisioni, modelli in carta, che rivelano una donna dotata, irrequieta, all’avanguardia, con una forte consapevolezza dell'importanza sociale dell'arte e del suo importante contributo a ogni livello, che invita il pubblico a un dialogo continuo con il suo lavoro.
Il titolo prende spunto dal modo in cui l’artista si firmava e riflette le tre lingue, i tre paesi, e infine le tre città (Atene-Venezia-Parigi) in cui lei ha vissuto più a lungo e che hanno l'hanno ispirata, riflettendosi nelle sue opere.
“Ioanna Spiteris appartiene alla generazione che ha vissuto la guerra, l'occupazione e la diaspora. Tutte esperienze di un'epoca che le hanno segnato la memoria e la sensibilità in maniera indelebile, e che l’hanno portata a ricercare la propria identità nazionale nell'internazionalità dell'arte contemporanea” (Maria Kotzamani, Polyplano, Atene, 1980).
Ha studiato alla Scuola di Belle Arti di Atene sotto la guida di Michalis Tompros. Già nelle sue prime opere si nota l'elemento principale che la contraddistingue: “l'intuizione del volume e del corretto rapporto con lo spazio, che la porta a una percezione monumentale della scultura” (René de Solier).
Ci sono due periodi distinti nel suo lavoro. Nel primo, a Venezia (1958-1963), lavora sul ferro con la tecnica della saldatura. “Forme taglienti, di intenso dinamismo ed espressività, apparentemente aggressive, che rivelano un'angoscia interiore e la trasformano in atti di una tragedia plastica” (G. Mourelos). Nella critica pubblicata sul giornale La Voce di San Marco (13/06/1959), Manlio Alzetta paragona le sue opere con quelle di Emilio Vedova, che viene considerato uno degli artisti più importanti apparsi sulla scena del suo paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel secondo, a Parigi (1963-1976), il suo lavoro si trasforma su tutti i livelli, nei materiali, nella morfologia, nella percezione generale della scultura. Il suo punto di partenza è il rapporto tra scultura e architettura. La chiarezza geometrica, la semplificazione, gli elementi strutturali portano infinite combinazioni, senza ripetizioni meccaniche. Inoltre, l'elemento principale in questa fase è il colore, perfettamente intrecciato con la forma scultorea senza competere con essa, suggerendo il lato positivo della vita e un’offerta di contatto umano.
Nella mostra al Teatro La Fenice di Venezia del 1968, i nuovi elementi che appaiono nei suoi lavori non si limitano soltanto a caratteristiche morfologiche. Il rapporto tra il suo lavoro e il pubblico si evolve in Modèles Encastrées, dove l'artista invita il visitatore a svolgere un ruolo attivo nella formazione finale della sua scultura, a giocare con i suoi vari elementi, a diventare partecipante e cocreatore.
Franco Passoni sull'Avanti! (18/07/1968), in un articolo intitolato "A Venezia non c'è solo la Biennale", dà rilievo alla mostra di Ioanna Spiteris tra quelle da visitare alla Biennale del 1968, lodando la forza misteriosa che deriva dalla meravigliosa plasticità delle sue opere.
Negli anni Settanta, Spiteris ha accettato numerose commissioni pubbliche. Le sue opere sono state esposte in vari spazi pubblici: Elan vital (1971) all'École CES di Langeais, Due forme (Deux Formes) (1972) in una scuola di Nicosia, un'opera monumentale (1974) a Evreux, altre sue sculture in un asilo di Cachan.
Il periodo più attivo della sua carriera, in termini di partecipazione a mostre e concorsi all'estero, è stato fino al 1976. Nel 1977 è tornata in Grecia e ha continuato a lavorare ad Atene. La sua produzione diminuisce a causa dell'età, ma l'artista non ha smesso di partecipare a mostre e concorsi internazionali e di esporre più frequentemente le sue opere in Grecia.
Ioanna e suo marito Toni Spiteris, illustre intellettuale e critico d'arte, hanno fatto una grande e preziosa donazione alla Fondazione Teloglion negli anni Ottanta: i loro archivi, la loro biblioteca, la loro collezione e tutte le opere dell'artista.
La mostra è accompagnata da una ricca pubblicazione bilingue (greco-inglese).
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