Joan Miró. Soli di notte
Dal 17 Ottobre 2015 al 03 Aprile 2016
Codroipo | Udine
Luogo: Villa Manin
Indirizzo: piazza Manin 10, Passariano
Orari: da martedì a domenica 10 - 19
Curatori: Elvira Cámara, Marco Minuz
Costo del biglietto: intero 12 €, ridotto 10 €
Telefono per informazioni: +39 0432 821256
E-Mail info: info@villamanin.it
Sito ufficiale: http://www.villamanin-eventi.it
A partire dal 17 Ottobre Villa Manin esporrà nel Corpo Gentilizio un imponente numero di opere appartenenti a Joan Miró (Barcellona 1893 – Palma di Maiorca 1983) è uno degli artisti più significativi e rappresentativi del Novecento. Di indole taciturna e riservata, nella sua vita Miró ha portato avanti un lavoro di continuo rinnovamento espressivo, senza però mai tradire il suo stile e soprattutto la sua coerenza.
Il suo lavoro inconfondibile ha attraversato varie fasi profondamente connesse ai luoghi in cui ha operato (Barcellona, Parigi e la campagna catalana) e ai contesti artistici con cui è venuto in contatto, in primis il dadaismo e il surrealismo.
La mostra riunisce un’importante nucleo di opere, molte delle quali mai esposte in Italia, legato ad uno specifico momento del suo lavoro; una fase artistica estremamente fertile e poco conosciuta, racchiusa fra i primi anni cinquanta e la sua scomparsa. Nonostante l’età avanzata è in questi anni nel pieno della sua forza, immaginazione e vitalità, che realizza gran parte della sua produzione artistica. Un lungo intervallo caratterizzato da profondi mutamenti espressivi, con cui la sua opera diventa più libera, forte ed aggressiva. I “suoi colori” e le “sue figure”, lasciano progressivamente spazio al nero e a segni che ricordano primitive scritture.
Come egli stesso dichiarerà:
Più invecchio, più forte è la tensione. Questo inquieta mia moglie. Più invecchio, più divento folle o aggressivo. Cattivo se vuole!
— Joan Miró i Ferrà Un mutamento collegato al suo trasferimento definitivo nel 1956 a Palma di Maiorca, nelle Baleari. In questo luogo così profondamente ricco di legami affettivi, Miró incarica l’amico architetto Luis Sert di realizzare un grande atelier per soddisfare le sue esigenze. Finalmente, a 63 anni, per la prima volta nella sua vita, Miró ha a disposizione uno studio che non deve condividere con altri, un luogo dove isolarsi e convivere a stretto contatto con le sue opere. Inizia così una radicale analisi critica del suo lavoro precedente e l’avvio di una nuova stagione ricca di sperimentazione. Nel 1959 Miró acquista un secondo edificio adiacente allo studio Sert, Son Boter, che diviene il luogo per creare sculture e opere grafiche. Attraverso dipinti, disegni, opere grafiche e sculture questa mostra fa emergere un nuovo aspetto del lavoro di Miró, di grande potenza e suggestione. Il percorso è arricchito da un’importante selezione di fotografie che ritraggono Miró realizzate da grandi autori come Cartier Bresson, Mulas, Brassaï, List, Halsman, Català Roca e Gomis.
Figlio di un orefice e orologiaio, Joan Miró cominciò a disegnare dall’età di 8 anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile in una drogheria, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all’arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo di convalescenza passato nella casa di famiglia a Mont-roig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo stesso Miró riconobbe in seguito in Mont-roig e Maiorca i due poli della sua ispirazione. Tornato a Barcellona nel 1912, frequentò l’Accademia Galí fino al 1915, dopodiché passò al Circolo Artistico di Sant Lluc. Nel 1916 Mirò affittò uno studio ed entrò in contatto con personalità nel mondo dell’arte. Furono questi gli anni in cui Miró scoprì il fauvismo e in cui tenne la sua prima esposizione personale alle Galeries Dalmau (1918).
Attirato dalla comunità artistica che si riuniva a Montparnasse, nel 1920 si stabilì a Parigi, dove conobbe Picasso e il circolo dadaista di Tristan Tzara. Già in questo periodo, in cui disegnava nell’accademia La Grande Chaumière, cominciò a delinearsi il suo stile decisamente originale, influenzato inizialmente dai dadaisti ma in seguito portato verso l’astrazione per l’influsso di poeti e scrittori surrealisti. Nel 1926 collaborò con Max Ernst per la scenografia di Romeo e Giulietta e realizzò il celebre Nudo. L’anno successivo, dopo la morte del padre, Miró si trasferì alla Cité des Fusains ed ebbe come vicini, oltre ad Ernst, anche Jean Arp e Pierre Bonnard. Sempre a Parigi, nel 1928, la sua esposizione nella galleria Georges Bernheim lo rese famoso. Il 12 ottobre 1929 Miró sposò Pilar Juncosa a Palma di Maiorca; la coppia ebbe una unica figlia di nome María Dolores (nata il 17 luglio 1931 e morta nel dicembre 2004). Iniziò in questi anni la sperimentazione artistica di Miró, che si cimentò con le litografie, l’acquaforte e la scultura, nonché con la pittura su carta catramata e vetro. Miró fu uno dei più radicali teorici del surrealismo, al punto che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come “il più surrealista di noi tutti”.
Il suo lavoro inconfondibile ha attraversato varie fasi profondamente connesse ai luoghi in cui ha operato (Barcellona, Parigi e la campagna catalana) e ai contesti artistici con cui è venuto in contatto, in primis il dadaismo e il surrealismo.
La mostra riunisce un’importante nucleo di opere, molte delle quali mai esposte in Italia, legato ad uno specifico momento del suo lavoro; una fase artistica estremamente fertile e poco conosciuta, racchiusa fra i primi anni cinquanta e la sua scomparsa. Nonostante l’età avanzata è in questi anni nel pieno della sua forza, immaginazione e vitalità, che realizza gran parte della sua produzione artistica. Un lungo intervallo caratterizzato da profondi mutamenti espressivi, con cui la sua opera diventa più libera, forte ed aggressiva. I “suoi colori” e le “sue figure”, lasciano progressivamente spazio al nero e a segni che ricordano primitive scritture.
Come egli stesso dichiarerà:
Più invecchio, più forte è la tensione. Questo inquieta mia moglie. Più invecchio, più divento folle o aggressivo. Cattivo se vuole!
— Joan Miró i Ferrà Un mutamento collegato al suo trasferimento definitivo nel 1956 a Palma di Maiorca, nelle Baleari. In questo luogo così profondamente ricco di legami affettivi, Miró incarica l’amico architetto Luis Sert di realizzare un grande atelier per soddisfare le sue esigenze. Finalmente, a 63 anni, per la prima volta nella sua vita, Miró ha a disposizione uno studio che non deve condividere con altri, un luogo dove isolarsi e convivere a stretto contatto con le sue opere. Inizia così una radicale analisi critica del suo lavoro precedente e l’avvio di una nuova stagione ricca di sperimentazione. Nel 1959 Miró acquista un secondo edificio adiacente allo studio Sert, Son Boter, che diviene il luogo per creare sculture e opere grafiche. Attraverso dipinti, disegni, opere grafiche e sculture questa mostra fa emergere un nuovo aspetto del lavoro di Miró, di grande potenza e suggestione. Il percorso è arricchito da un’importante selezione di fotografie che ritraggono Miró realizzate da grandi autori come Cartier Bresson, Mulas, Brassaï, List, Halsman, Català Roca e Gomis.
Figlio di un orefice e orologiaio, Joan Miró cominciò a disegnare dall’età di 8 anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile in una drogheria, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all’arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo di convalescenza passato nella casa di famiglia a Mont-roig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo stesso Miró riconobbe in seguito in Mont-roig e Maiorca i due poli della sua ispirazione. Tornato a Barcellona nel 1912, frequentò l’Accademia Galí fino al 1915, dopodiché passò al Circolo Artistico di Sant Lluc. Nel 1916 Mirò affittò uno studio ed entrò in contatto con personalità nel mondo dell’arte. Furono questi gli anni in cui Miró scoprì il fauvismo e in cui tenne la sua prima esposizione personale alle Galeries Dalmau (1918).
Attirato dalla comunità artistica che si riuniva a Montparnasse, nel 1920 si stabilì a Parigi, dove conobbe Picasso e il circolo dadaista di Tristan Tzara. Già in questo periodo, in cui disegnava nell’accademia La Grande Chaumière, cominciò a delinearsi il suo stile decisamente originale, influenzato inizialmente dai dadaisti ma in seguito portato verso l’astrazione per l’influsso di poeti e scrittori surrealisti. Nel 1926 collaborò con Max Ernst per la scenografia di Romeo e Giulietta e realizzò il celebre Nudo. L’anno successivo, dopo la morte del padre, Miró si trasferì alla Cité des Fusains ed ebbe come vicini, oltre ad Ernst, anche Jean Arp e Pierre Bonnard. Sempre a Parigi, nel 1928, la sua esposizione nella galleria Georges Bernheim lo rese famoso. Il 12 ottobre 1929 Miró sposò Pilar Juncosa a Palma di Maiorca; la coppia ebbe una unica figlia di nome María Dolores (nata il 17 luglio 1931 e morta nel dicembre 2004). Iniziò in questi anni la sperimentazione artistica di Miró, che si cimentò con le litografie, l’acquaforte e la scultura, nonché con la pittura su carta catramata e vetro. Miró fu uno dei più radicali teorici del surrealismo, al punto che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come “il più surrealista di noi tutti”.
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