Aldo Mondino. Ottomané/ collettiva Glasstress
Dal 31 Maggio 2013 al 24 Novembre 2013
Venezia
Luogo: Berengo Collection/ Palazzo Cavalli-Franchetti e altre sedi
Indirizzo: San Marco 412/413
Orari: tutti i giorni Ottomané 10-23; Glasstress 10-18
Curatori: Valerio Dehó, Adriano Berengo, James Putnam
Costo del biglietto: Ottomané ingresso gratuito; Glasstress intero € 10, ridotto € 8
Telefono per informazioni: +39 041 5276364
E-Mail info: giubilei@berengo.com
Sito ufficiale: http://www.aldomondino.it
Durante la kermesse d’arte più importante al mondo, VENEZIA punta due riflettori sul multiforme lavoro di Aldo Mondino che -in concomitanza della 55. Biennale Internazionale d’Arte- è presente con la personaleOttomané, nella suggestiva antica farmacia sede della Berengo Collection, e con la collettivaGlasstress, presso Palazzo Cavalli-Franchetti, la Scuola Grande Confraternita di San Teodoro e il Berengo Centre.
Tutto il lavoro di Mondino è intessuto di rapporti con le culture dell’Est del mondo, ma anche con l’Orientalismo europeo di fine Ottocento. Nella splendida cornice della “Vecchia farmacia” della Berengo Collection, Ottomané, a cura di Valerio Dehó, presenta dal 2 giugno al 31 luglio una ventina di opere che illustrano questo aspetto del lavoro dell’artista torinese. La mostra veneziana diventa inoltre occasione di confronto tra l’artista torinese e uno dei suoi punti di riferimento nella storia dell’arte: Edouard Manet, protagonista negli stessi giorni di una grande mostra a Palazzo Ducale. Mondino ha ripreso diverse opere di Manet, come Le philosophe, e anche suoi personaggi e temi come nell’opera geniale dal titolo Ottomané (1992) in cui, in otto quadri, un vaso di fiori dell’artista francese viene da lui interpretato.
Sempre a Venezia, dal 31 maggio al 24 novembre, l’artista torinese è presente alla collettiva Glasstress evento collaterale della Biennale giunto alla sua terza edizione. Intento della mostra è quello di rivelare come gli artisti contemporanei usino il vetro quale mezzo espressivo d’eccezione. A Glasstress, Mondino è presente con la scultura Angurie senza fine, una colta e ironica citazione della celebre "Colonna senza fine" di Bracusi, realizzata a Murano nel 2003.
A MILANO, presso la Fondazione Mudima, dopo la mostra personale tenutasi nel 1990, viene ripresentata una significativa selezione di opere a cura di Achille Bonito Oliva. Dal 28 maggio al 19 luglio, in Aldo Mondino. Nomade a Milano si ritrovano alcune delle grandi installazioni realizzate per quella storica occasione, oltre ad alcune opere scelte tra le serie più note dell’artista torinese (1938-2005).
A testimonianza del periodo trascorso da Mondino a Parigi dal 1959 al 1960, si ritrova in mostra la scultura in bronzo Tour Eiffel (h. circa 2,40 mt.). Insieme all’altra scultura bronzea Arabesque, l’ingresso alla mostra è segnato dalla presenza di Ittiodromo una potentissima installazione del 1967 che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni lasciatovi sgocciolare sulla superficie.
L’elemento ludico e partecipativo è del resto presente in tutta la sua opera successiva, accompagnato all’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili. Lo testimoniano le installazioni realizzate con la pasta di caramella, col cioccolato o con lo zucchero, come nello spettacolare Muro del Pianto (4x6,40 m) fatto di zucchero e costruito nel cortile di Mudima, nell’ambiente interamente ricoperto di marshmallows realizzato nella piscina al piano interrato o nell’installazione a pavimento Raccolto in preghiera, un enorme tappeto di preghiera fatto da decine di granaglie diverse. In dialogo con quest’ultimo, su una grande parete, sono esposti i celebri Tappeti: sovrapposti e accostati conferiscono alle sale dello spazio milanese la girandola di colori di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La grande installazione del 2005 dedicata a I cacciatori di orchidee, composta da tre grandi serre e ambientata a pianterreno, afferma infine quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che contraddistingue l’opera di uno degli artisti italiani più significativi dell’arte contemporanea.
La Galleria Santo Ficara di FIRENZE presenta fino al 20 giugno la personale Aldo Mondino.Tappeti stesi e appesi, a cura di Marco Meneguzzo.
Vi si trovano esposti i lavori incentrati sul concetto di “nuovo esotismo” uno dei temi più frequentati nella lunga e multiforme attività dell’artista torinese, scomparso nel 2005.
In mostra, oltre ad alcuni gioielli dai soggetti orientaleggianti, il ciclo di opere dei cosiddetti “tappeti stesi” - simulacri di tappeti, di fatto dipinti su telai e superfici sagomate -, delle “Turcate” - chiaro riferimento al folklore turco, con particolare riguardo alle forme culturali e visive della setta dei Dervisci, ma anche all’artista Giulio Turcato -, dei “ritratti” di ambientazione araba, e culmina con il rifacimento di “Mekka Mokka” (1988), una sorta di tappeto-mandala realizzato con l’utilizzo di 50 chili di caffè in grani su carta da spolvero.
Tutto il lavoro di Mondino è intessuto di rapporti con le culture dell’Est del mondo, ma anche con l’Orientalismo europeo di fine Ottocento. Nella splendida cornice della “Vecchia farmacia” della Berengo Collection, Ottomané, a cura di Valerio Dehó, presenta dal 2 giugno al 31 luglio una ventina di opere che illustrano questo aspetto del lavoro dell’artista torinese. La mostra veneziana diventa inoltre occasione di confronto tra l’artista torinese e uno dei suoi punti di riferimento nella storia dell’arte: Edouard Manet, protagonista negli stessi giorni di una grande mostra a Palazzo Ducale. Mondino ha ripreso diverse opere di Manet, come Le philosophe, e anche suoi personaggi e temi come nell’opera geniale dal titolo Ottomané (1992) in cui, in otto quadri, un vaso di fiori dell’artista francese viene da lui interpretato.
Sempre a Venezia, dal 31 maggio al 24 novembre, l’artista torinese è presente alla collettiva Glasstress evento collaterale della Biennale giunto alla sua terza edizione. Intento della mostra è quello di rivelare come gli artisti contemporanei usino il vetro quale mezzo espressivo d’eccezione. A Glasstress, Mondino è presente con la scultura Angurie senza fine, una colta e ironica citazione della celebre "Colonna senza fine" di Bracusi, realizzata a Murano nel 2003.
A MILANO, presso la Fondazione Mudima, dopo la mostra personale tenutasi nel 1990, viene ripresentata una significativa selezione di opere a cura di Achille Bonito Oliva. Dal 28 maggio al 19 luglio, in Aldo Mondino. Nomade a Milano si ritrovano alcune delle grandi installazioni realizzate per quella storica occasione, oltre ad alcune opere scelte tra le serie più note dell’artista torinese (1938-2005).
A testimonianza del periodo trascorso da Mondino a Parigi dal 1959 al 1960, si ritrova in mostra la scultura in bronzo Tour Eiffel (h. circa 2,40 mt.). Insieme all’altra scultura bronzea Arabesque, l’ingresso alla mostra è segnato dalla presenza di Ittiodromo una potentissima installazione del 1967 che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni lasciatovi sgocciolare sulla superficie.
L’elemento ludico e partecipativo è del resto presente in tutta la sua opera successiva, accompagnato all’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili. Lo testimoniano le installazioni realizzate con la pasta di caramella, col cioccolato o con lo zucchero, come nello spettacolare Muro del Pianto (4x6,40 m) fatto di zucchero e costruito nel cortile di Mudima, nell’ambiente interamente ricoperto di marshmallows realizzato nella piscina al piano interrato o nell’installazione a pavimento Raccolto in preghiera, un enorme tappeto di preghiera fatto da decine di granaglie diverse. In dialogo con quest’ultimo, su una grande parete, sono esposti i celebri Tappeti: sovrapposti e accostati conferiscono alle sale dello spazio milanese la girandola di colori di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La grande installazione del 2005 dedicata a I cacciatori di orchidee, composta da tre grandi serre e ambientata a pianterreno, afferma infine quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che contraddistingue l’opera di uno degli artisti italiani più significativi dell’arte contemporanea.
La Galleria Santo Ficara di FIRENZE presenta fino al 20 giugno la personale Aldo Mondino.Tappeti stesi e appesi, a cura di Marco Meneguzzo.
Vi si trovano esposti i lavori incentrati sul concetto di “nuovo esotismo” uno dei temi più frequentati nella lunga e multiforme attività dell’artista torinese, scomparso nel 2005.
In mostra, oltre ad alcuni gioielli dai soggetti orientaleggianti, il ciclo di opere dei cosiddetti “tappeti stesi” - simulacri di tappeti, di fatto dipinti su telai e superfici sagomate -, delle “Turcate” - chiaro riferimento al folklore turco, con particolare riguardo alle forme culturali e visive della setta dei Dervisci, ma anche all’artista Giulio Turcato -, dei “ritratti” di ambientazione araba, e culmina con il rifacimento di “Mekka Mokka” (1988), una sorta di tappeto-mandala realizzato con l’utilizzo di 50 chili di caffè in grani su carta da spolvero.
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