Ca' Pesaro 1919. Omaggio a Umberto Moggioli (1886-1919)
Dal 11 Settembre 2020 al 08 Dicembre 2020
Venezia
Luogo: Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Indirizzo: Santa Croce 2076
Orari: Dom - Gio 10.30 - 17 / Ultimo ingresso 16.30 | Ven / Sab 10.30 - 19 / Ultimo ingresso 18.30
Curatori: Gabriella Belli, Elisabetta Barisoni
Costo del biglietto: Intero 14 € | Ridotto 11.50 € | Gratuito Residenti e nati nel Comune di Venezia; bambini da 0 a 5 anni; persone con disabilità e accompagnatore; Guide turistiche abilitate in Italia che accompagnino gruppi o visitatori individuali; per ogni gruppo di almeno 15 persone, 1 ingresso gratuito (solo in caso di preacquisto); docenti accompagnatori di gruppi scolastici, fino ad un massimo di 2 per gruppo; membri ICOM; titolari AMACI Card; partner ordinari MUVE; volontari del Servizio Civile
Telefono per informazioni: +39 041 721127
E-Mail info: capesaro@fmcvenezia.it
Sito ufficiale: http://capesaro.visitmuve.it
A cento anni dalla scomparsa del pittore e dalla ripresa dell’attività espositiva dell’Opera Bevilacqua La Masa, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro rende omaggio a un altro protagonista delle “origini dell’arte moderna a Venezia”.
La mostra dedicata a Umberto Moggioli si propone di ripercorrere - attraverso una selezione di venti opere, fra oli, disegni e acqueforti di assoluto livello qualitativo - quel segmento di produzione che meglio rappresenta e identifica il pittore nell’immaginario collettivo. La sua attività di paesaggista, per lo più ispirata alla Venezia “minore”, periferica, delle isole e barene lagunari, è ben testimoniata da alcuni dipinti che proprio grazie alle rassegne giovanili di Ca’ Pesaro e all’azione promozionale di Gino Damerini dalla “Gazzetta di Venezia”, incontrarono il gusto del pubblico e l’apprezzamento unanime della critica. Il paesaggio lagunare e le isole dell’estuario costituiscono il nucleo tematico della mostra, la quale copre un orizzonte temporale ristretto ai quattro anni del soggiorno buranello dell’artista (dicembre 1911 - marzo 1915).
I dipinti presentati da Moggioli alle esposizioni capesarine, specialmente dopo il 1909, mettono in evidenza gli aspetti più sentimentali e sinestetici del “fare” pittura, intesa come strumento in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Il pittore cerca negli accordi cromatici non solo di rendere le vibrazioni atmosferiche legate alle stagioni e al variare delle ore del giorno, ma anche di sollecitare i sensi facendo leva sulle potenzialità allusive dei toni. Paradigmatici, in tal senso, oltre al ben noto Ponte verde, sono alcuni lavori esposti alla “Permanente” di Palazzo Pesaro nel 1912: in Paesaggio in sole, Dalle barene di San Francesco del Deserto e nell’Isola del silenzio, la componente poetica si traduce visivamente nei grandi cieli serotini solcati da nubi ricche di sfumature lilla. Le stesse risonanze liriche e lo stesso potere attrattivo si avvertono nel decorativismo dei cirri biancastri, sinuosi e filiformi, che occupano più di metà inquadratura in Cipresso gemello e Burano.
L’itinerario espositivo include opere solitamente non visibili al pubblico, provenienti da collezioni sia pubbliche che private, gran parte delle quali transitate nelle sale di Ca’ Pesaro (il riferimento è alle mostre del 1912 e 1913 e a quelle postume del 1919 e 1925).
Per la prima volta sarà possibile ammirare, una di fianco all’altra, e a distanza di più di settant’anni, le due immagini dell’isola di Burano osservata dall’alto, con gli orti coltivati lambiti dalla laguna e le sue case variopinte illuminate dalla luce vespertina. Ma sarà anche un’occasione unica per vedere riuniti a Sera di primavera - il «quadro crepuscolare» (le parole sono di Nino Barbantini) esposto alla XI edizione della Biennale -, gli altri oli coinvolti nella filiera creativa, aventi anch’essi per soggetto Burano, vista dalla poco lontana Isola di Torcello; tutti dipinti non esenti da interferenze culturali mitteleuropee, che nel linearismo avvolgente e nelle sinuosità fitomorfe dichiarano i legami in essere con la cultura simbolista fin de siècle, mentre le pennellate ampie e fluenti, fuse in campiture omogenee, si ritrovano, assieme alle suggestive gradazioni fredde del cobalto, nei coevi Notte a Mazzorbo e Canale di Saccagnana, quadri appartenuti rispettivamente a Omero Soppelsa e al medico condotto di Burano, Alfonso Abbruzzetti.
L’esposizione vuole dunque essere un tributo doveroso a una personalità di assoluto rilievo, affatto marginale, che pur nell’autonomia del proprio percorso espressivo, ha indissolubilmente legato il suo nome a quello dell’avanguardia capesarina, contribuendo a rinnovare il panorama figurativo veneziano dei primi due decenni del Novecento.
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