Dedalo. Veronica Gaido

© Veronica Gaido | Veronica Gaido, Venezia, Dedalo, Oscurita nel canale, 2018, cm. 32x48

 

Dal 13 Maggio 2021 al 13 Settembre 2021

Venezia

Luogo: Casa dei Tre Oci

Indirizzo: Fondamenta Zitelle 43

Orari: 11-19; chiuso martedì

Curatori: Enrico Mattei

Prolungata: fino al 13 settembre 2021

Costo del biglietto: ridotto per tutti a 9 euro. Dal 1° giugno: intero € 13 euro, ridotto 11/9/8/6euro, scuole 5 euro. Gratuito bambini fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, disabili e accompagnatore, due insegnanti accompagnatori per classe, giornalisti con tesserino, guide turistiche della provincia di Venezia

Telefono per informazioni: +39 041 241 2332

E-Mail info: info@treoci.org

Sito ufficiale: http://www.treoci.org


Si tratta di un viaggio di emozione, riassunto in 76 scatti, che trasfigura la visione più stereotipata a favore di un esito che invita il fruitore ad immaginazione intima e libera.

Lo spiega Denis Curti, nel catalogo della mostra, “Veronica ci regala la possibilità di trovare quella dimensione esperienziale che raramente appartiene alle fotografie, perché troppo descrittive e spesso destinate a recitare le sintesi frammentate della realtà”.

Un pensiero visivo che, trasfigurandoli,racconta i cantieri riuniti in una sottile e delicata connessione a Venezia, città del mare, in perenne attesa e mutazione, proprio come le opere dell’artista.

“I percorsi tra i ponteggi, le sagome dei nostri stabilimenti, i pontili, le impalcature, le gru, tutto trasfigurato, anche grazie al sapiente uso dei droni, in questa onirica dimensione che sembra viaggiare su un inedito asse Z al posto dei canonici X e Y, ci raccontano al meglio la complessità del nostro cantiere navale -commenta Sergio Buttiglieri, style director di Sanlorenzo-. Una fotografia, quella di Veronica, che ben si rapporta con il nostro tempo densamente liquido, parafrasando il pensiero del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, celebre osservatore della postmodernità e delle sue fuggevoli mutazioni”.
Ancor più esplicito il racconto di ricerca di Veronica che ricorda:

“Sono partita a ragionare per il mio nuovo progetto per Sanlorenzo da Dedalo mitico costruttore del labirinto di Creta. Labirinto ma solo in senso figurato, movimento intrigato di strade e di passaggi ove sia facile perdere l’orientamento ma in senso astratto la capacità di costruire immagini cariche di significato legate alla vita delle cose, alla vita dei luoghi e alla vita degli umani. In ogni opera si riflette un punto di vista laterale. In questo caso ho usato il labirinto come matrice di pensiero: i luoghi del lavoro li ho guardati con angolazioni impossibili, ho scelto linee che mi riportavano all’interno della complessità della vita e le stesse mi hanno segnalato la via di uscita per arrivare ad esempio a fotografare questi grandi oggetti finiti. Ho usato le luci del Cantiere come il filo rosso di Arianna prima per entrare nel labirinto e poi per comprendere le vie di uscita. Ogni barca in costruzione mi ricorda La Sapienza antica di Maestri, conoscenze quasi magiche, con un’idea di viaggio e di mistero ed eccoci di nuovo ai labirinti: una volta liberate in mare somiglieranno sempre di più ad esseri umani liberati dalla nascita all’interno del labirinto della vita”.

Veronica Gaido nasce a Viareggio nel 1974 e muove i primi passi nel mondo fotografico ancora adolescente, trasferendosi prima a Milano, dove studia all’Istituto Italiano di Fotografia e poi nelle grandi metropoli per ampliare le sue esperienze frequentando numerosi workshop formativi. Nel 2001 collabora con La Biennale di Venezia di Harald Szeemann per il bunker poetico di Marco Nereo Rotelli. Nell’agosto del 2002 tiene la prima mostra personale Sabbie Mobili nello spazio di Massimo Rebecchi a Forte dei Marmi, curata da Maurizio Vanni. Oltre al lavoro professionistico di fotografo, la Gaido ha esplorato nuove prospettive utilizzando un drone per riprese aeree dedicandosi all’ideazione e alla produzione di un video per la Fondazione Henraux, presentato presso La Triennale Milano nel 2012. Nello stesso anno la fotografa fa parte della giuria “Premio Fondazione Henraux”, presieduta da Philippe Daverio, creando il progetto Awareness of Matter. Nel 2013 realizza un tour tra India e Bangladesh che porta al progetto Atman curato da Enrico Mattei e Roberto Mutti. Espone a Pietrasanta, Milano, Londra e Parigi. Dal 2014 si dedica al progetto Mogador interamente realizzato nel porto di Essaouira in Marocco per Famiglia Reale del Marocco. Al termine delle lavorazioni, la Gaido espone nel 2017 il suo lavoro con Vito Tongiani a Rabat, Essaouira e Siviglia. Dal gennaio 2018, ogni ritaglio di tempo dall’attività professionistica è stato dedicato alla realizzazione della mostra Doppio Corpo inaugurata nel giugno 2019 a Roma presso il Complesso Monumentale San Salvatore in Lauro.

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