Equilibrio Precario / Precarious Balance. Marta Czok e Jacek Ludwig Scarso

Marta Czok, La fune, acrilico e grafite su tela

 

Dal 08 Settembre 2017 al 05 Novembre 2017

Venezia

Luogo: ArteSpazioTempo

Indirizzo: Campo del Ghetto Nuovo 2876-2877

Orari: dal martedì al sabato 11-13 / 15-19. Lunedì e domenica su appuntamento

Curatori: Barbara Vincenzi

Telefono per informazioni: +39 346.0865859

E-Mail info: barbara.vincenziarte@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.artespaziotempo.it



Si inaugura venerdì 8 settembre a Venezia la mostra Equilibrio Precario / Precarious Balance bi-personale di Marta Czok e Jacek Ludwig Scarso; l’esposizione a cura di Barbara Vincenzi sarà presentata alle ore 18,00 all’interno dello spazio ArteSpazioTempo ubicato in Campo Ghetto Novo, nel cuore del Ghetto Ebraico della Laguna veneta.

Dopo una prima collaborazione al Museo MACRO di Roma, i due artisti si ritrovano insieme con il progetto Equilibrio Precario / Precarious Balance che delinea bene i concetti comuni che uniscono i due interpreti nel raccontarci la precarietà della vita: ambedue si avvalgono di palcoscenici intensamente coreografici che catturano lo spettatore con differenti modalità tecnicheediversi piani di lettura, lontani ma vicini nella sensibilità del percepire l’esistenza dell’uomo in modo così sfuggevole.

Le opere di MartaCzok (nata in Libano nel 1947 da genitori polacchi), si raccontano come scene teatrali in cui gli attori di volta in volta cambiano ruoli, diventando metafora al contempo tragica e ironica dell’attualità, in un’alternanza di visioni tese a una rilettura trasversale dell'esistenza umana, di una storia senza tempo che come una beffa si ripete.

Jacek sente su di sé il peso dell’eredità lasciata ai giovani: la fragilità del provvisorio.Le opere di Jacek Ludwig Scarso, artista multimediale nato a Roma nel 1979, di origini polacco-italiane che vive e lavora a Londra dal 1998, richiamano direttamente il suo background registico nella performance e nel teatro. Si avvale infatti di fotografie, video e installazioni per creare i suoi teatri impossibili con opere che sottendono a situazioni sfuggenti e assurde, interpretando la posizione dell’essere umano in uno spazio artefatto e sempre più effimero.




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