Pietro Beretta. Jeux d'Amour
										 
										
										
																		
																																												Opera di Pietro Beretta
											
										
										
									Dal 2 April 2022 al 29 May 2022
Venezia
Luogo: Spazio San Vidal
Indirizzo: Campo San Zaccaria - Castello 4683
Orari: dal martedì alla domenica 10.30> 12.30 / 16.00>19.00
Curatori: Roberta Reali
Sito ufficiale: http://berettapietro.com
								
								Il 2 aprile 2022 alle ore 18.00 verrà inaugurata, allo Spazio SV San Vidal di Venezia, la mostra Jeux d’Amour di Pietro Beretta, a cura di Roberta Reali, che saràvisitabile fino al 29 maggio 2022. Nella mostra sarà presente la Box Art Collection (2014-2016), serie composta da più di settanta opere dell’asconese Pietro Beretta, brillante esito del sodalizio artistico intrapreso negli anni Novanta con la moglie Annagret Engelberger, architetto d’interni.
 
Le opere della serie traggono ispirazione dalle correnti artistiche del Novecento, dai Fauves al Cubismo, dall’Astrattismo all’Art Brut e Pop art, dal Nouveau Réalisme alla Cracking Art, e sono realizzate utilizzando come supporto delle cassette lignee di vini pregiati.
Un’altra serie affronta con ironia temi della storia recente, oggi più che mai attuali, quali il conflitto in Vietnam e la guerra fredda, l’animalismo, l’ecologia, il pacifismo e la denuncia dell’infibulazione femminile in Africa.
Engelberger e Beretta procedevano nel loro fare artistico come una “singolarità collettiva” in questi colti Jeux d’Amour, d’arts and crafts, all’insegna dell’incontro tra la vita e l’arte - come testimoniano le quattro originali sedie “africane” presenti in mostra. Con la repentina scomparsa della moglie Annagret, nel 2017, la produzione artistica di Pietro Beretta sembra interrompersi, ma, dopo due anni di silenzio, l’Artista realizza una nuova serie, che sarà in esposizione a Jeux d’Amour.
Pietro elabora, a partire dal 2017, la serie di ritratti psicologici ed “espressionisti” Sguardi, già in parte presentata nel 2020 al Museo Civico di Ascona e al Café Imagina Gallery di Venezia, e oggi riproposta in una grande installazione parietale composta come una sorta di flusso di coscienza visivo, in cui il pittore affronta i tòpoi della propria esperienza artistica e umana: dal raffinato espressionismo novecentesco alla Street Art, attraverso le gamme rarefatte e accese dei pigmenti scoperti durante i suoi viaggi in Marocco, alla ricerca del volto di Annagret, compagna di vita e Musa.
Pietro Beretta nasce ad Ascona, nel Canton Ticino, il 27 novembre 1942 - «Lo stesso giorno di Jimi Hendrix». Compiuti gli studi classici, si laurea in ingegneria al Politecnico di Monaco e inizia a dirigere la Birreria Nazionale Locarno, fondata nel 1854 dal nonno Efrem. A casa si respira il clima delle avanguardie, grazie alla madre, Caterina Beretta Giese, «appassionata libera pensatrice» e ceramista, che frequenta il filologo Karol Kéreny e la pittrice Marianne Werefkin, vicini a Kandinsky, Klee, Jung e alla filosofia delle comunità teosofiche dell’attiguo Monte Verità. Pietro compie i primi passi nel mondo dell’arte nella fabbrica di ceramiche fondata dai genitori e conosce lo zio paterno, il pittore Emilio Maria Beretta, presso cui soggiorna varie volte a Parigi. Da sempre appassionato dei classici dell’arte, è grazie all’incontro con Harald Szeeman (avvenuto nel 1978), di cui sostenne la mostra “Monte Verità” in veste di Presidente della Giovane Camera Economica Svizzera, che l’imprenditore inizia ad avvinarsi all’arte contemporanea.
In seguito alla chiusura della Birreria (1982), Pietro comincia a viaggiare ed a praticare la pittura insieme alla seconda moglie, l’arredatrice d’interni Annagret Engelberger, sperimentando per un ventennio diversi generi artistici e tecniche, dal materico-astratto (Tapies, Burri) all’Art Brut e dall’ironia Pop al Nouveau Realisme. Espone in Italia, Francia e Svizzera. Alla morte di Annagret nel 2017 seguono due anni di silenzio, dal quale nel 2019 nascono i Ritratti espressionisti, ricchi di humor, pathos e suggestioni tratte dal fare arte delle avanguardie, il cui eco rimanda alla prima formazione dell’artista nell’aura del genius loci di Monte Verità.
 
 
							
							Le opere della serie traggono ispirazione dalle correnti artistiche del Novecento, dai Fauves al Cubismo, dall’Astrattismo all’Art Brut e Pop art, dal Nouveau Réalisme alla Cracking Art, e sono realizzate utilizzando come supporto delle cassette lignee di vini pregiati.
Un’altra serie affronta con ironia temi della storia recente, oggi più che mai attuali, quali il conflitto in Vietnam e la guerra fredda, l’animalismo, l’ecologia, il pacifismo e la denuncia dell’infibulazione femminile in Africa.
Engelberger e Beretta procedevano nel loro fare artistico come una “singolarità collettiva” in questi colti Jeux d’Amour, d’arts and crafts, all’insegna dell’incontro tra la vita e l’arte - come testimoniano le quattro originali sedie “africane” presenti in mostra. Con la repentina scomparsa della moglie Annagret, nel 2017, la produzione artistica di Pietro Beretta sembra interrompersi, ma, dopo due anni di silenzio, l’Artista realizza una nuova serie, che sarà in esposizione a Jeux d’Amour.
Pietro elabora, a partire dal 2017, la serie di ritratti psicologici ed “espressionisti” Sguardi, già in parte presentata nel 2020 al Museo Civico di Ascona e al Café Imagina Gallery di Venezia, e oggi riproposta in una grande installazione parietale composta come una sorta di flusso di coscienza visivo, in cui il pittore affronta i tòpoi della propria esperienza artistica e umana: dal raffinato espressionismo novecentesco alla Street Art, attraverso le gamme rarefatte e accese dei pigmenti scoperti durante i suoi viaggi in Marocco, alla ricerca del volto di Annagret, compagna di vita e Musa.
Pietro Beretta nasce ad Ascona, nel Canton Ticino, il 27 novembre 1942 - «Lo stesso giorno di Jimi Hendrix». Compiuti gli studi classici, si laurea in ingegneria al Politecnico di Monaco e inizia a dirigere la Birreria Nazionale Locarno, fondata nel 1854 dal nonno Efrem. A casa si respira il clima delle avanguardie, grazie alla madre, Caterina Beretta Giese, «appassionata libera pensatrice» e ceramista, che frequenta il filologo Karol Kéreny e la pittrice Marianne Werefkin, vicini a Kandinsky, Klee, Jung e alla filosofia delle comunità teosofiche dell’attiguo Monte Verità. Pietro compie i primi passi nel mondo dell’arte nella fabbrica di ceramiche fondata dai genitori e conosce lo zio paterno, il pittore Emilio Maria Beretta, presso cui soggiorna varie volte a Parigi. Da sempre appassionato dei classici dell’arte, è grazie all’incontro con Harald Szeeman (avvenuto nel 1978), di cui sostenne la mostra “Monte Verità” in veste di Presidente della Giovane Camera Economica Svizzera, che l’imprenditore inizia ad avvinarsi all’arte contemporanea.
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