Sala dell'Estate

Campania

Sala dell'Estate
La sala dell’Estate fu affrescata negli anni Settanta del Settecento dal pittore Fedele Fischetti (1732-1792) con Proserpina che durante l’Estate ritorna dal regno dei morti alla madre Cerere.

Il tema mitologico allude ancora una volta al ciclo delle Stagioni. Figlia di Cerere, dea della terra e della fertilità, Proserpina fu rapita da Plutone, dio degli Inferi. Dopo che la madre ebbe chiesto a Giove di farla liberare, Proserpina poté ritornare in superficie a patto che trascorresse sei mesi di ogni anno con Plutone. Cerere faceva calare il freddo e il gelo durante i mesi in cui la figlia era assente, come segno di dolore, per poi far risvegliare la natura con l’avvento della primavera e dell’estate, mesi in cui Proserpina poteva far ritorno da sua madre sulla Terra.

L’affresco è completato da putti che  irrompono gioiosi dalle finte balaustre che scandiscono l’illusiva architettura dipinta della volta - opera di Giacomo Funaro, attivo nell’Appartamento Reale tra il 1780-1781 - affaccendati ad arrotare falci, legare covoni e rovesciare grano, attività che rimandano al tema dell’estate. Le sovrapporte -  dipinte da Giovan Battista Rossi (documentato dal 1749-1782) - raffigurano le Arti Liberali.

L’arredo della sala, definita nelle notazioni inventariali del 1799 “Stanza dove dà udienza il re”, è composto da angoliere e consolles con ripiano di marmo di Mondragone, opera di Gennaro Fiore (seconda metà del XVIII sec.), impegnato anche nella realizzazione delle fasciature e degli intagli in stagno e piombo che incorniciano le pareti della sala. Le dorature e le dipinture dei fondi furono eseguite da Bartolomeo di Natale (documentato a Caserta negli anni ottanta del XVIII sec.).

Al centro della sala è posto un tavolino con piano in legno pietrificato.