The End of Utopia. Jacob Hashimoto Emil Lukas
Dal 12 Maggio 2017 al 30 Giugno 2017
Venezia
Luogo: Palazzo Flangini
Indirizzo: Cannaregio 252
Orari: da martedì a domenica 11 -18 (chiuso il lunedì)
Enti promotori:
- Studio la Città Verona
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 045 597 549
E-Mail info: info@studiolacitta.it
Sito ufficiale: http://www.studiolacitta.it
Due artisti americani conosciuti a livello internazionale sono stati invitati da Studio la Città a Palazzo Flangini per allestire una mostra site-specific dedicata al tema della fine dell'utopia.
Addentrandoci nell'era dell’Antropocene, il nostro tributo diventa sempre più evidente. Decenni di sfruttamento ambientale ci hanno lasciato pericolosamente in bilico su tutti i fronti: politico, sociale, economico, naturale, tecnologico e ecologico. Come molti osservatori dell'Antropocene hanno notato, l'umanità stessa è diventata sempre più carnefice piuttosto che vittima del caos planetario.
In questo contesto, il lavoro di Jacob Hashimoto pone un tema di recente rilevanza: se l'arte è discutibilmente un'alterazione dello schema fatto dall'uomo sulla natura - l'ordine dell'uomo sul caos primordiale - allora come cambia il significato dell'arte nel momento in cui ci rendiamo conto che le infrastrutture, i sistemi e gli algoritmi, tutti progettati dall'uomo per avvicinarsi all'utopia, stanno perdendo il loro valore?
Entrando nel piano terra settecentesco del Palazzo, i visitatori incontrano un'immensa e fluttuante scultura site specific costituita da 8.500 aquiloni neri di carta e bambù, sospesi dal soffitto e assemblati in una spettacolare nuvola ondeggiante che sovrasta le loro teste. Quest'opera secondo l'artista vuole essere una scultura densa, non di luce. Superando la sua abituale poetica di elementi paesaggistici fortemente iconici, geometrie e colori vivaci, Hashimoto invece crea qui un'opera monocromatica utilizzando aquiloni ellittici neri con un diametro di 9 pollici. Dopo un attento esame, la superficie rivela tracce appena percettibili di stelle, serigrafate con inchiostro, che diventano indistinte e sfocate mano mano che il visitatore entra nella parte dell'installazione. Emergendo lentamente alla luce, queste stelle - che rimandano sia agli elementi presenti in alcune bandiere che al firmamento - evocano vari simboli della storia dell'arte legati alla superficiale propaganda politica come ai regni celestiali che da queste stelle trascendono.
Il lavoro di Emil Lukas occupa il primo piano dello spazio. Lukas ha creato tre gruppi di opere, separati ma interconnessi: "Lens, Puddles, Threads" [Lenti, Pozzanghere e Fili]. Alla fine del salone, 650 tubi in alluminio, sono assemblati in una sorta di lente gigantesca. Attraverso i tubi saldati uno di fianco all'altro, la scultura concava è quasi iridescente, permette una visione che si sposta a seconda dei movimenti dello spettatore. Dall'angolo destro, la lente focalizza e isola il visitatore, concentrando l'esperienza dell'opera su un'unica fondamentale prospettiva - la posizione dell'osservazione nel Panopticon.
Mentre "Lens" si rivolge alla seduzione data dall'osservazione, i lavori dalle serie "Puddles" sono un vasto microcosmo che unisce a contemporaneamente una progressione impercettibile, quasi geologica del tempo.
Per molti versi, questi lavori sono classificati più come sculture che come dipinti, e si caratterizzano per superfici tirate in concavità a forma di imbuto, grazie ad una trama di fili. Lukas quindi permette alla pittura di raccogliersi in queste concavità formando così delle stratificazioni. Quando il colore asciuga, i pigmenti colano attraverso la tela, macchiando e rivelando la storia delle varie superfici stratificate. I "Threads Paintings" sono delicate sovrapposizioni di fili ancorati su un telaio di legno che incorniciano il retro irregolare di gesso bianco. Questi fili si incrociano uno con l'altro in modo sempre più fitto intorno al perimetro irregolare del telaio, lasciando il centro dell'opera relativamente vuoto.
L'effetto di questa densità disegnata, da una certa distanza, crea una potente illusione ottica di volume. Come il visitatore si avvicina al lavoro, l'intreccio di fili diventa apparente e si svela una delicata atmosfera che scorre su un paesaggio alieno.
Jacob Hashimoto nasce nel 1973 a Greeley, Colorado, U.S.A. Vive e lavora a New York. I suoi lavori sono stati esposti dai più prestigiosi musei americani quali il Museum of Contemporary Art di Chicago, il MOCA Pacific Design Center di Los Angeles, il LACMA - Los Angeles County Museum of Art e lo Schauwerk Sindlefingen in Germania. In Italia ha partecipato ad importanti mostre presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, la Fondazione Querini Stampalia e Palazzo Fortuny a Venice. Hashimoto è rappresentato da Studio la Città, - Verona, Galerie Forsblom - Helsinki, Makasiini Contemporary - Turku e, in America, dalla Mary Boone Gallery di New York e dalla galleria Rhona Hoffman di Chicago. Emil Lukas nasce nel 1964 a Pittsburgh, Stati Uniti. Gli sono state dedicate importanti mostre personali in musei quali The Aldrich Contemporary Art Museum in Connecticut, The Weatherspoon Museum in North Carolina e The Pennsylvania Academy of Fine Arts di Philadelphia.
I suoi lavori sono stati esposti in mostre collettive al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e al The Drawing Center di New York. Le sue opere presenti in importanti collezioni sia private che pubbliche, quali la Collezione Panza in Italia, The Dakis Joannou Collection in Grecia, The Anderson Collection alla Stanford University in California, il Baltimore Museum of Art nel Maryland, il Crystal Bridges Museum of American Art in Arkansas, il Museum of Contemporary Art di San Diego, the Academy of Fine Arts Pennsylvania, la UBS Art Collection and the Weatherspoon Art Museum.
In Italia collabora con Studio la Città dall’inizio degli anni Novanta, con la prima personale nel 1993. Negli Stati Uniti è rappresentato dalla galleria Sperone Westwater di New York e da Hosfet Gallery di San Francisco.
Opening con aperitivo 12 maggio ore 18 - 21
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