Il Costume Walser tra Tradizione e Innovazione

Abito per le grandi festività

 

Dal 16 Luglio 2017 al 03 Settembre 2017

Macugnaga | Verbano-Cusio-Ossola

Luogo: Museo Casa Wlser, Borca / Museo della Montagna e del Contrabbando, Staffa

Indirizzo: Centro Abitato Borca 263

Orari: 10-13 e 14-19

Curatori: Maria Roberta Schranz, Rosangela Cresta, Margherita Rosina, Matteo Augello

Enti promotori:

  • Comitato della Comunità Walser di Macugnaga

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0324 65119

E-Mail info: iat@comune.macugnaga.vb.it

Sito ufficiale: http://www.comune.macugnaga.vb.it



A Macugnaga, l’apertura ufficiale dell’annuale Fiera di San Bernardo l’8 luglio, che già dal giorno precedente vede impegnati gli artisti che si cimentano nel tradizionale concorso di scultura in legno, è l’occasione per inaugurare e aprire al pubblico le mostre “Il Costume Walser tra tradizione e innovazione”.
Il plurale è d’obbligo perché le mostre sono due, in due sedi museali differenti.

Il Museo Casa Walser nella frazione di Borca ospiterà l’esposizione dedicata al “patrimonio vestimentario” della comunità, una ricca e preziosa selezione che consente di ripercorrere con lo sguardo la vita e l’abbigliamento tipico degli antichi Walser di Macugnaga, mentre al Museo della Montagna e del Contrabbando saranno esposte le creazioni di quattro giovani stilisti nate dalla rivisitazione delle peculiarità dell’abbigliamento tradizionale Walser, reinventate grazie all’utilizzo di tessuti tecnici, che permettono una leggerezza materica inaspettata.
Lo sviluppo in chiave moderna, e anche un po’ glamour, si è potuto realizzare grazie alla virtuosa collaborazione che Herno, azienda leader nel pret-a-porter di lusso, ha instaurato con gli organizzatori dell’evento.
Volto a valorizzare il patrimonio socio-culturale con azioni diverse e articolate in più appuntamenti, l’evento clou dell’estate 2017 di Macugnaga è stato promosso dal Comitato della Comunità Walser di Macugnaga insieme gli Enti che vi aderiscono - Comune di Macugnaga, Associazione Alte Lindebaum Gemeinde, Museo Casa Walser di Borca.
Per la specificità dell’argomento hanno collaborato la Walser Verein z’Makana e la Fondazione Antonio Ratti di Como.
In ultimo, ma non ultime, la Fondazione Maria Giussani Bernasconi di Varese, da tempo attiva a sostegno delle tradizione della comunità Walser di Macugnaga e la Fondazione BPN – Banca Popolare di Novara, grazia alla quale si sono potute realizzare le due esposizioni.
Ma prima di scoprire gli esiti del Progetto Herno – le creazioni saranno infatti svelate solo l’8 luglio - o di parlare di Wiarterock (abito da lavoro) o Tracht (abito festivo) è interessante, forse d’obbligo, inquadrare il luogo e la comunità che li ha generati.
Macugnaga, da molti detta “La Perla del Rosa”, è un piccolo paese ai piedi della maestosa Parete Est del Monte Rosa, cresciuto attorno al Dorf, il nucleo abitativo dove intorno al 1200 si sono insediate le genti Walser giunte dalla Svizzera attraverso il Passo del Monte Moro.
Ora bisognerebbe parlare della fascinosa storia dei Walser, ma di loro già molto si è detto e vi è una vasta quanto interessante e ben documentata letteratura. Il Museo Casa Walser ospiterà alcuni abiti tradizionali, da quelli lavorativi a quelli dei giorni di festa, in larga parte femminili che, più di quelli maschili, sono stati tramandati forse anche in virtù del matriarcato che governava la comunità!
Ancor oggi “indumento” d’elezione nelle grandi festività e occasioni importanti, l’abito femminile è tanto complesso quanto ricco, ricco di particolari, di pizzi, di sete e di nastri ma più di tutto ricco per l’oro dei suoi ricami.
Il corpetto (liberock) è di velluto di lino o cotone tendenzialmente nero, ma come si potrà vedere in mostra non mancano quelli colorati, ricamato in filo d’oro zecchino con stelle alpine, non ti scordar di me e spighe di grano, composti in bouquet o in corone; talvolta, ma più rari, sono i ricami con motivi puramente decorativi, che oggi diremmo “astratti”.
L’importanza e la ricchezza di questi corpetti è messa in risalto da tutti gli altri elementi che costituiscono l’abbigliamento completo.
Sono, infatti, indossati sopra a camicie bianche (halbhamd) bordate ai polsi e al collo di pizzi finissimi e sotto a vestiti (rock) neri e senza maniche coperti sul davanti da un grembiule in seta (foscher) tenuto in vita da un nastro anch’esso in seta (bendal), sopra a tutto viene indossato il soprabito (wolihamd) riccamente pieghettato sulla schiena e molto aperto sul davanti in modo da lasciare ben visibili corpetto e grembiule.
Un foulard in seta lavorata e colorata (lumpji) per tradizione viene annodato sul capo, oggi è più spesso portato al braccio, infine il costume si completa con un girocollo d’oro e smalti (hibalti), una spilla (kufu) per fissare il collo di pizzo al corpetto spesso en suite con un paio di orecchini pendenti (huoro linke), e un anello (fingerli).
Molto più semplice è l’abito da lavoro, pesante d’inverno e leggero d’estate è costituito da un veste pieghettata, una camicia senza pizzi ed un grembiule in tela a piccoli disegni floreali. Nelle mezze stagioni si aggiungeva un giacchino nervato allacciato sul davanti, mentre per ripararsi dai geli dell’inverno le donne usavano coprirsi con un grande scialle e un pesante giaccone oltre a coprirsi il capo con un foulard di lana, stretto sotto al mento da uno in cotone.
La ricchezza e complessità di questo abbigliamento, delle parti che lo compongono e dei suoi complementi, è presentata in mostra da una serie di pannelli didattici posti lungo il percorso, ampliati e corredati da immagini che costituiranno parte dei contenuti della brochure di presentazione della serie di eventi e manifestazioni.
Tutto ciò è il punto di partenza per una pubblicazione, che sarà data alle stampe e presentata al pubblico nel 2018, nella quale un pool di studiosi della moda e del tessuto, di pizzi, sete, ricami e gioielli, ma anche di tradizioni socio culturali e politiche degli andamenti migratori, tratteranno i diversi aspetti dell’abbigliamento Walser di Macugnaga. 

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