Cloud Factory - La fabbrica delle idee
Dal 20 Ottobre 2012 al 01 Dicembre 2012
Verona
Luogo: Studio La Città
Indirizzo: via Lungadige Galtarossa 21
Orari: da lunedì a venerdì 9-13/ 15-19; sabato su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 045 597549
E-Mail info: lacitta@studiolacitta.it
Sito ufficiale: http://www.studiolacitta.it
Gli artisti Anna Galtarossa e Daniel González vanno, vengono a e da Mexico City, a e da New York City, a e da Berlino a e da Milano,...e ora a e da Verona dove si fermano per allestire la mostra Cloud Factory presso la galleria Studio la Città.
Anna è il cuore e difatti costruisce uno spazio al centro della galleria che ospita 5 sculture pendenti dal soffitto che ruotano piano, piano, impercettibilmente. Sono corpi sospesi fatti di materiali soffici e colorati, corpi d’arte animati che ci sfiorano, o che sfioriamo, passandoci in mezzo. Corpi fantasmi e spirituali come dice l’artista. Corpi con cui misuriamo il nostro corpo e in questo sta l’italianità del lavoro della Galtarossa, perché la misura tra corpo e spazio è la cifra italiana della nostra arte che in tal modo mantiene il rapporto con l’antichità e che non riesce mai a perdere anche quando adotta forme e materie anticlassiche.
Ecco che questo cuore della mostra è circondato dal corpo della mostra con l’arte di Daniel González a sua vota spazio-corpo che avvolge lo spettatore con una istallazione di ascendenza ironico-concettuale che ci rimanda a Warhol passato, però, attraverso una rilettura cinetico-popolar folklorica e politica. In questo, l’aspetto cruciale della mostra è la messa in opera del rapporto realtà-finzione, verità-menzogna come risulta evidente dagli enormi splash cinetico-pop azzuro-nero-argento sulle pareti e poi dalla recinzione di cartone che finge il ferro battuto e che a sua volta accoglie un finto giardino di scatole di prodotti quotidiani.
Qui nella fantasmagoria di colori cangianti di superfici cromaticamente vibranti l’arte trova un uso che va oltre il visivo, andando verso l’utilità domestica in cui si incontrano natura morta dell’arte e natura viva del fiore e della vita
Anna è il cuore e difatti costruisce uno spazio al centro della galleria che ospita 5 sculture pendenti dal soffitto che ruotano piano, piano, impercettibilmente. Sono corpi sospesi fatti di materiali soffici e colorati, corpi d’arte animati che ci sfiorano, o che sfioriamo, passandoci in mezzo. Corpi fantasmi e spirituali come dice l’artista. Corpi con cui misuriamo il nostro corpo e in questo sta l’italianità del lavoro della Galtarossa, perché la misura tra corpo e spazio è la cifra italiana della nostra arte che in tal modo mantiene il rapporto con l’antichità e che non riesce mai a perdere anche quando adotta forme e materie anticlassiche.
Ecco che questo cuore della mostra è circondato dal corpo della mostra con l’arte di Daniel González a sua vota spazio-corpo che avvolge lo spettatore con una istallazione di ascendenza ironico-concettuale che ci rimanda a Warhol passato, però, attraverso una rilettura cinetico-popolar folklorica e politica. In questo, l’aspetto cruciale della mostra è la messa in opera del rapporto realtà-finzione, verità-menzogna come risulta evidente dagli enormi splash cinetico-pop azzuro-nero-argento sulle pareti e poi dalla recinzione di cartone che finge il ferro battuto e che a sua volta accoglie un finto giardino di scatole di prodotti quotidiani.
Qui nella fantasmagoria di colori cangianti di superfici cromaticamente vibranti l’arte trova un uso che va oltre il visivo, andando verso l’utilità domestica in cui si incontrano natura morta dell’arte e natura viva del fiore e della vita
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