Ritratto di città. La Vicenza di Palladio nelle vedute di Zuccarelli
Dal 01 Aprile 2017 al 23 Luglio 2017
Vicenza
Luogo: Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari
Indirizzo: Contra’ Santa Corona 25
Orari: da martedì a domenica 10-18
Costo del biglietto: Intero € 5, ridotto € 3, gratuito per le scuole, sabato 1 e domenica 2 aprile e le prime domeniche di ogni mese. Chi visita entrambe le esposizioni al Palladio Museum e alle Gallerie d’Italia potrà usufruire del biglietto d’ingresso ridotto nella seconda mostra visitata
Telefono per informazioni: 800.578875
E-Mail info: informazioni@palazzomontanari.com
Sito ufficiale: http://www.gallerieditalia.com
Per la prima volta due versioni della stessa veduta della città di Vicenza, opera di Francesco Zuccarelli, dal titolo Andrea Palladio invita a visitare Vicenza, l’una appartenente alla collezione Intesa Sanpaolo (acquisita dall’allora Banca Commerciale Italiana negli anni Cinquanta da una raccolta londinese), l’altra in prestito dalla collezione privata Matteo Marzotto, sono poste a confronto nella mostra Ritratto di città. La Vicenza di Palladio nelle vedute di Zuccarelli alle Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari di Vicenza dall’1 aprile al 23 luglio 2017.
Al dipinto Andrea Palladio invita a visitare Vicenza, esposto in modo permanente alle Gallerie d’Italia di Vicenza, si affiancherà la versione gemella Veduta di Vicenza con monumenti antichi. Entrambe le opere per l’occasione sono state sottoposte a indagini diagnostiche finalizzate a una migliore comprensione della loro genesi.
In mostra anche le quattro Allegorie delle Stagioni di Zuccarelli (da collezione privata), in passato disperse sul mercato antiquario e riunite dall’attuale proprietario.
L’esposizione, curata da Fabrizio Magani e realizzata in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, vuole essere un omaggio al Palladio e si pone in continuità con la concomitante mostra Andrea Palladio. Il Mistero del Volto in corso al Palladio Museum di Vicenza.
L’apertura al pubblico coincide con il Festival Città Impresa di Vicenza che vedrà un articolato calendario di incontri in città. Per l’occasione, sabato 1 e domenica 2 aprile l’ingresso alle Gallerie d’Italia sarà gratuito.
I quadri di Francesco Zuccarelli sono testimonianza dell’interesse che nel corso del Settecento si diffuse in Europa verso l’architetto vicentino e raccontano la città con gli occhi dell’autore che l’ha modellata. In entrambe le opere a confronto, infatti, appare in primo piano il ritratto di Palladio che illustra la città all’architetto inglese Inigo Jones e ad un terzo, misterioso personaggio. In tal modo Zuccarelli offre il suo contributo alla soluzione dell’enigma del volto di Palladio, che ancora non si conosce con certezza.
Le due opere, inoltre, attestano un inedito legame tra Zuccarelli e Palazzo Leoni Montanari. Dagli studi svolti in occasione della mostra è emerso che per la figura di Palladio e per la pianta del teatro che l’architetto tiene in mano, Zuccarelli si ispirò alle illustrazioni contenute nel volume Del Teatro Olimpico di Andrea Palladio in Vicenza (1733) scritto dal conte Giovanni Montenari, che a quel tempo abitava proprio nel Palazzo, oggi sede museale di Intesa Sanpaolo. In tal modo, il Palazzo che ospita questa esposizione è esso stesso contenuto nella narrazione, protagonista non secondario della storia che con la mostra si vuole raccontare.
Il ritratto di Vicenza
Il punto da cui si apre lo scorcio di Zuccarelli è precisamente il belvedere di Villa Borsello Volpe, che sorge lungo la salita che porta a Monte Berico, centro nevralgico della religiosità vicentina. Accanto all’ingresso di questa villa iniziano i portici disegnati da Francesco Muttoni, in costruzione a partire dal 7 marzo 1746, data della solenne inaugurazione del cantiere. Nel dipinto di Zuccarelli, sono raffigurate infatti due donne mentre si recano al santuario e, uscendo da Porta Lupia, incontrano alcuni mendicanti pronti a chiedere l’elemosina. Questa scenetta offre pertanto un indizio cronologico, considerando che la costruzione dei portici procedeva a rilento, tra molte difficoltà legate anche al carattere geofisico del terreno.
La raffigurazione urbana proposta da Zuccarelli non coincide esattamente con la realtà e diventa un curioso capriccio di preponderante carattere allegorico. La descrizione pittorica pone volutamente in risalto alcuni edifici di particolare importanza simbolica.
Nelle vedute panoramiche sorprende infatti la posizione “errata” della villa “la Rotonda”, inserita deliberatamente vicino all’abbazia dei Santi Felice e Fortunato, a baluardo del lato occidentale della città. La Rotonda, emblema della perfezione formale, apre pertanto un itinerario ideale alla scoperta della Vicenza palladiana, in cui spiccano Palazzo Civena Trissino e Palazzo della Ragione, due progetti legati al periodo degli anni quaranta quando inizia la consacrazione pubblica del maestro.
Si aggiungono in seguito la cupola del Duomo, fortemente modificata rispetto alla realtà, e l’Arco trionfale di Campo Marzo, eretto nel 1608, attribuito erroneamente al Palladio. Osservando il restante tessuto urbano, cadenzato da numerosi campanili e torri, è possibile individuare altri venti edifici religiosi e civici, sorti in vari momenti storici, dipinti spesso in modo sommario.
Non deve sorprendere che il pittore crei il ritratto di un abitato che in realtà non conosce alla perfezione, anche se sicuramente ha avuto l’occasione di attraversarlo più volte nel corso dei suoi spostamenti, senza interiorizzare però la scansione interna del tessuto urbano. Le sue opere probabilmente soddisfano la richiesta di collezionisti di vedute. Zuccarelli non intende concentrarsi sul mero dato topografico e si accontenta di trovare il disegno realistico o verosimile di alcuni edifici pubblici e privati, di particolare importanza rappresentativa.
È evidente che le vedute di Vicenza non nascono en plein air e che il suo progetto poteva prendere forma anche in seguito alla consultazione di alcuni libri e stampe, presenti facilmente nella biblioteca di un cultore palladiano.
È una terra amena quella che si apre allo sguardo, chiusa all’orizzonte dall’anello dei monti, nello stile della grazia e dell’affabilità remota tipiche dell’artista.
Il ritratto di Palladio
Con le sue opere Zuccarelli offre il suo personale contributo nel restituirci un ritratto di Palladio, che ancora oggi non si conosce con certezza. In particolare, il volto abbozzato nei dipinti di Zuccarelli deriva da un modello che all’epoca era considerato veridico: il ritratto “vicentino” di Palladio contenuto nel volume Del Teatro Olimpico (Padova 1733 e 1749), scritto dal conte Giovanni Montenari.
Per una curiosa circostanza fortuita, si tratta proprio di quel Giovanni Montenari che all’epoca era proprietario del Palazzo dove oggi è custodita, nell’ambito della collezione Intesa Sanpaolo, proprio una delle vedute di Zuccarelli contenente la raffigurazione del Palladio. Ciò a conferma del fatto che, a partire dagli anni ’30 del Settecento, il Palazzo Leoni Montanari in contra’ Santa Corona era luogo di importanti dialoghi e incontri culturali.
La narrazione allegorica di Zuccarelli, inoltre, coinvolge Palladio e i suoi seguaci seicenteschi d’Oltremanica, meritevoli di aver diffuso la lezione del maestro veneto nella cultura inglese come supporto ai propri valori al contempo estetici e politici. Infatti, vediamo il celebre architetto mentre consegna un rotolo che contiene uno dei suoi progetti, la pianta dell’Olimpico, all’architetti inglese Inigo Jones, accompagnato da un terzo personaggio non identificato. Da sottolineare l’incongruenza temporale dell’incontro: Jones si reca a Vicenza nel 1613, ben trentatré anni dopo la morte di Palladio, ma trae comunque enorme profitto grazie all’acquisto di diversi disegni autografi del defunto costruttore. La recente storiografia ha affrontato in modo particolarmente approfondito tale episodio storico, con un accento sulla portata simbolica del viaggio italiano di Inigo Jones. Arrivato a Vicenza, non perde di certo l’occasione di contemplare vari aspetti dell’architettura interna dell’Olimpico, eseguendo forse anche un secondo sopralluogo nel 1614, prima del ritorno in Inghilterra. Considerando il suo vivo interesse per lo spazio scenico, non stupisce che il libro in mano ad Andrea Palladio raffiguri la pianta dell’Olimpico, anch’esso secondo una raffigurazione tratta dal volume del conte Montenari.
Queste peculiarità consentono di ipotizzare che le vedute di Zuccarelli siano state contemplate per un pubblico anglosassone, ben informato sulla cultura italiana, appassionato dell’arte antica e moderna e promotore del revival palladiano sul proprio territorio. Una committenza memore e orgogliosa delle imprese culturali della cerchia seicentesca di Whitehall, affiliata al re Carlo I Stuart, giustiziato nel 1649 a causa anche del suo sentimento filocattolico. C’è da chiedersi se la committenza di Zuccarelli conoscesse questi aspetti meno palesi della rappresentazione allegorica e se era nel suo intento celebrare una memoria “dimenticata”, promuovendo il ricordo di alcuni personaggi venerati soprattutto da una minoranza culturale, che viveva l’esperienza del viaggio italiano con particolare enfasi emotiva, quasi come un pellegrinaggio alla scoperta dei luoghi d’origine del proprio credo al contempo religioso e culturale.
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