Verso Monet. Il paesaggio dal Seicento al Novecento
Dal 22 Febbraio 2013 al 04 Maggio 2013
Vicenza
Luogo: Basilica Palladiana
Indirizzo: piazza dei Signori
Telefono per informazioni: +39 044 4320493
E-Mail info: uffmostre@comune.vicenza.it
Sito ufficiale: http://www.comune.vicenza.it/basilica/mostre.htm
Il secondo capitolo delle esposizioni a Verona e a Vicenza, è dedicato alla storia del paesaggio in Europa e in America dal Seicento al Novecento. Così, nell’analisi dei maggiori generi pittorici, alla prima esposizione riservata alla storia dello sguardo e dunque alla vicenda del ritratto ma anche alla descrizione del corpo, seguirà questa che intende raccontare lo studio della natura a partire dal XVII secolo, per giungere ad alcuni dei maggiori pittori del secondo Novecento.
Facendo ricorso a una novantina di dipinti provenienti come sempre da alcuni tra i maggiori musei del mondo, e da alcune preziose collezioni private, la mostra sarà divisa in sette sezioni, che descriveranno i momenti fondamentali legati alla narrazione della natura come fatto autonomo e indipendente rispetto all’inserimento delle figure. Insomma, quella sorta di emancipazione dell’immagine quando il paesaggio non è più visto come semplice fondale scenografico, ma campeggia quale divinità assoluta e dominante.
Per questo motivo la mostra prenderà in esame i punti di snodo di una vicenda che diventerà sempre più centrale nella storia dell’arte, fino a giungere all’Ottocento, che a buon diritto è stato denominato “il secolo della natura”. Quindi, senza allargarsi a innumerevoli e frazionate esperienze, starà piuttosto stretta ai cardini fondamentali. E in questo senso il titolo dell’esposizione sancisce l’idea dell’enorme cambiamento attuato da Claude Monet a partire dalla seconda metà degli anni sessanta del XIX secolo, lui impegnato in quel momento a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Monet che trapassa dal senso pur nobile della realtà, che a Corot prima di lui giungeva da una tradizione secolare – evidenziata in questa mostra –, e si spinge con le ninfee finali, ma già con le “serie” dell’ultimo decennio dell’Ottocento, verso il campo aperto di un paesaggio che non dimenticando appunto la realtà si appoggia quasi totalmente ormai sull’esperienza interiore. Aprendo così ad alcune delle manifestazioni più belle e nuove della natura dipinta nel corso del Novecento. Monet dunque quale paradigma del nuovo paesaggio, il punto di attraversamento tra un prima e un poi. Per questo motivo, la sua presenza coprirà quasi un terzo dell’intera esposizione, con venticinque dipinti. Una vera e propria mostra nella mostra.
Come detto le sezioni saranno sette, e così si succederanno:
1. IL SEICENTO. IL VERO E IL FALSO DELLA NATURA
2. IL SETTECENTO. L’ETA’ DELLA VEDUTA
3. IL PAESAGGIO ROMANTICO
4. REALISMI
5. MONET E LA NUOVA IDEA DI NATURA
6. L’IMPRESSIONISMO E IL PAESAGGIO
7. IL PAESAGGIO DEL NOVECENTO
Per cui la mostra trascorrerà dalle esperienze fondamentali di Lorrain e Poussin nel XVII secolo per documentare il passaggio dal falso al vero della natura, per andare poi nell’Olanda sempre seicentesca di Van Ruisdael e Hobbema tra gli altri. Per incontrare quindi subito alcuni artisti che sono stati pietre miliari per la nuova immagine della natura. Come diranno bene talune vicende successive, nel Settecento e ancora nell’Ottocento. Per il Settecento si è scelto un suggestivo, e importante, affondo veneziano tra Canaletto, Bellotto e Guardi a sintetizzare la meravigliosa età della veduta.
Per entrare poi nel XIX secolo, con le figure imprescindibili di Turner, Constable e Friedrich, coloro che ridisegnano l’idea della natura entro il nuovo spirito romantico. I vari realismi porteranno quindi la mostra tra la Francia di Barbizon, la Scandinavia, l’Est Europa e l’America della Hudson River School. Fino a che giunge Monet a rovesciare, utilizzando dapprima gli elementi proprio del realismo, il concetto di paesaggio dipinto. E lasciandosi così affiancare dai compagni impressionisti e post impressionisti, da Renoir a Sisley, da Pissarro a Caillebotte. Per giungere alle esperienze fondamentali di Van Gogh, Gauguin e Cézanne.
Il capitolo finale dedicato al Novecento, farà sintesi degli esiti post ottocenteschi e poi nuovissimi, da Bonnard a Matisse a Picasso, fino ad alcune esperienze astratte sia europee che americane, da de Staël a de Kooning e Pollock. Per chiudersi con alcuni, pochi pittori che nel secondo Novecento, e fino a oggi, hanno dato il senso di un nuovo modo di tenere accesa la fiamma della natura descritta, da Diebenkorn a Andrew Wyeth in America fino a López Garcia e Richter in Europa.
Vicenza, Basilica Palladiana
22 febbraio – 4 maggio 2014
Facendo ricorso a una novantina di dipinti provenienti come sempre da alcuni tra i maggiori musei del mondo, e da alcune preziose collezioni private, la mostra sarà divisa in sette sezioni, che descriveranno i momenti fondamentali legati alla narrazione della natura come fatto autonomo e indipendente rispetto all’inserimento delle figure. Insomma, quella sorta di emancipazione dell’immagine quando il paesaggio non è più visto come semplice fondale scenografico, ma campeggia quale divinità assoluta e dominante.
Per questo motivo la mostra prenderà in esame i punti di snodo di una vicenda che diventerà sempre più centrale nella storia dell’arte, fino a giungere all’Ottocento, che a buon diritto è stato denominato “il secolo della natura”. Quindi, senza allargarsi a innumerevoli e frazionate esperienze, starà piuttosto stretta ai cardini fondamentali. E in questo senso il titolo dell’esposizione sancisce l’idea dell’enorme cambiamento attuato da Claude Monet a partire dalla seconda metà degli anni sessanta del XIX secolo, lui impegnato in quel momento a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Monet che trapassa dal senso pur nobile della realtà, che a Corot prima di lui giungeva da una tradizione secolare – evidenziata in questa mostra –, e si spinge con le ninfee finali, ma già con le “serie” dell’ultimo decennio dell’Ottocento, verso il campo aperto di un paesaggio che non dimenticando appunto la realtà si appoggia quasi totalmente ormai sull’esperienza interiore. Aprendo così ad alcune delle manifestazioni più belle e nuove della natura dipinta nel corso del Novecento. Monet dunque quale paradigma del nuovo paesaggio, il punto di attraversamento tra un prima e un poi. Per questo motivo, la sua presenza coprirà quasi un terzo dell’intera esposizione, con venticinque dipinti. Una vera e propria mostra nella mostra.
Come detto le sezioni saranno sette, e così si succederanno:
1. IL SEICENTO. IL VERO E IL FALSO DELLA NATURA
2. IL SETTECENTO. L’ETA’ DELLA VEDUTA
3. IL PAESAGGIO ROMANTICO
4. REALISMI
5. MONET E LA NUOVA IDEA DI NATURA
6. L’IMPRESSIONISMO E IL PAESAGGIO
7. IL PAESAGGIO DEL NOVECENTO
Per cui la mostra trascorrerà dalle esperienze fondamentali di Lorrain e Poussin nel XVII secolo per documentare il passaggio dal falso al vero della natura, per andare poi nell’Olanda sempre seicentesca di Van Ruisdael e Hobbema tra gli altri. Per incontrare quindi subito alcuni artisti che sono stati pietre miliari per la nuova immagine della natura. Come diranno bene talune vicende successive, nel Settecento e ancora nell’Ottocento. Per il Settecento si è scelto un suggestivo, e importante, affondo veneziano tra Canaletto, Bellotto e Guardi a sintetizzare la meravigliosa età della veduta.
Per entrare poi nel XIX secolo, con le figure imprescindibili di Turner, Constable e Friedrich, coloro che ridisegnano l’idea della natura entro il nuovo spirito romantico. I vari realismi porteranno quindi la mostra tra la Francia di Barbizon, la Scandinavia, l’Est Europa e l’America della Hudson River School. Fino a che giunge Monet a rovesciare, utilizzando dapprima gli elementi proprio del realismo, il concetto di paesaggio dipinto. E lasciandosi così affiancare dai compagni impressionisti e post impressionisti, da Renoir a Sisley, da Pissarro a Caillebotte. Per giungere alle esperienze fondamentali di Van Gogh, Gauguin e Cézanne.
Il capitolo finale dedicato al Novecento, farà sintesi degli esiti post ottocenteschi e poi nuovissimi, da Bonnard a Matisse a Picasso, fino ad alcune esperienze astratte sia europee che americane, da de Staël a de Kooning e Pollock. Per chiudersi con alcuni, pochi pittori che nel secondo Novecento, e fino a oggi, hanno dato il senso di un nuovo modo di tenere accesa la fiamma della natura descritta, da Diebenkorn a Andrew Wyeth in America fino a López Garcia e Richter in Europa.
Vicenza, Basilica Palladiana
22 febbraio – 4 maggio 2014
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