Marco Ferri. D’Altro Canto
Dal 23 Luglio 2021 al 15 Agosto 2021
Tarquinia | Viterbo
Luogo: Auditorium San Pancrazio
Indirizzo: Via delle Torri 15
Orari: tutti i giorni 10 -13 | 17 - 20
Enti promotori:
- Società Tarquiniense d’Arte e Storia della Città di Tarquinia
- Premio Città di Tarquinia “Luciano Marziano-Vasco Palombini”
- Patrocinio del MiC - Ministero della Cultura
Telefono per informazioni: +39 0766.858194
E-Mail info: tarquiniense@gmail.com Sito:
Sito ufficiale: http://www.artestoriatarquinia.it
La Società Tarquiniense d’Arte e Storia della Città di Tarquinia, nell’ambito del Premio Città di Tarquinia “Luciano Marziano-Vasco Palombini”, è lieta di presentare D’Altro Canto, personale dell’artista Marco Ferri che inaugurerà venerdì 23 luglio 2021 alle ore 18.00 presso il prestigioso spazio dell’ Auditorium San Pancrazio a Tarquinia. La mostra è accompagnata da catalogo con un testo critico di Marcello Carriero.
La mostra, che si colloca nel solco degli intenti del Premio, ossia promuovere e valorizzare la produzione ceramica contemporanea, artistica e artigiana, propone uno spaccato sull’opera del tarquiniese Marco Ferri, non solo perché eccellenza del territorio, ma anche quale figura profondamente legata a Luciano Marziano e Vasco Palombini, personalità cui si lega ed è dedicato l’omonimo premio. In particolare fu Luciano Marziano a caldeggiare e sostenere la carriera di Marco Ferri scrivendo di lui, in occasione della mostra La Terra e il Fuoco. Arteinceramica a Tarquinia del 2007, dove furono esposte sculture ceramiche acrome: “Avvolte in un’aura di sacralità le forme elaborate da Marco Ferri rimandano alla morbidezza tondeggiante della pietra levigata dal trascorrere del tempo, alla struttura chiusa, compatta delle sculture cicladiche. […] Proponendosi come segnali, ad esse è connaturata la dimensione totemica”.
Con la mostra D’Altro Canto di Marco Ferri, STAS intende avviare un percorso sui protagonisti della Tuscia, attraverso dei focus precisi capaci di restituire all’osservatore l’importanza del lavoro artistico legato al territorio ma simultaneamente dal valore nazionale e internazionale. Nel progetto, già nel titolo D’Altro Canto, specifica Alessandra Sileoni, presidentessa di STAS, “Marco Ferri si richiama e gioca a mettere in risalto il contesto espositivo. Oggi auditorium, la chiesa di San Pancrazio ha rappresentato nelle fasi più alte della medievale Corneto, il fulcro della vita religiosa ma anche civile, in quanto vi si officiavano le cerimonie ufficiali e qui si riunivano alcune confraternite. In realtà, il titolo è ambivalente e mira ad esprimere l’idea, propria dell’artista, per cui la visione dell’opera è soggettiva, e cambia a seconda di chi ne gode e in base al punto di visuale”. Continua e precisa nella prefazione in catalogo: “promuovere l’immagine di un artista tarquiniese con una mostra nell’ambito del Premio Città di Tarquinia “Luciano Marziano-Vasco Palombini”, ripercorrendone l’intento di valorizzare a livello nazionale la produzione ceramica contemporanea […] rappresenta il lascito sedimentato di pratiche antiche. La formazione artistica di Marco Ferri ne è riprova, poiché i suoi esordi lo vedono impegnato nella sperimentazione del bucchero, quale tentativo di recupero delle proprie radici; partecipa all’esperienza dell’Etruscu-ludens di Sebastian Matta e si forma a livello pittorico anche a fianco di Brian Mobbs”.
Ancora, è Marcello Carriero nel testo che accompagna il catalogo a scrivere di Marco Ferri: “Abbandonato il referente figurativo, le opere di Ferri esulano sia da una forma chiusa, sia della cifra stilistica nonché da un campo circoscritto perché si insinuano nelle più complesse grane della materia che ritorna, infatti, nel decoro, il cui ritmo supera la semplice composizione per farsi flusso, ripetizione e verso, poiché mai si blocca in una definizione permanente, continua, infatti, in una direzione che è invito al movimento dell’occhio”.
L’Auditorium San Pancrazio, immaginato come un ideale palcoscenico per le opere di Marco Ferri, sarà scenograficamente ritmato da quadri e sculture, con inserti fittili e innesti in ceramica e anche da sculture ceramiche, appartenenti alla più recente produzione dell’artista. Lavori che indagano il delicato rapporto con il colore e la luce, relazione atavica da un lato e calata nel solco delle indagini espressive e astratte del Novecento dall’altro, oltre a rendere evidente quello particolare fra l’artista e i due elementi costruttivi del pensiero artistico da sempre.
In particolare si evidenziano i cosiddetti lavori con le “alette” che, oltre ad innescare un rapporto empatico e giocato sul sentimento con lo spettatore, suggeriscono movimento all’opera grazie all’interscambio tra l’opera e chi la guarda. Proprio questo scambio continuo tra chi guarda e chi espone è nodale nell’opera di Ferri. Forme e segni, di matrice geometrica, non raccontano una storia precisa ma suggeriscono, nel frammento, una possibile connessione con un conosciuto ma dal valore collettivo. In tal senso, le opere di Marco Ferri narrano se stesse e il loro contenuto si esplicita nella forma stessa che, nelle sculture in ceramica, in particolare, aprono visioni nascono alla terza dimensione, coinvolgendo e avvolgendo lo spettatore in una dimensione tanto fisica quanto intellettuale. L’interscambio è continuo: chi crea l’opera è l’autore, ma è l’opera stessa a suggerisce il risultato.
La mostra, che si colloca nel solco degli intenti del Premio, ossia promuovere e valorizzare la produzione ceramica contemporanea, artistica e artigiana, propone uno spaccato sull’opera del tarquiniese Marco Ferri, non solo perché eccellenza del territorio, ma anche quale figura profondamente legata a Luciano Marziano e Vasco Palombini, personalità cui si lega ed è dedicato l’omonimo premio. In particolare fu Luciano Marziano a caldeggiare e sostenere la carriera di Marco Ferri scrivendo di lui, in occasione della mostra La Terra e il Fuoco. Arteinceramica a Tarquinia del 2007, dove furono esposte sculture ceramiche acrome: “Avvolte in un’aura di sacralità le forme elaborate da Marco Ferri rimandano alla morbidezza tondeggiante della pietra levigata dal trascorrere del tempo, alla struttura chiusa, compatta delle sculture cicladiche. […] Proponendosi come segnali, ad esse è connaturata la dimensione totemica”.
Con la mostra D’Altro Canto di Marco Ferri, STAS intende avviare un percorso sui protagonisti della Tuscia, attraverso dei focus precisi capaci di restituire all’osservatore l’importanza del lavoro artistico legato al territorio ma simultaneamente dal valore nazionale e internazionale. Nel progetto, già nel titolo D’Altro Canto, specifica Alessandra Sileoni, presidentessa di STAS, “Marco Ferri si richiama e gioca a mettere in risalto il contesto espositivo. Oggi auditorium, la chiesa di San Pancrazio ha rappresentato nelle fasi più alte della medievale Corneto, il fulcro della vita religiosa ma anche civile, in quanto vi si officiavano le cerimonie ufficiali e qui si riunivano alcune confraternite. In realtà, il titolo è ambivalente e mira ad esprimere l’idea, propria dell’artista, per cui la visione dell’opera è soggettiva, e cambia a seconda di chi ne gode e in base al punto di visuale”. Continua e precisa nella prefazione in catalogo: “promuovere l’immagine di un artista tarquiniese con una mostra nell’ambito del Premio Città di Tarquinia “Luciano Marziano-Vasco Palombini”, ripercorrendone l’intento di valorizzare a livello nazionale la produzione ceramica contemporanea […] rappresenta il lascito sedimentato di pratiche antiche. La formazione artistica di Marco Ferri ne è riprova, poiché i suoi esordi lo vedono impegnato nella sperimentazione del bucchero, quale tentativo di recupero delle proprie radici; partecipa all’esperienza dell’Etruscu-ludens di Sebastian Matta e si forma a livello pittorico anche a fianco di Brian Mobbs”.
Ancora, è Marcello Carriero nel testo che accompagna il catalogo a scrivere di Marco Ferri: “Abbandonato il referente figurativo, le opere di Ferri esulano sia da una forma chiusa, sia della cifra stilistica nonché da un campo circoscritto perché si insinuano nelle più complesse grane della materia che ritorna, infatti, nel decoro, il cui ritmo supera la semplice composizione per farsi flusso, ripetizione e verso, poiché mai si blocca in una definizione permanente, continua, infatti, in una direzione che è invito al movimento dell’occhio”.
L’Auditorium San Pancrazio, immaginato come un ideale palcoscenico per le opere di Marco Ferri, sarà scenograficamente ritmato da quadri e sculture, con inserti fittili e innesti in ceramica e anche da sculture ceramiche, appartenenti alla più recente produzione dell’artista. Lavori che indagano il delicato rapporto con il colore e la luce, relazione atavica da un lato e calata nel solco delle indagini espressive e astratte del Novecento dall’altro, oltre a rendere evidente quello particolare fra l’artista e i due elementi costruttivi del pensiero artistico da sempre.
In particolare si evidenziano i cosiddetti lavori con le “alette” che, oltre ad innescare un rapporto empatico e giocato sul sentimento con lo spettatore, suggeriscono movimento all’opera grazie all’interscambio tra l’opera e chi la guarda. Proprio questo scambio continuo tra chi guarda e chi espone è nodale nell’opera di Ferri. Forme e segni, di matrice geometrica, non raccontano una storia precisa ma suggeriscono, nel frammento, una possibile connessione con un conosciuto ma dal valore collettivo. In tal senso, le opere di Marco Ferri narrano se stesse e il loro contenuto si esplicita nella forma stessa che, nelle sculture in ceramica, in particolare, aprono visioni nascono alla terza dimensione, coinvolgendo e avvolgendo lo spettatore in una dimensione tanto fisica quanto intellettuale. L’interscambio è continuo: chi crea l’opera è l’autore, ma è l’opera stessa a suggerisce il risultato.
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