Infatti, seppur trattandosi di copie e non degli originali, fino ad aprile sarà possibile recarsi nel convento di San Domenico Maggiore ed ammirare, in ordine cronologico, i capolavori più celebri della storia dell’arte, riprodotti su pannelli retroilluminati in dimensione reale, dall’effetto incredibilmente realistico che amplifica la percezione di un dipinto vero e proprio.
Il progetto Le Mostre Impossibili – L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità digitale, è stato ideato e diretto da Renato Parancandolo, con la direzione scientifica di Ferdinando Bologna, sta girando l’Italia da qualche anno e anche tutto il mondo, da Chicago a Malta.
Questa mostra espone diciassette riproduzioni di dipinti di Leonardo, trentasette di Raffaello e ben sessantaquattro di Caravaggio, realizzate sulla base di procedimenti digitali sofisticatissimi, che non sarebbero stati pensabili, e ancor meno fattibili, anche soltanto quindici anni fa.
Già avviate nel 2003, con l’esposizione dedicata al Caravaggio negli spazi di Castel Sant’Elmo a Napoli, le “mostre impossibili” hanno cono- sciuto nell’arco di un decennio un considerevole successo. La nuova iniziativa, che si tiene, nella stessa città di avvio di tali rassegne, nel com- plesso conventuale di San Domenico Maggiore, raduna semplicemente i materiali finora oggetto di mostre monografiche dedicate a tre prota- gonisti della storia dell’arte in Italia in età moderna, senz’alcuna intenzio- ne di stabilire nessi tra gli stessi. Ciò non rientra, per il momento, nelle finalità delle “mostre impossibili”. Le tre unità della mostra vanno pertan- to considerate, secondo un ordine rigorosamente cronologico – comin- ciando dal più ristretto nucleo dedicato a Leonardo da Vinci, continuan- do con quello riservato a Raffaello Sanzio e concludendosi con la più folta sezione caravaggesca –, come momenti distinti e non comunicanti.
La sezione più corposa della mostra, dunque, è quella incentrata sul Caravaggio. E, in quanto include un numero amplissimo di opere del maestro, essa realizza una mostra dell’opera del Caravaggio senza precedenti; e non solo perché è molto più comprensiva di quanto non riuscirono a essere tutte le altre mostre organizzate durante l’ultimo mezzo secolo, a incominciare da quella foltissima e giustamente celebre del 1951 a Milano, bensì perché, a causa dei proibitivi impedimenti deri- vanti da ragioni diverse e intrecciate, quali lo stato di conservazione, la saldezza dei supporti, l’ampiezza delle dimensioni, la difficoltà della rimozione e i rischi del trasporto, una mostra di altrettante opere origina- li del Caravaggio era e resta impossibile in assoluto. Non per nulla, il sottotitolo dell’impresa del 2003 e di quella odierna parla appunto di “mostra impossibile”.
Già avviate nel 2003, con l’esposizione dedicata al Caravaggio negli spazi di Castel Sant’Elmo a Napoli, le “mostre impossibili” hanno cono- sciuto nell’arco di un decennio un considerevole successo. La nuova iniziativa, che si tiene, nella stessa città di avvio di tali rassegne, nel com- plesso conventuale di San Domenico Maggiore, raduna semplicemente i materiali finora oggetto di mostre monografiche dedicate a tre prota- gonisti della storia dell’arte in Italia in età moderna, senz’alcuna intenzio- ne di stabilire nessi tra gli stessi. Ciò non rientra, per il momento, nelle finalità delle “mostre impossibili”. Le tre unità della mostra vanno pertan- to considerate, secondo un ordine rigorosamente cronologico – comin- ciando dal più ristretto nucleo dedicato a Leonardo da Vinci, continuan- do con quello riservato a Raffaello Sanzio e concludendosi con la più folta sezione caravaggesca –, come momenti distinti e non comunicanti.
La sezione più corposa della mostra, dunque, è quella incentrata sul Caravaggio. E, in quanto include un numero amplissimo di opere del maestro, essa realizza una mostra dell’opera del Caravaggio senza precedenti; e non solo perché è molto più comprensiva di quanto non riuscirono a essere tutte le altre mostre organizzate durante l’ultimo mezzo secolo, a incominciare da quella foltissima e giustamente celebre del 1951 a Milano, bensì perché, a causa dei proibitivi impedimenti deri- vanti da ragioni diverse e intrecciate, quali lo stato di conservazione, la saldezza dei supporti, l’ampiezza delle dimensioni, la difficoltà della rimozione e i rischi del trasporto, una mostra di altrettante opere origina- li del Caravaggio era e resta impossibile in assoluto. Non per nulla, il sottotitolo dell’impresa del 2003 e di quella odierna parla appunto di “mostra impossibile”.