Altare Argenteo di San Jacopo

Pistoia, Piazza del Duomo

 
  • Artista: Filippo Brunelleschi
  • Dove: Pistoia, Piazza del Duomo
  • Realizzazione: 1287 - 1456
  • Indirizzo: Piazza del duomo
 
DESCRIZIONE:
Nel 1287 il Generale Consiglio del Comune e del Popolo di Pistoia, d'intesa con gli Operai dell'Opera di San Jacopo, approvò l'esecuzione di una tavola di argento con i dodici apostoli (che probabilmente includeva anche la figura della Madonna col Bambino) da porre sopra l'altare di S.Jacopo. Oltre questa tavola ve n'era un'altra ad uso di paliotto, come risulta da un documento del 1294. Nel 1293 l'altare subì il furto perpetrato da Vanni Fucci ricordato anche da Dante (Inf. XXIV) in occasione del quale sarebbe stato danneggiato il dossale e il paliotto. Le riparazioni furono affidate per il dossale ad un maestro di nome Andrea e per il paliotto all'orafo Lapo di Struffaldo. Un altro furto, nel 1314, asportò due apostoli dal dossale e ancora una volta intervenne l'orafo Andrea. Nel 1316 gli Operai decisero di allogare un nuovo paliotto ad Andrea di Jacopo di Ognabene da Pistoia che Lucia Gai (1983) ha ipotizzato essere l'orafo Andrea ricordato nei documenti precedenti. Nel primo quarto del XIV secolo all'altare si aggiunse un Crocifisso affiancato dalla Madonna e San Giovanni dolenti e, in basso, una predella. Nel 1349 gli Operai allogarono a Maestro Giglio Pisano la statua di S.Jacopo (completata nel 1353) che si trova adesso in mezzo al dossale. A partire dal 1361 si decise di rivestire i fianchi dell'altare con rilievi che illustrassero episodi del Nuovo Testamento sul fronte, scene dell'Antico sul lato sinistro, le storie di San Jacopo sul lato destro. Il paliotto sinistro fu eseguito dagli orafi fiorentini Francesco Niccolai e Leonardo di San Giovanni (1361-1364), quello destro completato dal solo Leonardo di San Giovanni (1367-72) a cui Vasari, forse per l'iscrizione presente sul fianco sinistro, riferisce la paternità dell'intero altare (ed. Milanesi, I, p. 433). Nel 1386 gli Operai allogarono quattro statuette a Maestro Piero d'Arrigo Tedesco che operò una completa risistemazione del dossale, dove trovava posto la statua di San Jacopo in trono e venivano distribuiti su due file le figure degli apostoli e della Madonna con il Bambino. Stilisticamente prossime all'intervento di Piero anche le parti comprese nella predella con busti di evangelisti e santi. Nel 1394 Nofri di Buto da Firenze e a Atto Braccini realizzarono varie figure tra cui le teorie di angeli ed il Cristo benedicente in mandorla dell'ordine superiore su disegno del pittore Giovanni di Bartolomeo Cristiani. L'altare fu consacrato ultimati questi lavori nel 1399. Ma gli interventi decorativi non erano ancora terminati: nel 1400 vi lavorarono gli artisti della Compagnia di Leonardo di Mazzeo Ducci e tra questi Filippo Brunelleschi, che realizzò probabilmente due busti di profeti, un S.Agostino e un evangelista. Nel 1409 lavorò all'altare Niccolò di Ser Guglielmo a cui spettano forse altre figure di Evangelisti, seguirono gli interventi di Domenico da Imola, di altri orafi pistoiesi e, infine, di Piero d'Antonio da Pisa nel 1456. L'altare, protetto da sportelli e inserito in una struttura lignea, fu coronato nel 1490 da una pala in terracotta con la Resurrezione di Cristo di Benedetto Buglioni. Nel 1606 "fu smontato e rimontato e integrato da parti decorative", nel 1648 fu tolta la pala del Buglioli, consolidato e ripulito. Nel 1785, distrutta la Cappella di S.Jacopo, l'altare fu ricomposto nella cappella di S.Rocco ad opera dell'orafo Francesco Ripaioli che dispose parte delle decorazioni su un unico piano. Dopo il 1790 sotto il dossale furono aggiunti due registri: uno di foggia neogotica integrato da Allegorie di Virtù databili tardo rinascimentali derivate da un altro arredo; l'altro con tre formelle con decorazioni tardo barocche. Nel 1943 l'altre fu smontato per salvaguardarlo dai pericoli bellici. Nel 1953, dopo un completo restauro fu rimontato e posto nella collocazione attuale. Il primo studio specifico, con pubblicazione di documenti, dell'importante altare si deve al Ciampi (1810). L'altare, già magnificato da Venturi come capace di "riassumere in sé la storia dell'Oreficeria Toscana del Trecento" ha ricevuto una descrizione complessiva in occasione della sua ripresentazione a restauro ultimato (L'altare di S.Jacopo nel duomo di Pistoia, 1953). Ne sono seguiti contributi del Ragghianti volti a far luce su complessi problemi di autografia e distinzione stilistica, e del Sanpaolesi (1953) che ha riportato l'attenzione sulle parti brunelleschiane dell'altare. Del 1956 è il contributo di Sabatino Ferrali dedicato prevalentemente alla lettura iconografica. In un intervento del 1966 (ma pubblicato nel 1972) Marchini tracciava un più ampio quadro storico-critico dell'altare. Irene Hueck ha invece proposto l'attribuzione a Pace di Valentino per le figure più antiche. Il contributo fondamentale (cui rimanda per ulteriore bibliografia) è quello di Lucia Gai (1984), anche ricchissimo di citazioni documentarie in parte integrate da Alfredo Pacini (1994-2000). Per una concisa descrizione dell'altare vedi Cristina Acidini, 2003.
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