Ex Monastero di Santa Chiara

Urbino, Via Santa Chiara 36

 
  • Dove: Urbino, Via Santa Chiara 36
  • Indirizzo: Via Santa chiara 36
  • E-Mail: info@isiaurbino.net
  • Telefono: +39 0722 320195
  • Apertura: La sede è aperta al pubblico, previo appuntamento
  • Trasporti: Bus: linea 21
 
DESCRIZIONE:
Il complesso architettonico rinascimentale dell’ex Monastero di Santa Chiara di Urbino fu fondato nel 1445 su disposizione di Federico da Montefeltro in luogo del Conservatorio di Donne Nobili Vedove. Le tecniche di costruzione e il sistema idrico suggeriscono di attribuirne la ristrutturazione all’architetto Francesco di Giorgio Martini che fino alla morte del Duca, nel 1482, lavorò in collaborazione con l’intarsiatore Baccio Pontelli.
Qui la prima moglie del Duca, Gentile Brancaleoni, si ritirò in clausura, e la seconda, Battista Sforza, espresse la volontà di esservi sepolta. Anche Elisabetta, la figlia del Duca, rimasta vedova di Roberto Malatesta, vi si ritirò in clausura con il nome di suor Chiara, impegnando la sua dote per l’ampliamento del monastero. In seguito il casato della Rovere trasferì nella chiesa annessa al convento il Mausoleo di famiglia.
Fino al 1864 il complesso rimase occupato dalle suore clarisse, poi divenne proprietà del Comune di Urbino che vi collocò prima l’Istituto di Educazione Femminile, e successivamente l’ospedale civile (1904-1974) che alterò profondamente gli ambienti interni provocando la cancellazione di diverse decorazioni seicentesche.
Negli anni Settanta l’ospedale venne trasferito e l’ex convento divenne la sede dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche. Alla nuova destinazione seguì un recupero parziale della struttura. Ma fu necessario un secondo restauro, terminato nel 2011, per restituire all’edificio l’aspetto che aveva nel XVI secolo.
Nella Cupola di Santa Chiara, si possono ammirare delle tele che raffigurano la “Guarigione degli appestati”, e che altro non sono che i cartoni preparatori per la decorazione musiva di una cupola della Basilica Vaticana, realizzati a Roma intorno al 1668 dal pittore Pietro Berrettini da Cortona, maestro della decorazione barocca, e dall’allievo Ciro Ferri Romano. Le opere, abbandonate nei depositi della Fabbrica di San Pietro, furono inviate al monastero per ordine del cardinale Annibale Albani, e qui adattate con molte manomissioni alla calotta dell’edificio.
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