Capolavori del Novecento nelle collezioni del museo di Bologna
L'enigma irrisolvibile di Alighiero Boetti

Ritratto di Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo. Foto di Caterina Marcelli
Lorenzo Balbi
06/05/2020
Bologna - Buongiorno sono Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna. L’opera di cui ho deciso di parlarvi è un’opera di Alighiero Boetti che si intitola Non Parto, Non Resto del 1984 parte delle Collezioni del museo.
L’opera Non Parto, Non Resto fu commissionata all’artista dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1984 ed è oggi allestita nella Collezione permanente del MAMbo nella sezione dedicata all’Arte Povera.
Il titolo si riferisce alla vicenda drammatica narrata nell’Eneide di Virgilio e ripresa da Metastasio della Regina Didone e del suo suicidio a causa dell’amore disperato per Enea.
In un primo momento l’opera rimase senza titolo, scelta dovuta all’incertezza nelle intenzioni dell’autore se svelare già nel titolo appunto la frase da decifrare o lasciare che fosse l’osservatore a ricavarla. Infatti l’opera appartiene al ciclo dei lavori realizzati a biro, che rappresentano delle vere e proprie macchine figurative da studiare, analizzare e leggere per poterne svelare il peculiare codice linguistico, quasi enigmistico, e ricavare la soluzione.
Sono superfici quasi interamente coperte da tratteggi a biro, quasi dei punti di ricamo, continui, uguali, inesorabili a parte delle piccole porzioni - dei segni linguistici, delle lettere, della punteggiatura lasciati bianchi.

Alighiero Boetti, Non Parto, Non Resto, 1984 | Courtesy © MAMBo - Museo d’Arte Moderna di Bologna
In Non Parto, Non Resto i segni lasciati bianchi dai tratti di biro sono 42: le 26 lettere dell’alfabeto incolonnate sul lato sinistro dell’opera dalla A alla Z e 16 virgole ad altezze diverse che galleggiano come delle pause, delle onde, in mezzo alla superficie compatta di inchiostro nero.
Il percorso di lettura parte dall’origine della scrittura, proprio dalle lettere. E’ l’osservatore a dover trovare il tempo per leggere l’immagine, ma soprattutto a capire che l’immagine si trasforma in una forma di scrittura che occupa lo spazio. Sappiamo come ricostruire la frase nel momento in cui iniziamo a pensare che l’immagine non va più guardata, ma letta e che le virgole in realtà non sono disposte a caso.
Non Parto e Non Resto non è altro che un enigma, che unisce cose reali a cose impossibili, e al quale non si può trovare soluzione e in questi giorni di ritiro forzato in cui tutti vorremmo partire, ma siamo costretti a restare, assume un significato ancora più contemporaneo e profondo.
L’opera Non Parto, Non Resto fu commissionata all’artista dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1984 ed è oggi allestita nella Collezione permanente del MAMbo nella sezione dedicata all’Arte Povera.
Il titolo si riferisce alla vicenda drammatica narrata nell’Eneide di Virgilio e ripresa da Metastasio della Regina Didone e del suo suicidio a causa dell’amore disperato per Enea.
In un primo momento l’opera rimase senza titolo, scelta dovuta all’incertezza nelle intenzioni dell’autore se svelare già nel titolo appunto la frase da decifrare o lasciare che fosse l’osservatore a ricavarla. Infatti l’opera appartiene al ciclo dei lavori realizzati a biro, che rappresentano delle vere e proprie macchine figurative da studiare, analizzare e leggere per poterne svelare il peculiare codice linguistico, quasi enigmistico, e ricavare la soluzione.
Sono superfici quasi interamente coperte da tratteggi a biro, quasi dei punti di ricamo, continui, uguali, inesorabili a parte delle piccole porzioni - dei segni linguistici, delle lettere, della punteggiatura lasciati bianchi.

Alighiero Boetti, Non Parto, Non Resto, 1984 | Courtesy © MAMBo - Museo d’Arte Moderna di Bologna
In Non Parto, Non Resto i segni lasciati bianchi dai tratti di biro sono 42: le 26 lettere dell’alfabeto incolonnate sul lato sinistro dell’opera dalla A alla Z e 16 virgole ad altezze diverse che galleggiano come delle pause, delle onde, in mezzo alla superficie compatta di inchiostro nero.
Il percorso di lettura parte dall’origine della scrittura, proprio dalle lettere. E’ l’osservatore a dover trovare il tempo per leggere l’immagine, ma soprattutto a capire che l’immagine si trasforma in una forma di scrittura che occupa lo spazio. Sappiamo come ricostruire la frase nel momento in cui iniziamo a pensare che l’immagine non va più guardata, ma letta e che le virgole in realtà non sono disposte a caso.
Non Parto e Non Resto non è altro che un enigma, che unisce cose reali a cose impossibili, e al quale non si può trovare soluzione e in questi giorni di ritiro forzato in cui tutti vorremmo partire, ma siamo costretti a restare, assume un significato ancora più contemporaneo e profondo.
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