Polemica contro lo spostamento di opere importanti
Storici dell’Arte contro Vittorio Sgarbi
Raffaello Sanzio, Estasi di Santa Cecilia fra i Santi Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino e Maria Maddalena, 1514
L.S.
02/12/2014
Bologna - 128 firme per la petizione promossa dalla sezione bolognese di Italia Nostra (Associazione per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente e del territorio in Italia) per fermare i prestiti delle opere attese a Palazzo Fava dal 14 febbraio in occasione della mostra “Da Cimabue a Morandi” curata da Vittorio Sgarbi per il Genus Bononiae e dedicata alle più grandi opere d’arte del capoluogo emiliano.
Una levata di scudi internazionale che coinvolge studiosi e storici dell’arte di tutto il mondo, dalla Normale di Pisa al Metropolitan di New York, e invoca l’intervento dello Stato per impedire lo spostamento di opere come L’estasi di Santa Cecilia di Raffaello, attacando i musei conniventi e chi li dirige, e definendo la rassegna “priva di alcun disegno storico e della benché minima motivazione scientifica, un insulto alle opere, trattate come soprammobili, all’intelligenza del pubblico”.
La replica di Sgarbi? Querele.
E il sostegno di Gianfranco Maraniello, direttore dell’istituzione Bologna Musei che si difende da quell’accusa trasversale di connivenza definendo “inaccettabile il linguaggio di un’opinione aprioristica espressa in maniera arrogante”. E aggiungendo: “Il progetto è condiviso e apprezzato anche perché rinforza la volontà di fare sistema”.
Una levata di scudi internazionale che coinvolge studiosi e storici dell’arte di tutto il mondo, dalla Normale di Pisa al Metropolitan di New York, e invoca l’intervento dello Stato per impedire lo spostamento di opere come L’estasi di Santa Cecilia di Raffaello, attacando i musei conniventi e chi li dirige, e definendo la rassegna “priva di alcun disegno storico e della benché minima motivazione scientifica, un insulto alle opere, trattate come soprammobili, all’intelligenza del pubblico”.
La replica di Sgarbi? Querele.
E il sostegno di Gianfranco Maraniello, direttore dell’istituzione Bologna Musei che si difende da quell’accusa trasversale di connivenza definendo “inaccettabile il linguaggio di un’opinione aprioristica espressa in maniera arrogante”. E aggiungendo: “Il progetto è condiviso e apprezzato anche perché rinforza la volontà di fare sistema”.
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