Dal 27 gennaio al 17 aprile
Tuggener tra seta e macchine
Jakob Tuggener Foundation, Uster |
Jakob Tuggener, Untitled, Tornos, Moutier, 1942
Ludovica Sanfelice
27/01/2016
Bologna - “Seta e macchine, questo è Tuggener”. Fu lo stesso fotografo elvetico Jacob Tuggener (1904-1988) a inquadrare in una definizione le tensioni della propria attività collocata a cavallo della Seconda Guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra e sviluppata principalmente attorno a due temi: il lavoro nell’industria e le mondanità delle feste da ballo dell’alta società svizzera. Due poli simmetricamente opposti ma in realtà estranei ad un accostamento critico, su cui si focalizza anche la mostra che per la prima volta presenta in Italia un nucleo di sue opere (stampe originali e proiezioni) grazie all’impegno della Fondazione MAST di Bologna.
Malgrado sia considerato uno dei dieci più importanti fotografi industriali di tutti i tempi, e la sua opera “Fabrik” sia una pietra miliare nella storia dell’editoria fotografica,Tuggener non godette in vita del successo che avrebbe meritato. Almeno non presso il grande pubblico perchè per fotografi e specialisti invece fu un faro.
Musei ed editori tuttavia erano riluttanti a collaborare con lui per la proverbiale intransigenza con cui usava approcciarsi al lavoro. E anche dopo la sua scomparsa a scoraggiare la diffusione delle sue opere furono complicate controversie legali che resero per molto tempo inaccessibile la sua produzione. Non meno rilevante nelle valutazioni è la sua collocazione geografica poichè la Svizzera, nell’ambito della fotografia, non poteva certo rivendicare lo stesso peso esercitato dagli Stati Uniti.
La mostra Fabrik 1933-1953, curata da Urs Stahel (Photogallery MAST) e Martin Gasser (Fondazione svizzera per la fotografia Winterthur) offre dunque l’occasione di scoprire e rivalutare pubblicamente l’attività di Tuggener proprio attraverso gli scatti raccolti nell’opera "Fabrik", saggio unico sul rapporto tra uomo e macchina dominato stilisticamente dalla forte influenza del cinema espressionista tedesco. Qui risiedeva infatti la distinzione tra il suo sguardo e quello degli altri fotografi industriali che erano soliti trovare rifugio all’asciutto sotto l’ombrello della nuova oggettività. Non Tuggener, che scartando ogni forma di aziendalismo, adottò un linguaggio indipendente, narrativo e carico di gravità, e puntò il suo obiettivo su dettagli apparentemente minori o trascurabili ma invece capaci di raccontare come in un film muto la vita dei lavoratori, le loro condizioni e l’atmosfera all'interno degli stabilimenti, evocando anche lo spettro distruttivo del progresso soprattutto sul fronte dell’industria bellica.
La sua vocazione al contrasto si espresse naturalmente nella manipolazione della luce, ma in maniera ancora più radicale sfogò nella seconda passione di Tuggener: i balli di Capodanno dove - come la mostra illustra nella costola del percorso espositivo allestita al piano 0 della sede del MAST e intitolata Proiezioni Nuits de Bal 19340-1950 - l’artista si introdusse per anni insieme alla sua Leica con l’intenzione di realizzare un secondo reportage e lasciandosi sensibilmente sedurre dall’attimo fuggente e dal gesto segreto, dalla sensualità erotica e dalle solitudini che costellavano i raduni dell’alta società. Anch'essi fissati nelle pieghe di un mondo onirico che al pari dei fuochi, i lampi le scintille delle fabbriche coinvolgerà l’osservatore nell’esperienza dello sguardo interiore di un originale “poeta dell’immagine”.
Dal 27 gennaio al 17 aprile, con un programma di aperture straordinarie in occasione di Arte Fiera:
Venerdì 29 gennaio, 10:00 - 18:00
Sabato 30 gennaio, 10:00 - 24:00 (Art City White Night)
Domenica 31 gennaio, 10:00 - 20:00
Domenica 31 gennaio, 11:30 visita guidata con il curatore Urs Stahel.
(Prenotazione: segreteria@fondazionemast.org / 051 6474345)
Consulta anche:
Guida d'arte di Bologna
Malgrado sia considerato uno dei dieci più importanti fotografi industriali di tutti i tempi, e la sua opera “Fabrik” sia una pietra miliare nella storia dell’editoria fotografica,Tuggener non godette in vita del successo che avrebbe meritato. Almeno non presso il grande pubblico perchè per fotografi e specialisti invece fu un faro.
Musei ed editori tuttavia erano riluttanti a collaborare con lui per la proverbiale intransigenza con cui usava approcciarsi al lavoro. E anche dopo la sua scomparsa a scoraggiare la diffusione delle sue opere furono complicate controversie legali che resero per molto tempo inaccessibile la sua produzione. Non meno rilevante nelle valutazioni è la sua collocazione geografica poichè la Svizzera, nell’ambito della fotografia, non poteva certo rivendicare lo stesso peso esercitato dagli Stati Uniti.
La mostra Fabrik 1933-1953, curata da Urs Stahel (Photogallery MAST) e Martin Gasser (Fondazione svizzera per la fotografia Winterthur) offre dunque l’occasione di scoprire e rivalutare pubblicamente l’attività di Tuggener proprio attraverso gli scatti raccolti nell’opera "Fabrik", saggio unico sul rapporto tra uomo e macchina dominato stilisticamente dalla forte influenza del cinema espressionista tedesco. Qui risiedeva infatti la distinzione tra il suo sguardo e quello degli altri fotografi industriali che erano soliti trovare rifugio all’asciutto sotto l’ombrello della nuova oggettività. Non Tuggener, che scartando ogni forma di aziendalismo, adottò un linguaggio indipendente, narrativo e carico di gravità, e puntò il suo obiettivo su dettagli apparentemente minori o trascurabili ma invece capaci di raccontare come in un film muto la vita dei lavoratori, le loro condizioni e l’atmosfera all'interno degli stabilimenti, evocando anche lo spettro distruttivo del progresso soprattutto sul fronte dell’industria bellica.
La sua vocazione al contrasto si espresse naturalmente nella manipolazione della luce, ma in maniera ancora più radicale sfogò nella seconda passione di Tuggener: i balli di Capodanno dove - come la mostra illustra nella costola del percorso espositivo allestita al piano 0 della sede del MAST e intitolata Proiezioni Nuits de Bal 19340-1950 - l’artista si introdusse per anni insieme alla sua Leica con l’intenzione di realizzare un secondo reportage e lasciandosi sensibilmente sedurre dall’attimo fuggente e dal gesto segreto, dalla sensualità erotica e dalle solitudini che costellavano i raduni dell’alta società. Anch'essi fissati nelle pieghe di un mondo onirico che al pari dei fuochi, i lampi le scintille delle fabbriche coinvolgerà l’osservatore nell’esperienza dello sguardo interiore di un originale “poeta dell’immagine”.
Dal 27 gennaio al 17 aprile, con un programma di aperture straordinarie in occasione di Arte Fiera:
Venerdì 29 gennaio, 10:00 - 18:00
Sabato 30 gennaio, 10:00 - 24:00 (Art City White Night)
Domenica 31 gennaio, 10:00 - 20:00
Domenica 31 gennaio, 11:30 visita guidata con il curatore Urs Stahel.
(Prenotazione: segreteria@fondazionemast.org / 051 6474345)
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