In mostra al Brescia Photo Festival
Fotografare la moda. La rivoluzione di Federico Garolla
Federico Garolla, dal reportage La giornata di una mannequin, Parigi, novembre 1952
Francesca Grego
09/04/2024
Brescia - La moda fotografata in strada, tra i monumenti simbolo di Roma o in periferie dalle atmosfere neorealiste. Modelle che si muovono leggere in mezzo al traffico cittadino, tra i passanti increduli. Un mix di glamour e quotidiano che oggi ci è familiare, ma che negli anni Cinquanta ha rappresentato un’assoluta novità. L’uomo a cui lo dobbiamo è Federico Garolla (1925-2012), maestro della fotografia che ha raccontato il dopoguerra e il boom economico dalle pagine di riviste come Tempo, Epoca, Le Ore, Paris Match. Fino al prossimo 12 maggio Garolla sarà protagonista al Brescia Photo Festival, promosso dal Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei in collaborazione con Ma.Co.f - Centro della Fotografia Italiana. A cura di Margherita Magnino e Carolina Zani, Saper leggere il tempo porta in scena al Mo.Ca. - Centro per le Nuove Culture un suggestivo viaggio negli anni Cinquanta: in mostra 70 scatti vintage provenienti dall’archivio personale del fotografo, tra attori del cinema e del teatro, stelle nascenti della televisione, modelle, artisti, ma anche persone comuni ritratte in contesti allora inusuali.
Federico Garolla, Moda, Roma 1958 (© Federico Garolla)
Affacciatosi nel mondo della fotografia come reporter e influenzato da maestri come Henri Cartier- Bresson e Richard Avedon, Garolla cattura lo spirito di un’epoca di grandi cambiamenti, contribuendo a plasmare l’immagine della società italiana nel mondo. Anche la moda partecipa ai fermenti di questa stagione, conquistando uno spazio sempre maggiore sui giornali, mentre grandi produzioni hollywoodiane si spostano a Cinecittà e film come Vacanze romane o La dolce vita alimentano il fascino della Città Eterna: due mondi destinati a incontrarsi presto, negli scatti di un fotogiornalista molto speciale. Qui gli abiti di Valentino, Gattinoni, Sorelle Fontana, Emilio Schuberth, Irene Galitzine sfilano sulle scalinate del centro di Roma nella luce chiara del mattino, tra le gambe di statue colossali, o in un cortile di borgata con tanto di galline ruspanti. La dissonanza è la cifra di uno stile che non lascia nulla al caso, ma dove tutto appare disinvolto, sofisticatamente casuale.
Federico Garolla, Fernanda Gattinoni, collezione primavera-estate, Roma, 1955
L’ascesa della moda italiana è ufficialmente iniziata e gli stilisti sono in cerca di una propria identità visiva. Con le sue immagini raffinate Garolla rinnoverà il mito dell'eleganza e della cultura del Belpaese. Si ispira ai modelli iconici dell'arte classica, richiamando la consuetudine dei nobili che durante il Grand Tour si facevano ritrarre davanti ai monumenti simbolo del passato. In questo momento i professionisti dell’obiettivo che si dedicano alla moda sono ancora molto pochi, e i guadagni alti. “I fotografi erano scelti dalle case di moda, ma non c'era molto da scegliere, eravamo tre: io, Fortunato Scrimali e Dino Jarach”, ha raccontato Garolla. Gli introiti provenienti da questa attività gli permetteranno di dedicarsi anche ai reportage sociali, molto meno redditizi.
Federico Garolla, dal reportage La giornata di una mannequin, Parigi, novembre 1952
Lo stile di Garolla è nuovo, ma non piace a tutti. Capita allora che un suo scatto venga scartato dalla rivista Bellezza perché sullo sfondo c’è un cavallo che sembra “mosso”; si tratta di un effetto artistico voluto, ma forse ancora troppo audace. Fino a quel momento, la fotografia di moda era rimasta bloccata in pose rigide, con una gestualità non troppo dissimile da quella dei manichini in una vetrina. Non a caso, le modelle erano comunemente chiamate mannequin. All’inizio degli anni Cinquanta Garolla rivoluzionerà questa immagine in un reportage memorabile, ben rappresentato nella mostra bresciana. Si intitola, appunto, La giornata di una mannequin. Sulle pagine della rivista francese Paris Match, il fotografo libera il corpo delle modelle e lo cala nel flusso dinamico della vita, ritraendo le due protagoniste - Teresita Montez e Sophie Malga - in attività quotidiane come cucinare, andare dal parrucchiere, fare ginnastica, e in ritratti sofisticati che ricordano le commedie americane degli anni Quaranta. Si svela così un’altra faccia della fotografia di Garolla: scatti notturni e sgranati che catturano la materia evanescente della nuova società, e una duttilità di registri che sorprende interpretando gli ambienti e i loro umori, con guizzi di incredibile modernità.
Federico Garolla, Valentino, collezione primavera-estate, Roma, 1958
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Federico Garolla, Moda, Roma 1958 (© Federico Garolla)
Affacciatosi nel mondo della fotografia come reporter e influenzato da maestri come Henri Cartier- Bresson e Richard Avedon, Garolla cattura lo spirito di un’epoca di grandi cambiamenti, contribuendo a plasmare l’immagine della società italiana nel mondo. Anche la moda partecipa ai fermenti di questa stagione, conquistando uno spazio sempre maggiore sui giornali, mentre grandi produzioni hollywoodiane si spostano a Cinecittà e film come Vacanze romane o La dolce vita alimentano il fascino della Città Eterna: due mondi destinati a incontrarsi presto, negli scatti di un fotogiornalista molto speciale. Qui gli abiti di Valentino, Gattinoni, Sorelle Fontana, Emilio Schuberth, Irene Galitzine sfilano sulle scalinate del centro di Roma nella luce chiara del mattino, tra le gambe di statue colossali, o in un cortile di borgata con tanto di galline ruspanti. La dissonanza è la cifra di uno stile che non lascia nulla al caso, ma dove tutto appare disinvolto, sofisticatamente casuale.
Federico Garolla, Fernanda Gattinoni, collezione primavera-estate, Roma, 1955
L’ascesa della moda italiana è ufficialmente iniziata e gli stilisti sono in cerca di una propria identità visiva. Con le sue immagini raffinate Garolla rinnoverà il mito dell'eleganza e della cultura del Belpaese. Si ispira ai modelli iconici dell'arte classica, richiamando la consuetudine dei nobili che durante il Grand Tour si facevano ritrarre davanti ai monumenti simbolo del passato. In questo momento i professionisti dell’obiettivo che si dedicano alla moda sono ancora molto pochi, e i guadagni alti. “I fotografi erano scelti dalle case di moda, ma non c'era molto da scegliere, eravamo tre: io, Fortunato Scrimali e Dino Jarach”, ha raccontato Garolla. Gli introiti provenienti da questa attività gli permetteranno di dedicarsi anche ai reportage sociali, molto meno redditizi.
Federico Garolla, dal reportage La giornata di una mannequin, Parigi, novembre 1952
Lo stile di Garolla è nuovo, ma non piace a tutti. Capita allora che un suo scatto venga scartato dalla rivista Bellezza perché sullo sfondo c’è un cavallo che sembra “mosso”; si tratta di un effetto artistico voluto, ma forse ancora troppo audace. Fino a quel momento, la fotografia di moda era rimasta bloccata in pose rigide, con una gestualità non troppo dissimile da quella dei manichini in una vetrina. Non a caso, le modelle erano comunemente chiamate mannequin. All’inizio degli anni Cinquanta Garolla rivoluzionerà questa immagine in un reportage memorabile, ben rappresentato nella mostra bresciana. Si intitola, appunto, La giornata di una mannequin. Sulle pagine della rivista francese Paris Match, il fotografo libera il corpo delle modelle e lo cala nel flusso dinamico della vita, ritraendo le due protagoniste - Teresita Montez e Sophie Malga - in attività quotidiane come cucinare, andare dal parrucchiere, fare ginnastica, e in ritratti sofisticati che ricordano le commedie americane degli anni Quaranta. Si svela così un’altra faccia della fotografia di Garolla: scatti notturni e sgranati che catturano la materia evanescente della nuova società, e una duttilità di registri che sorprende interpretando gli ambienti e i loro umori, con guizzi di incredibile modernità.
Federico Garolla, Valentino, collezione primavera-estate, Roma, 1958
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