A Brescia dal 20 gennaio al 9 giugno
I Macchiaioli conquistano Palazzo Martinengo
Telemaco Signorini, Renaioli sull'Arno, 1868, Olio su tela, 60 40 cm, Collezione privata
Samantha De Martin
18/01/2024
Brescia - Una delle pagine più poetiche della storia dell’arte italiana ed europea rivive a Brescia grazie a una grande mostra dedicata ai Macchiaioli.
Tutto ebbe inizio nel 1862 quando il termine “Macchiaioli” venne coniato da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze in riferimento a quei pittori che, una decina di anni prima, avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L’accezione (naturalmente dispregiativa) giocava su un doppio senso, strizzando l'occhio al "darsi alla macchia, “agire furtivamente, illegalmente”.
Il recensore mai avrebbe immaginato che quei pittori avrebbero instaurato un dialogo aperto, propositivo e audace con le più autorevoli comunità artistiche dell’Europa del tempo.
Scrigno di quella rivoluzione che nella Firenze del secondo Ottocento diede vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo, sarà, dal 20 gennaio al 9 giugno, Palazzo Martinengo.
Telemaco Signorini, Renaioli sull'Arno, 1868, Olio su tela, 60 x 40 cm, Collezione privata
Nelle sale della storica residenza cinquecentesca, nel cuore di Brescia, Francesca Dini e Davide Dotti cuciono un viaggio attraverso oltre cento capolavori di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani, Abbati, solo per citare alcuni artisti in mostra.
Le opere provengono in gran parte da collezioni private, solitamente inaccessibili, e da importanti istituzioni museali, dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze ai Musei Civici di Udine, dall’Istituto Matteucci di Viareggio alla Fondazione CR Firenze.
“Per la prima volta - commenta Francesca Dini - la mostra storicizza l’evoluzione della poetica macchiaiola in senso naturalista, messa in atto dai macchiaioli di seconda generazione, Angelo e Adolfo Tommasi, Francesco e Luigi Gioli, Egisto Ferroni, Niccolò Cannicci ed Eugenio Cecconi, attraverso il serrato dialogo con la critica del tempo. La scaccia delle anitre di Angelo Tommasi, Ritorno dalla fonte di Egisto Ferroni, Acquaiola di Francesco Gioli sono opere emblematiche di questo nuovo indirizzo che ebbe il placet degli anziani macchiaioli e il sostegno del critico e uomo di stato Ferdinando Martini”.
Raffaello Sernesi, Marina a Castiglioncello, 1864, Collezione privata
Toccherà a dieci sezioni ripercorrere l’entusiasmante avventura di questi pittori progressisti che, prendendo le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati sotto l’influenza di campioni del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli, scrissero in breve tempo una delle pagine più poetiche della storia dell’arte.
Con i valori universali che la sottendono, l’arte dei Macchiaioli risulta così moderna e attuale. Ad avvolgere i visitatori con la loro qualità pittorica, lirica e luministica saranno opere come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini.
Straordinari capolavori come Il mercato di san Godenzo e Pro patria mori di Giovanni Fattori, insieme alla Gabbrigiana in piedi di Silvestro Lega, a Il mattutino di Cabianca e a Una via del mercato vecchio a Firenze di Telemaco Signorini conducono il visitatore al finale approdo novecentesco di questi grandi maestri.
Angelo Tommasi, La caccia alle anatre, 1889. Olio su tela. Udine, Galleria d'Arte Moderna
Il pubblico si muoverà quindi tra il Caffè Michelangiolo di Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria, luoghi familiari a questi maestri a confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee.
La mostra si potrà visitare mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 17; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20. La biglietteria chiude un’ora prima dell’orario di chiusura.
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• A Brescia arrivano i Macchiaioli
Tutto ebbe inizio nel 1862 quando il termine “Macchiaioli” venne coniato da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze in riferimento a quei pittori che, una decina di anni prima, avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L’accezione (naturalmente dispregiativa) giocava su un doppio senso, strizzando l'occhio al "darsi alla macchia, “agire furtivamente, illegalmente”.
Il recensore mai avrebbe immaginato che quei pittori avrebbero instaurato un dialogo aperto, propositivo e audace con le più autorevoli comunità artistiche dell’Europa del tempo.
Scrigno di quella rivoluzione che nella Firenze del secondo Ottocento diede vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo, sarà, dal 20 gennaio al 9 giugno, Palazzo Martinengo.
Telemaco Signorini, Renaioli sull'Arno, 1868, Olio su tela, 60 x 40 cm, Collezione privata
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Le opere provengono in gran parte da collezioni private, solitamente inaccessibili, e da importanti istituzioni museali, dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze ai Musei Civici di Udine, dall’Istituto Matteucci di Viareggio alla Fondazione CR Firenze.
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Con i valori universali che la sottendono, l’arte dei Macchiaioli risulta così moderna e attuale. Ad avvolgere i visitatori con la loro qualità pittorica, lirica e luministica saranno opere come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini.
Straordinari capolavori come Il mercato di san Godenzo e Pro patria mori di Giovanni Fattori, insieme alla Gabbrigiana in piedi di Silvestro Lega, a Il mattutino di Cabianca e a Una via del mercato vecchio a Firenze di Telemaco Signorini conducono il visitatore al finale approdo novecentesco di questi grandi maestri.
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