Dal 13 novembre al 13 febbraio al Museo di Santa Giulia

La battaglia per i diritti umani dell'artista dissidente Badiucao in mostra per la prima volta a Brescia

Badiucao, HK Cartoon, National Security Threat 3, 2019, Stampa digitale, 47 x 100 cm | © Badiucao
 

Samantha De Martin

12/10/2021

Brescia - Nel 2018, a soli tre giorni dall’inaugurazione, la mostra che avrebbe dovuto esporre a Hong Kong i lavori di Badiucao fu cancellata con tanto di intimidazioni che raggiunsero l’artista in Australia, dove l’attivista cinese risiede da oltre dieci anni operando in esilio. “Motivi di ordine pubblico” fu la giustificazione. Un metodo noto agli artisti invisi al governo di Pechino, non di rado silenziati e censurati.
Da quel momento il dissidente, conosciuto anche come “il Banksy cinese” proprio per la sua arte di protesta condotta fino a tre anni fa nell’anonimato, ha deciso di gettare la maschera colorata per condurre a volto scoperto, dalla Cina al resto del mondo, la sua lotta a colpi di fumetto politico in difesa dei diritti umani, trasformando il suo istinto artistico in missione.

Mai esposta in Occidente, rifiutata dalle gallerie di tutto il mondo, con quella sua ironia tagliente espressa nei colori e nei toni pop e in uno stile grafico incredibilmente moderno che attraversa vari generi ammiccando all’iconografia della propaganda, l’arte di Badiucao trova casa per la prima volta negli spazi espositivi del Museo di Santa Giulia a Brescia.


Badiucao, NoICan tNoIDon tUnderstand | Courtesy Badiucao

L’occasione è la mostra LA CINA (NON) È VICINA. Badiucao – opere di un artista dissidente, a cura di Elettra Stamboulis, attesa dal 13 novembre al 13 febbraio. Con questo importante progetto espositivo, dedicato al rapporto tra arte contemporanea e diritti, la Fondazione Brescia Musei, presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov, invita il pubblico all’evento di punta del Festival della Pace, in programma dal 12 al 26 novembre, giunto alla sua IV edizione, con il patrocinio del Parlamento Europeo e di Amnesty International.

Il grido di denuncia dell’artista di Shanghai, classe 1986, una laurea in Legge conseguita in Cina, che sfida il governo e la censura cinese con centinaia di post-it colorati depositati sui muri, esce dai social media per entrare per la prima volta in un museo. L’account twitter @badiucao, seguito da oltre 80 mila persone, è stato infatti fino ad oggi l’unico strumento ad aver fatto arrivare l'arte di Badiucao in tutto il mondo.


Badiucao, Carrie Lam | Courtesy Badiucao

“Nel 2018 decisi di continuare a essere artista, scegliendo di mantenere la libertà - racconta Badiucao -. Da attivista dissidente sapevo che se avessi scelto i diritti umani, la politica e il potere come soggetti della mia arte mi sarei trovato nei guai e avrei messo in pericolo la mia famiglia. I social media sono diventati la mia piattaforma, dandomi un’opportunità che invece le gallerie d’arte non mi hanno concesso. L’arte oggi deve cambiare look, uscire da schemi passati e pensare alle persone, alla politica e ai bisognosi”.

Per presentare la mostra che inaugurerà il mese prossimo, la Fondazione Brescia Musei ha pensato a un talk alla presenza degli artisti Badiucao e Zehra Doğan, trasmesso oggi in streaming sul canale Facebook di Fondazione Brescia Musei in una data particolare. Ricorda il secondo anniversario dell’uccisione della politica e attivista siriana Hevrin Khalaf da parte di uomini appartenenti alle milizie mercenarie arabe che appoggiano l’offensiva turca. A lei un’altra artista dissidente, Zehra Doğan, ha dedicato un’opera d’arte, realizzata in occasione di una performance presso il Museo di Santa Giulia a Brescia e donata alla Fondazione Brescia Musei.

Un passaggio di consegne, dunque, quello da Zehra Doğan al collega Badiucao, che vede, ancora una volta un altro artista, attivo in quadranti geopolitici impegnativi, ospite della Fondazione Brescia Musei, da qualche anno impegnata in un percorso dedicato all’arte contemporanea quale espressione delle sofferenze vissute nei contesti che vedono fortemente limitata la libertà di parola, di espressione, di movimento.



Zehra Dogan, Omaggio a Hevrin Khalaf | Courtesy ©Zehra Dogan

“Questa volta - commenta Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei - la mostra dedicata al dissidente cinese Badiucao, esule in Australia da una decina di anni e mai esposto in Occidente, sarà una vera e propria rivelazione fatta di installazioni multimateriali, tele, opere grafiche e cartoon. L’artista stesso è presente a Brescia per l’allestimento delle proprie installazioni e per il fitting del set up agli spazi che sarà particolarmente originale”.

Oltre a sfogliare tematiche di stringente attualità affrontate dall’artista - dalla censura inflitta ai cittadini cinesi sul tema Covid-19 alla repressione del dissenso in Myanmar durante il colpo di stato militare del 2021, dal tema dell’assimilazione culturale forzata degli Uiguri fino al dettagliato racconto in chiave artistica delle proteste degli ultimi anni che hanno visto la popolazione di Hong Kong battersi per contrastare la linea politica governativa - incontreremo anche il mitico orsetto Winnie The Pooh (da qualche anno bandito dalla rete in Cina dopo essere diventato l’alter ego fantastico di Xi Jinping).


Badiucao, LoveAlwaysWins | Courtesy Badiucao

Ripercorreremo la performance Tank Man che risveglia i tragici ricordi di Piazza Tiananmen del 1989, scruteremo da vicino i Lennon Wall e ancora guarderemo alle Olimpiadi invernali attese a Pechino nel 2022, lette da Badiucao come una "messa in scena di pura propaganda".
“A Brescia - anticipa l’artista nel talk a Palazzo Loggia - potrete scoprire cosa saranno le Olimpiadi”. Non mancherà un corpus di opere con protagonisti i bambini, vittime della storia, delle guerre, degli abusi, mentre una performance dell’artista andrà in scena su disegni giganteschi.

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