Dal 15 novembre le visite contingentate
Apre la “Stanza segreta” di Michelangelo, tesoro nascosto delle Cappelle Medicee
La Stanza segreta di Michelangelo, Museo delle Cappelle Medicee, Firenze. Foto Francesco Fantani I Courtesy Musei del Bargello
Francesca Grego
31/10/2023
Firenze - Era il novembre 1975 quando Paolo Dal Poggetto, allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, incaricò il restauratore Sabino Giovannoni di fare dei saggi di pulitura in uno stretto corridoio sotto l’abside della Sagrestia Nuova. La stanzetta, 10 metri di lunghezza per 3 di larghezza, alta al culmine della volta 2 metri e 50, era stata usata come deposito di carbonella fino al 1955 e poi rimasta inutilizzata, chiusa e dimenticata per decenni, sotto una botola coperta da armadi, mobili e suppellettili accatastate. È qui che il restauratore si imbatté, sotto due strati di intonaco, in una serie di disegni murali tracciati con bastoncini di legno carbonizzato e sanguigna, in molti casi sovrapposti, che dal Poggetto attribuì per la maggior parte a Michelangelo. In questo ambiente angusto il maestro rinascimentale si sarebbe rifugiato nel 1530 per sfuggire alla vendetta dei Medici, dopo il fallimento della rivolta popolare a cui aveva dato il proprio sostegno.
A 50 anni dal clamoroso ritrovamento, la Stanza Segreta di Michelangelo si prepara per la prima volta ad accogliere il pubblico, che finora ha potuto osservarla solo attraverso un percorso virtuale approntato nel 2014. Dal prossimo 15 novembre, questo tesoro sotterraneo sarà accessibile in via sperimentale con visite contingentate per gruppi di massimo quattro persone alla volta, in modo da proteggere i disegni e mantenere le condizioni conservative ottimali all’interno della stanza. In via prudenziale, per il momento le prenotazioni sono aperte fino al 30 marzo.
Sulle pareti i visitatori troveranno troveranno i disegni del maestro miracolosamente sopravvissuti ai secoli, come in un inventario della sua arte: dettagli del David, figure riconducibili alla volta della Cappella Sistina, una testa di cavallo e alcuni studi per le sculture della Sagrestia Nuova di San Lorenzo, ma anche un ipotetico autoritratto dell’artista ripiegato su se stesso, e poi corpi di uomini, animali e divinità che ricordano celebri opere su carta disseminate nelle più prestigiose collezioni del mondo.
“Questo ambiente così piccolo è un vero unicum per il suo eccezionale potenziale evocativo”, osserva Francesca de Luca, curatrice del Museo delle Cappelle Medicee: “Le sue pareti sembrano contenere a stento i numerosi schizzi di figura, in buona parte di formato monumentale, tracciati da segni che attestano una grande chiarezza progettuale. A questi si accompagnano studi, variamente accurati o sommari, di dettagli anatomici, di volti, di pose inconsuete”.
Secondo l’ipotesi di Dal Poggetto, Michelangelo abitò la sua “stanza segreta” tra la fine di giugno e la fine di ottobre 1530, quando il Priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta del papa Clemente VII (che apparteneva al casato dei Medici), infuriato perché il Buonarroti, durante il periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città, era stato supervisore delle fortificazioni per conto della governo repubblicano (1527-1530). Ottenuto il perdono della famiglia, l’artista riprese i suoi incarichi fiorentini, fino a quando nel 1534 abbandonò definitivamente la città alla volta di Roma.
Dal 1975 ad oggi non sono mancati dubbi sulle circostanze che portarono Michelangelo nella stanza sotterranea e sulla paternità dei disegni. Secondo il professor William Wallace della Washington University of St Louis, esperto dell’arte del Buonarroti, i disegni sarebbero stati tracciati in un periodo precedente, durante la costruzione della Sagrestia Nuova, il capolavoro di architettura e scultura che avrebbe accolto le tombe di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano. Lo studioso ha ipotizzato che la stanzetta servisse da luogo di riposo per l’artista e i suoi aiutanti, che avrebbero lasciato i propri segni sulle pareti insieme al maestro.
“Non in tutti i disegni è avvertibile la stessa sostenuta tensione qualitativa della grafica di Michelangelo”, conviene la curatrice Francesca De Luca: “Tuttavia questo luogo permette ai visitatori di oggi l'esperienza unica di poter entrare in contatto diretto non solo con il processo creativo del maestro, ma anche con la percezione della formazione del suo mito di divino artista, preso a modello dai colleghi contemporanei e dai giovani iscritti all’Accademia delle arti del Disegno, di cui Michelangelo fu nominato ‘Padre e Maestro’, che nel 1563 stabilì la sua sede in Sagrestia”.
Leggi anche:
• Un’uscita d’autore per le Cappelle Medicee
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Sulle pareti i visitatori troveranno troveranno i disegni del maestro miracolosamente sopravvissuti ai secoli, come in un inventario della sua arte: dettagli del David, figure riconducibili alla volta della Cappella Sistina, una testa di cavallo e alcuni studi per le sculture della Sagrestia Nuova di San Lorenzo, ma anche un ipotetico autoritratto dell’artista ripiegato su se stesso, e poi corpi di uomini, animali e divinità che ricordano celebri opere su carta disseminate nelle più prestigiose collezioni del mondo.
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Secondo l’ipotesi di Dal Poggetto, Michelangelo abitò la sua “stanza segreta” tra la fine di giugno e la fine di ottobre 1530, quando il Priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta del papa Clemente VII (che apparteneva al casato dei Medici), infuriato perché il Buonarroti, durante il periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città, era stato supervisore delle fortificazioni per conto della governo repubblicano (1527-1530). Ottenuto il perdono della famiglia, l’artista riprese i suoi incarichi fiorentini, fino a quando nel 1534 abbandonò definitivamente la città alla volta di Roma.
Dal 1975 ad oggi non sono mancati dubbi sulle circostanze che portarono Michelangelo nella stanza sotterranea e sulla paternità dei disegni. Secondo il professor William Wallace della Washington University of St Louis, esperto dell’arte del Buonarroti, i disegni sarebbero stati tracciati in un periodo precedente, durante la costruzione della Sagrestia Nuova, il capolavoro di architettura e scultura che avrebbe accolto le tombe di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano. Lo studioso ha ipotizzato che la stanzetta servisse da luogo di riposo per l’artista e i suoi aiutanti, che avrebbero lasciato i propri segni sulle pareti insieme al maestro.
“Non in tutti i disegni è avvertibile la stessa sostenuta tensione qualitativa della grafica di Michelangelo”, conviene la curatrice Francesca De Luca: “Tuttavia questo luogo permette ai visitatori di oggi l'esperienza unica di poter entrare in contatto diretto non solo con il processo creativo del maestro, ma anche con la percezione della formazione del suo mito di divino artista, preso a modello dai colleghi contemporanei e dai giovani iscritti all’Accademia delle arti del Disegno, di cui Michelangelo fu nominato ‘Padre e Maestro’, che nel 1563 stabilì la sua sede in Sagrestia”.
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