Un restauro importante
Il crocifisso dei Sangallo torna a brillare: il restauro ha reso visibili le lacrime e le policromie del legno
Francesco da Sangallo, Crocifisso, 1480-1500. Ph. A. Quattrone. Courtesy Friends of Florence
Samantha De Martin
08/06/2017
Firenze - L'annuncio è uno di quelli che rendono intrepida l'attesa. Il Crocifisso in legno policromo dei fratelli Sangallo torna a mostrare la sua antica bellezza confermando la straordinaria fama di una delle botteghe più attive a Firenze tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento.
Il restauro dell'opera, di proprietà dell'Accademia delle Arti e del Disegno, reso possibile grazie alla Fondazione no profit Friends of Florence è stato presentato alla basilica della Santissima Annunziata destando grande stupore.
«Sembra quasi impossibile - ha detto Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno - che un’opera d’arte nota e spesso visibile, com’è questo Crocifisso ligneo, possa rivelarsi dopo il restauro un tale stupefacente capolavoro. L’uomo ideale del Rinascimento si manifesta ancora una volta nell’icona del Figlio dell’Uomo».
La rimozione della patina scura e il recupero della policromia hanno fatto riaffiorare i colori applicati dall'autore, «dotati di straordinarie raffinatezze esecutive in punta di pennello quali ad esempio i peli sul corpo e le lacrime sulle guance, perfettamente recuperate» come spiega Giorgio Bonsanti, direttore del cantiere di restauro.
«L’opera - prosegue Bonsanti - era in preda ad un devastante attacco di tarli, la cui neutralizzazione è stata la prima misura conservativa messa in atto».
A metà Ottocento, inoltre, il Crocifisso fu totalmente ridipinto con una coloritura marrone scuro, a simulare il bronzo, considerato materiale più nobile del legno. La scansione 3D e la radiografia a raggi X condotte sul Cristo, hanno fornito preziose informazioni consentendo di individuare i diversi elementi lignei che compongono la scultura.
Gli studiosi considerano l'opera frutto della collaborazione dei fratelli Giuliano e Antonio il Vecchio da Sangallo, celebri architetti e scultori fiorentini, datandolo tra il 1480 e il 1500 circa, nonostante Giorgio Vasari faccia un chiaro riferimento ad Antonio da Sangallo, certificando comunque l’origine nella nota bottega. Alcune caratteristiche di stile potrebbero, tuttavia, far pensare anche al figlio di Giuliano, Francesco da Sangallo, elemento che postdaterebbe la realizzazione del Crocifisso di circa venti anni.
La scultura, proveniente dalla chiesa di San Iacopo tra i Fossi a Firenze, nel 1849 venne assegnata all'illustre Accademia fondata da Cosimo I de’ Medici e Giorgio Vasari nel nome di Michelangelo, per poi essere collocata nel complesso della Santissima Annunziata in Firenze, proprio all’interno del vestibolo della “Cappella dei Pittori”.
Ieri, dopo due anni di restauro, proprio in questa basilica ha rivisto la luce, nella sua nuova veste che, benché percorsa da quella struggente intensità drammatica, suscita nello spettatore il seducente invito a non smettere di ammirarla.
Leggi anche:
• Giuliano da Sangallo. Disegni Uffizi
Il restauro dell'opera, di proprietà dell'Accademia delle Arti e del Disegno, reso possibile grazie alla Fondazione no profit Friends of Florence è stato presentato alla basilica della Santissima Annunziata destando grande stupore.
«Sembra quasi impossibile - ha detto Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno - che un’opera d’arte nota e spesso visibile, com’è questo Crocifisso ligneo, possa rivelarsi dopo il restauro un tale stupefacente capolavoro. L’uomo ideale del Rinascimento si manifesta ancora una volta nell’icona del Figlio dell’Uomo».
La rimozione della patina scura e il recupero della policromia hanno fatto riaffiorare i colori applicati dall'autore, «dotati di straordinarie raffinatezze esecutive in punta di pennello quali ad esempio i peli sul corpo e le lacrime sulle guance, perfettamente recuperate» come spiega Giorgio Bonsanti, direttore del cantiere di restauro.
«L’opera - prosegue Bonsanti - era in preda ad un devastante attacco di tarli, la cui neutralizzazione è stata la prima misura conservativa messa in atto».
A metà Ottocento, inoltre, il Crocifisso fu totalmente ridipinto con una coloritura marrone scuro, a simulare il bronzo, considerato materiale più nobile del legno. La scansione 3D e la radiografia a raggi X condotte sul Cristo, hanno fornito preziose informazioni consentendo di individuare i diversi elementi lignei che compongono la scultura.
Gli studiosi considerano l'opera frutto della collaborazione dei fratelli Giuliano e Antonio il Vecchio da Sangallo, celebri architetti e scultori fiorentini, datandolo tra il 1480 e il 1500 circa, nonostante Giorgio Vasari faccia un chiaro riferimento ad Antonio da Sangallo, certificando comunque l’origine nella nota bottega. Alcune caratteristiche di stile potrebbero, tuttavia, far pensare anche al figlio di Giuliano, Francesco da Sangallo, elemento che postdaterebbe la realizzazione del Crocifisso di circa venti anni.
La scultura, proveniente dalla chiesa di San Iacopo tra i Fossi a Firenze, nel 1849 venne assegnata all'illustre Accademia fondata da Cosimo I de’ Medici e Giorgio Vasari nel nome di Michelangelo, per poi essere collocata nel complesso della Santissima Annunziata in Firenze, proprio all’interno del vestibolo della “Cappella dei Pittori”.
Ieri, dopo due anni di restauro, proprio in questa basilica ha rivisto la luce, nella sua nuova veste che, benché percorsa da quella struggente intensità drammatica, suscita nello spettatore il seducente invito a non smettere di ammirarla.
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