Tre sorprese da scoprire a Firenze
Il nuovo volto degli Uffizi. Dal Gabinetto dei Marmi alle Sale dei Fiamminghi
Sale della pittura fiamminga I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Francesca Grego
31/07/2024
Firenze - Lo storico Gabinetto dei Marmi, distrutto nel corso del Novecento, risorge nel suo aspetto originario, con le sculture romane appartenute ai Medici e i caratteristici rilievi incastonati delle pareti. È solo una delle novità presentate oggi alle Gallerie degli Uffizi, nella prima tappa del programma di rinnovamento intrapreso dal direttore Simone Verde. Insieme alla preziosa sala dei marmi antichi, ora aperta al pubblico, si svelano i tre ambienti affrescati dedicati alla pittura fiamminga e nordeuropea, da scoprire in un nuovo allestimento tra maestri del Rinascimento come Albrecht Dürer, Lucas Cranach, Hans Memling, Nicolas Froment e Rogier van der Weyden. Infine la collezione degli Uffizi si amplia con un importante dipinto acquisito durante l’ultima edizione di Tefaf, la fiera internazionale di arte antica con sede a Maastricht: si tratta della grande tela dello Sposalizio mistico di Santa Caterina de’ Ricci (1746) del pittore francese Pierre Subleyras.
“Oggi si concretizzano i primi tre capitoli dell'annunciata ricomposizione del patrimonio degli Uffizi”, dichiara Verde: “Con questa operazione prende avvio il grande ritorno al futuro degli Uffizi: le radici ben salde nella storia del primo grande museo occidentale, modello universale, ma oggi con la testa dinamicamente proiettata in avanti a confermarsi nel ruolo di laboratorio della museologia globale”.
Gabinetto dei Marmi I Courtesy Gallerie degli Uffizi
La rinascita del Gabinetto dei Marmi
Un tuffo nella storia del collezionismo di corte attende i visitatori del Gabinetto dei Marmi, che condensa in un insieme armonico eredità plurisecolari. Costruita nel 1825 dove prima si trovava un’ampia terrazza, la sala era un tempo tra gli spazi più celebri del complesso degli Uffizi. Nel corso del Novecento, tuttavia, fu prima modificata, poi smantellata del tutto. Oggi è possibile ammirarla di nuovo nel suo aspetto iniziale. A renderla unica sono dodici rilievi antichi incastonati nelle pareti, ricomposti con precisione nell’ordine originario. Ognuno di essi ha una storia differente: la figura di Zeus Ammone, per esempio, era parte dell’apparato decorativo del Foro di Augusto a Roma, mentre il Pastore seduto arriva da un nineo monumentale di inizio Impero. Spiccano poi per originalità i ricercati rilievi “con vendite di cuscini e di stoffe”, provenienti da una tomba dell’Esquilino di epoca flavia. “Il riallestimento di questo ambiente così iconico per la storia degli Uffizi riprende la concezione spaziale del museo impostata nel Settecento dal grande storico dell’arte Luigi Lanzi”, racconta il direttore Simone Verde: “Un percorso pittorico imperniato sulla centralità delle arti del Rinascimento le quali, se erano esposte nei lunghi corridoi, a loro volta erano scandite da gabinetti laterali, ovvero da sale ‘tangenti’ l’itinerario stesso, che accoglievano reliquie del mondo antico”.
Il Gabinetto dei Marmi negli anni Ottanta del XIX secolo. Foto Archivi Alinari I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Altrettanto preziose sono le opere esposte, le stesse dell’allestimento ottocentesco. Appartenevano alla prestigiosa collezione di scultura romana dei Medici il torso in basalto verde dello Wadi Hammamat - probabilmente la migliore replica del Doriforo di Policleto giunta fino a noi - e lo Spinario tardo ellenistico, gemello di una famosa scultura dei Musei Capitolini. Il Gabinetto offre l'opportunità di ammirare anche alcune sculture non esposte da tempo: la rara statuetta del Menandro seduto, per esempio, o il gruppo di Ermafrodito e Pan, che all’alba dell’Impero romano probabilmente decorava un giardino.
“Il nuovo allestimento della sala dei rilievi segna la restituzione di un prestigioso ambiente del piano nobile ai suoi antichi proprietari: le sculture classiche della collezione granducale”, spiega Fabrizio Paolucci, curatore delle Antichità Classiche degli Uffizi: “Questo spazio, creato nel 1825 per ospitare esclusivamente marmi antichi, torna oggi ad essere popolato da una raffinata selezione di rilievi, busti e sculture a figura intera, di cui fanno parte capolavori assoluti come il torso del Doriforo in basalto o i rilievi con le scene di vendita di cuscini e stoffe. Anche la loro sistemazione segue, in parte riproducendola puntualmente, l’originaria disposizione, restituendo al visitatore il fascino e l’atmosfera degli anni in cui gli Uffizi erano noti in tutta Europa come la ‘Galleria delle Statue’ per antonomasia”.
Sale della pittura fiamminga I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Quando i Medici guardarono a Nord. Le Sale dei Fiamminghi
Tre ambienti preziosi, decorati con affreschi di fine Cinquecento, invitano a un viaggio nel Rinascimento nordico con 31 capolavori di maestri come Albrecht Dürer, Lucas Cranach il Vecchio, Hans Memling, Nicolas Froment, Rogier Van Der Wyeden. Un nucleo pittorico tra i più significativi d’Europa, riunito nelle sale di Levante da Roberto Salvini, direttore degli Uffizi nel secondo dopoguerra, cui spetta il merito di averlo posto per la prima volta in dialogo con i grandi artisti della scuola italiana, evidenziando suggestioni e reciproche influenze secondo un approccio che allora venne definito “internazionalista” e che oggi si direbbe “globale” alla storia dell’arte. L'allestimento attuale riporta alla ribalta questa connessione, illustrando i linguaggi fioriti nelle Fiandre, in Olanda e Germania a confronto con le opere del Quattrocento fiorentino.
Sale della pittura fiamminga I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Fu grazie al collezionismo cosmopolita dei Medici che i gioielli della pittura nordica raggiunsero Firenze, dove furono ammirati per le innovazioni tecniche (in primis l’uso delle vernici a olio), per il singolare trattamento della luce e per la prodigiosa resa dei dettagli. L’abilità degli artisti nordici nella ritrattistica impressionò particolarmente i fiorentini, motivo per cui nelle Sale dei Fiamminghi i ritratti sono il genere più rappresentato: ne sono esempi il Ritratto di uomo con lettera di Memling, che restituisce probabilmente l’immagine di un membro della Nazione italiana a Bruges, ma anche i volti estremamente realistici degli Apostoli e della Madonna secondo Dürer e i celeberrimi ritratti di Martin Lutero, della moglie Caterina Bora e dell’amico Filippo Melantone dipinti da Cranach.
Anche tra i dipinti di soggetto sacro non mancano i capolavori: ecco il Compianto sul Cristo morto commissionato da Lorenzo il Magnifico a Rogier van der Weyden, all’epoca ritenuto il più grande pittore fiammingo, il Trittico di Nicolas Froment con le scene della vita di Gesù, esposto per la prima volta dopo molti anni, e le coppie di Adamo ed Eva di Cranach e Hans Baldung Grien, quest’ultima forse una replica da Dürer.
Sale della pittura fiamminga: Rogier van der Weyden, Compianto sul Cristo morto I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Lo Sposalizio mistico di Santa Caterina de’ Ricci corona un sogno lungo 300 anni
È un maestoso capolavoro del Settecento francese il nuovo acquisto degli Uffizi al Tefaf di Maastricht dello scorso febbraio: lo vedremo esposto nel percorso permanente del museo non appena terminato il necessario restauro. Firmato dal celebre pittore occitano Pierre Subleyras, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina de’ Ricci deve il suo valore alla qualità artistica, al prestigio della committenza (Papa Benedetto XIV) e a una illustre storia collezionistica (i Colonna e i Barberini, tra gli altri).
“Lo Sposalizio è un’opera di primaria importanza per l’arte del Settecento, sarà un vero e nuovo protagonista nelle sale del museo dedicate al XVIII secolo”, anticipa Verde: “Oltre a presentarsi come un lavoro di raffinatissima estetica e compostezza esecutiva, ha la caratteristica di esprimere nel più significativo dei modi il gusto del circolo di nobili e intellettuali che gravitavano alla metà del Settecento attorno alla Curia Romana. Si tratta di un vero e proprio capolavoro, la cui qualità è raro incontrare ancora sul mercato, che verrà ad arricchire le collezioni del XVIII secolo degli Uffizi, colmando una notevole lacuna e rappresentando un ulteriore tassello per il completamento di quella galleria della storia pittorica d’Italia perseguita a suo tempo da Luigi Lanzi e il cui completamento costituisce ancora oggi una missione esistenziale del museo”.
Pierre Subleyras, Sposalizio mistico di Santa Caterina de' Ricci, 1746 I Courtesy Gallerie degli Uffizi
“Oggi si concretizzano i primi tre capitoli dell'annunciata ricomposizione del patrimonio degli Uffizi”, dichiara Verde: “Con questa operazione prende avvio il grande ritorno al futuro degli Uffizi: le radici ben salde nella storia del primo grande museo occidentale, modello universale, ma oggi con la testa dinamicamente proiettata in avanti a confermarsi nel ruolo di laboratorio della museologia globale”.
Gabinetto dei Marmi I Courtesy Gallerie degli Uffizi
La rinascita del Gabinetto dei Marmi
Un tuffo nella storia del collezionismo di corte attende i visitatori del Gabinetto dei Marmi, che condensa in un insieme armonico eredità plurisecolari. Costruita nel 1825 dove prima si trovava un’ampia terrazza, la sala era un tempo tra gli spazi più celebri del complesso degli Uffizi. Nel corso del Novecento, tuttavia, fu prima modificata, poi smantellata del tutto. Oggi è possibile ammirarla di nuovo nel suo aspetto iniziale. A renderla unica sono dodici rilievi antichi incastonati nelle pareti, ricomposti con precisione nell’ordine originario. Ognuno di essi ha una storia differente: la figura di Zeus Ammone, per esempio, era parte dell’apparato decorativo del Foro di Augusto a Roma, mentre il Pastore seduto arriva da un nineo monumentale di inizio Impero. Spiccano poi per originalità i ricercati rilievi “con vendite di cuscini e di stoffe”, provenienti da una tomba dell’Esquilino di epoca flavia. “Il riallestimento di questo ambiente così iconico per la storia degli Uffizi riprende la concezione spaziale del museo impostata nel Settecento dal grande storico dell’arte Luigi Lanzi”, racconta il direttore Simone Verde: “Un percorso pittorico imperniato sulla centralità delle arti del Rinascimento le quali, se erano esposte nei lunghi corridoi, a loro volta erano scandite da gabinetti laterali, ovvero da sale ‘tangenti’ l’itinerario stesso, che accoglievano reliquie del mondo antico”.
Il Gabinetto dei Marmi negli anni Ottanta del XIX secolo. Foto Archivi Alinari I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Altrettanto preziose sono le opere esposte, le stesse dell’allestimento ottocentesco. Appartenevano alla prestigiosa collezione di scultura romana dei Medici il torso in basalto verde dello Wadi Hammamat - probabilmente la migliore replica del Doriforo di Policleto giunta fino a noi - e lo Spinario tardo ellenistico, gemello di una famosa scultura dei Musei Capitolini. Il Gabinetto offre l'opportunità di ammirare anche alcune sculture non esposte da tempo: la rara statuetta del Menandro seduto, per esempio, o il gruppo di Ermafrodito e Pan, che all’alba dell’Impero romano probabilmente decorava un giardino.
“Il nuovo allestimento della sala dei rilievi segna la restituzione di un prestigioso ambiente del piano nobile ai suoi antichi proprietari: le sculture classiche della collezione granducale”, spiega Fabrizio Paolucci, curatore delle Antichità Classiche degli Uffizi: “Questo spazio, creato nel 1825 per ospitare esclusivamente marmi antichi, torna oggi ad essere popolato da una raffinata selezione di rilievi, busti e sculture a figura intera, di cui fanno parte capolavori assoluti come il torso del Doriforo in basalto o i rilievi con le scene di vendita di cuscini e stoffe. Anche la loro sistemazione segue, in parte riproducendola puntualmente, l’originaria disposizione, restituendo al visitatore il fascino e l’atmosfera degli anni in cui gli Uffizi erano noti in tutta Europa come la ‘Galleria delle Statue’ per antonomasia”.
Sale della pittura fiamminga I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Quando i Medici guardarono a Nord. Le Sale dei Fiamminghi
Tre ambienti preziosi, decorati con affreschi di fine Cinquecento, invitano a un viaggio nel Rinascimento nordico con 31 capolavori di maestri come Albrecht Dürer, Lucas Cranach il Vecchio, Hans Memling, Nicolas Froment, Rogier Van Der Wyeden. Un nucleo pittorico tra i più significativi d’Europa, riunito nelle sale di Levante da Roberto Salvini, direttore degli Uffizi nel secondo dopoguerra, cui spetta il merito di averlo posto per la prima volta in dialogo con i grandi artisti della scuola italiana, evidenziando suggestioni e reciproche influenze secondo un approccio che allora venne definito “internazionalista” e che oggi si direbbe “globale” alla storia dell’arte. L'allestimento attuale riporta alla ribalta questa connessione, illustrando i linguaggi fioriti nelle Fiandre, in Olanda e Germania a confronto con le opere del Quattrocento fiorentino.
Sale della pittura fiamminga I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Fu grazie al collezionismo cosmopolita dei Medici che i gioielli della pittura nordica raggiunsero Firenze, dove furono ammirati per le innovazioni tecniche (in primis l’uso delle vernici a olio), per il singolare trattamento della luce e per la prodigiosa resa dei dettagli. L’abilità degli artisti nordici nella ritrattistica impressionò particolarmente i fiorentini, motivo per cui nelle Sale dei Fiamminghi i ritratti sono il genere più rappresentato: ne sono esempi il Ritratto di uomo con lettera di Memling, che restituisce probabilmente l’immagine di un membro della Nazione italiana a Bruges, ma anche i volti estremamente realistici degli Apostoli e della Madonna secondo Dürer e i celeberrimi ritratti di Martin Lutero, della moglie Caterina Bora e dell’amico Filippo Melantone dipinti da Cranach.
Anche tra i dipinti di soggetto sacro non mancano i capolavori: ecco il Compianto sul Cristo morto commissionato da Lorenzo il Magnifico a Rogier van der Weyden, all’epoca ritenuto il più grande pittore fiammingo, il Trittico di Nicolas Froment con le scene della vita di Gesù, esposto per la prima volta dopo molti anni, e le coppie di Adamo ed Eva di Cranach e Hans Baldung Grien, quest’ultima forse una replica da Dürer.
Sale della pittura fiamminga: Rogier van der Weyden, Compianto sul Cristo morto I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Lo Sposalizio mistico di Santa Caterina de’ Ricci corona un sogno lungo 300 anni
È un maestoso capolavoro del Settecento francese il nuovo acquisto degli Uffizi al Tefaf di Maastricht dello scorso febbraio: lo vedremo esposto nel percorso permanente del museo non appena terminato il necessario restauro. Firmato dal celebre pittore occitano Pierre Subleyras, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina de’ Ricci deve il suo valore alla qualità artistica, al prestigio della committenza (Papa Benedetto XIV) e a una illustre storia collezionistica (i Colonna e i Barberini, tra gli altri).
“Lo Sposalizio è un’opera di primaria importanza per l’arte del Settecento, sarà un vero e nuovo protagonista nelle sale del museo dedicate al XVIII secolo”, anticipa Verde: “Oltre a presentarsi come un lavoro di raffinatissima estetica e compostezza esecutiva, ha la caratteristica di esprimere nel più significativo dei modi il gusto del circolo di nobili e intellettuali che gravitavano alla metà del Settecento attorno alla Curia Romana. Si tratta di un vero e proprio capolavoro, la cui qualità è raro incontrare ancora sul mercato, che verrà ad arricchire le collezioni del XVIII secolo degli Uffizi, colmando una notevole lacuna e rappresentando un ulteriore tassello per il completamento di quella galleria della storia pittorica d’Italia perseguita a suo tempo da Luigi Lanzi e il cui completamento costituisce ancora oggi una missione esistenziale del museo”.
Pierre Subleyras, Sposalizio mistico di Santa Caterina de' Ricci, 1746 I Courtesy Gallerie degli Uffizi
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