Dal 25 settembre a Milano
Tra Arte e Scienza. Al Mudec Escher come non l’abbiamo mai visto
M.C. Escher, Pesci e squame, 1959, Xilografia, 47.8 × 45.2 cm, L’Aia, Kunstmuseum Den Haag | © 2025 The M.C. Escher Company - Tutti i diritti riservati
Francesca Grego
08/07/2025
Di mostre su Escher ne abbiamo viste molte, ma nessuna ci ha mai spiegato che cosa ci fosse realmente all’origine di un universo artistico così originale e riconoscibile, delle sue architetture impossibili, delle illusioni ottiche, tassellature e metamorfosi. Dal prossimo 25 settembre all’8 febbraio 2026 è il Mudec - Museo delle Culture di Milano a raccogliere la sfida, in un progetto nato dalla collaborazione con il Kunstmuseum dell’Aia. Novanta opere, tra cui acquerelli, xilografie e litografie, racconteranno l’arte di Maurits Cornelis Escher dalla A alla Z, facendo luce sulle fonti della sua ispirazione e sulla genesi di un linguaggio unico, che ha affascinato generazioni di pubblico e influenzato trasversalmente i creativi del Novecento.
Ideata da Judith Kaldee e curata da Claudio Bartocci, Paolo Branca e Claudio Salsi, M.C. Escher. Tra arte e scienza riporta l’artista olandese a Milano dopo dieci anni di assenza per gettare un nuovo sguardo sulla sua ricerca. In primo piano, la visione rigorosa, inventiva e profondamente personale con cui Escher riuscì a mettere insieme l’arte e la matematica: pur non avendo una formazione scientifica, infatti, il maestro dei Caleidocicli ha visualizzato concetti matematici complessi con sorprendente intuizione grafica. Strettamente collegata è la sua passione per l’arte moresca - in particolare le decorazioni dell’Alhambra di Granada e della Mezquita di Cordoba - che la mostra indagherà attraverso il confronto con 40 oggetti provenienti da culture islamiche.
L’itinerario al Mudec ricostruirà l’evoluzione di Escher dagli esordi sotto il segno dell’Art Nouveau alla scoperta dei paesaggi italiani, fino alla piena maturità, tra tassellazioni, cicli metamorfici, illusioni ottiche e rappresentazioni dell’infinito. Accanto alle sue opere più note troveremo disegni preparatori, studi, acquerelli, materiali d’archivio e fonti utili a documentarne i processi creativi. Per la prima volta, inoltre, il lavoro di Escher dialogherà con le opere di altri maestri di arti grafiche che si ritiene possano averlo ispirato o averne condiviso le scelte espressive: un confronto inedito che, mettendo in luce affinità, influenze e corrispondenze, inserirà la ricerca dell’artista olandese in un contesto più ampio e racconterà perché “lontano dalle mode del suo tempo - come scrivono i curatori della mostra - “Escher seppe costruire un linguaggio unico, un ponte tra Oriente e Occidente, tra intuizione e logica, tra arte e scienza”.
Ideata da Judith Kaldee e curata da Claudio Bartocci, Paolo Branca e Claudio Salsi, M.C. Escher. Tra arte e scienza riporta l’artista olandese a Milano dopo dieci anni di assenza per gettare un nuovo sguardo sulla sua ricerca. In primo piano, la visione rigorosa, inventiva e profondamente personale con cui Escher riuscì a mettere insieme l’arte e la matematica: pur non avendo una formazione scientifica, infatti, il maestro dei Caleidocicli ha visualizzato concetti matematici complessi con sorprendente intuizione grafica. Strettamente collegata è la sua passione per l’arte moresca - in particolare le decorazioni dell’Alhambra di Granada e della Mezquita di Cordoba - che la mostra indagherà attraverso il confronto con 40 oggetti provenienti da culture islamiche.
L’itinerario al Mudec ricostruirà l’evoluzione di Escher dagli esordi sotto il segno dell’Art Nouveau alla scoperta dei paesaggi italiani, fino alla piena maturità, tra tassellazioni, cicli metamorfici, illusioni ottiche e rappresentazioni dell’infinito. Accanto alle sue opere più note troveremo disegni preparatori, studi, acquerelli, materiali d’archivio e fonti utili a documentarne i processi creativi. Per la prima volta, inoltre, il lavoro di Escher dialogherà con le opere di altri maestri di arti grafiche che si ritiene possano averlo ispirato o averne condiviso le scelte espressive: un confronto inedito che, mettendo in luce affinità, influenze e corrispondenze, inserirà la ricerca dell’artista olandese in un contesto più ampio e racconterà perché “lontano dalle mode del suo tempo - come scrivono i curatori della mostra - “Escher seppe costruire un linguaggio unico, un ponte tra Oriente e Occidente, tra intuizione e logica, tra arte e scienza”.
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