Fino al 27 marzo al Museo delle Culture di Milano
Un "altro" Mondrian, artista a tutto tondo, in mostra al Mudec
Piet Mondrian, Mulino Oostzijdse con cielo blu, giallo e viola, 1907-1908 circa, Olio su tela, Kunstmuseum Den Haag
Samantha De Martin
24/11/2021
Milano - Dagli alberi in fiore, dai fienili, i mulini a vento immersi nel paesaggio olandese, al tripudio di linee, colori, ritmo di piani delle opere astratte.
Utilizzando gli elementi enfaticamente verticali e orizzontali del paesaggio olandese, Piet Mondrian esplora la possibilità di ridurre il mondo che lo circonda alla sua essenza assoluta, giocando sulla tela con linee e quadrati già molti anni prima di dare vita alle sue opere più mature che tutti conosciamo.
Questo processo evolutivo che affonda le radici nel naturalismo e nell’impressionismo per proseguire poi attraverso il post-impressionismo, i fauves, il simbolismo e il cubismo - e che condusse l’artista dalla rappresentazione del paesaggio olandese allo sviluppo del suo stile inconfondibile - è il filo conduttore della mostra Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione, al MUDEC di Milano fino al 27 marzo.
Piet Mondrian, Devozione, 1908, Olio su tela, Kunstmuseum Den Haag
Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano Cultura con il patrocinio del Consolato dei Paesi Bassi a Milano, l’esposizione dedicata al pittore in abito e cappello, pazzo per il cibo e per il jazz, è stata realizzata grazie alla collaborazione del Kunstmuseum Den Haag, scrigno della più importante collezione di opere di Mondrian al mondo. In prestito dal museo dell’Aia giungono a Milano sessanta capolavori, scelti tra quelli di Mondrian, dei maestri della Scuola dell’Aja - un gruppo di artisti attivi nella città olandese tra il 1860 e il 1890 - e dei designer De Stijl.
In mostra sarà possibile ammirare anche due opere di Mondrian provenienti dal Museo del Novecento di Milano - tra i pochi lavori dell’artista presenti in collezioni italiane - e un quadro neoplastico proveniente dal National Museum of Serbia di Belgrado.
Suddivisa in sezioni tematiche, la rassegna non tralscia “De Stijl” (Lo Stile), il movimento originatosi nei Paesi Bassi nel 1917 su iniziativa dello stesso Mondrian e di Theo van Doesburg, che si fece promotore di un generale rinnovamento nell’arte, nell’architettura e nel design, con opere - tra gli altri - di Gerrit Thomas Rietveld.
Piet Mondrian, Piccola casa al sole, 1909, Olio su tela, Kunstmuseum Den Haag
Dai piatti paesaggi appena fuori Amsterdam al progressivo abbandono, a partire dal 1900, della rappresentazione fedele della natura per sperimentare forme e colori, il passo è breve. Presto il pittore affronta la natura con una varietà di stili e di tecniche che risentono dell’influenza di vari movimenti artistici, oltre che della ricerca di un’espressione personale. Dal 1908 il lavoro di Mondrian diventa sempre più radicale e il suo bisogno di innovare si fa evidente. L’artista volta le spalle ai paesaggi naturalistici e trova ispirazione nella teosofia e nelle novità artistiche provenienti dall’estero dipingendo molteplici variazioni di temi diversi, dal faro al mulino a vento, dai paesaggi marini alle dune. Di tela in tela, si avvicina sempre più all’“essenza” dell’immagine.
Gli anni parigini scorrono in mostra attraverso paesaggi grigi e influenzati dal cubismo di Pablo Picasso e Georges Braque, gli stessi che danno avvio a un linguaggio espressivo definito dallo stesso Mondrian “Neoplasticismo”, con le sue linee rette, i colori primari, i piani rettilinei. Eppure, nonostante tutto, Mondrian resta agganciato alla tradizione della pittura realista olandese. Nelle sue prime opere fu un realista figurativo e - come amava dire - nelle opere più tarde, un realista astratto.
Piet Mondrian, Mulino a Domburg, 1908, Olio su cartoncino, Kunstmuseum Den Haag
“Per me non c’è differenza tra i primi e gli ultimi lavori: fanno tutti parte della stessa cosa. Non sento la differenza tra il vecchio e il nuovo nell’arte come tale, ma come continuità” dichiarerà nel 1942.
Il percorso invita il visitatore a scoprire i capolavori di Mondrian secondo un’insolita chiave di lettura, presentando il maestro olandese come uno dei più importanti coloristi del suo tempo. Così prende forma un Mondrian a tutto tondo che influenza tanto l’exhibition design quanto la moda (basti pensare alla collezione-tributo di Yves Saint Laurent del 1965), e che ha un ruolo centrale nel design italiano.
A presentare in mostra un affondo sul cosiddetto “Effetto Mondrian” è la storica del design Domitilla Dardi. C’è la relazione tra De Stijl e Gerrit Rietveld, autore della poltrona Red and Blue, raccontata attraverso le riedizioni filologiche di Cassina. E c’è la fortuna critica di Mondrian nella cultura artistica italiana, ripercorsa attraverso materiali che illustrano la prima personale del 1956 allestita da Carlo Scarpa alla GNAM di Roma. Non poteva mancare l’influenza del “pattern Mondrian” sugli autori contemporanei, come nel contenitore tributo di Shiro Kuramata prodotto da Cappellini.
Piet Mondrian, Composizione II, 1929, Olio su tela, The National Museum in Belgrade
Al Mudec scopriamo un Mondrian amante della vita notturna parigina e del jazz che, come i suoi quadri, lasciava spazio anche alla rottura e all’improvvisazione. Erano quelli gli anni in cui si affacciavano sulla scena europea i cosiddetti “rumoristi”, con i loro suoni artificiali, antesignani della moderna musica elettronica. La video installazione presente in mostra - a cura di Storyville - è un suggestivo esempio del rapporto tra le opere neoplastiche di Mondrian e la musica.
La mostra è aperta il lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30; il giovedì e il sabato dalle 9.30 alle 22.30. La biglietteria chiude un’ora prima.
Leggi anche:
• Piet Mondrian. Dalla figurazione all'astrazione
Utilizzando gli elementi enfaticamente verticali e orizzontali del paesaggio olandese, Piet Mondrian esplora la possibilità di ridurre il mondo che lo circonda alla sua essenza assoluta, giocando sulla tela con linee e quadrati già molti anni prima di dare vita alle sue opere più mature che tutti conosciamo.
Questo processo evolutivo che affonda le radici nel naturalismo e nell’impressionismo per proseguire poi attraverso il post-impressionismo, i fauves, il simbolismo e il cubismo - e che condusse l’artista dalla rappresentazione del paesaggio olandese allo sviluppo del suo stile inconfondibile - è il filo conduttore della mostra Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione, al MUDEC di Milano fino al 27 marzo.
Piet Mondrian, Devozione, 1908, Olio su tela, Kunstmuseum Den Haag
Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano Cultura con il patrocinio del Consolato dei Paesi Bassi a Milano, l’esposizione dedicata al pittore in abito e cappello, pazzo per il cibo e per il jazz, è stata realizzata grazie alla collaborazione del Kunstmuseum Den Haag, scrigno della più importante collezione di opere di Mondrian al mondo. In prestito dal museo dell’Aia giungono a Milano sessanta capolavori, scelti tra quelli di Mondrian, dei maestri della Scuola dell’Aja - un gruppo di artisti attivi nella città olandese tra il 1860 e il 1890 - e dei designer De Stijl.
In mostra sarà possibile ammirare anche due opere di Mondrian provenienti dal Museo del Novecento di Milano - tra i pochi lavori dell’artista presenti in collezioni italiane - e un quadro neoplastico proveniente dal National Museum of Serbia di Belgrado.
Suddivisa in sezioni tematiche, la rassegna non tralscia “De Stijl” (Lo Stile), il movimento originatosi nei Paesi Bassi nel 1917 su iniziativa dello stesso Mondrian e di Theo van Doesburg, che si fece promotore di un generale rinnovamento nell’arte, nell’architettura e nel design, con opere - tra gli altri - di Gerrit Thomas Rietveld.
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Dai piatti paesaggi appena fuori Amsterdam al progressivo abbandono, a partire dal 1900, della rappresentazione fedele della natura per sperimentare forme e colori, il passo è breve. Presto il pittore affronta la natura con una varietà di stili e di tecniche che risentono dell’influenza di vari movimenti artistici, oltre che della ricerca di un’espressione personale. Dal 1908 il lavoro di Mondrian diventa sempre più radicale e il suo bisogno di innovare si fa evidente. L’artista volta le spalle ai paesaggi naturalistici e trova ispirazione nella teosofia e nelle novità artistiche provenienti dall’estero dipingendo molteplici variazioni di temi diversi, dal faro al mulino a vento, dai paesaggi marini alle dune. Di tela in tela, si avvicina sempre più all’“essenza” dell’immagine.
Gli anni parigini scorrono in mostra attraverso paesaggi grigi e influenzati dal cubismo di Pablo Picasso e Georges Braque, gli stessi che danno avvio a un linguaggio espressivo definito dallo stesso Mondrian “Neoplasticismo”, con le sue linee rette, i colori primari, i piani rettilinei. Eppure, nonostante tutto, Mondrian resta agganciato alla tradizione della pittura realista olandese. Nelle sue prime opere fu un realista figurativo e - come amava dire - nelle opere più tarde, un realista astratto.
Piet Mondrian, Mulino a Domburg, 1908, Olio su cartoncino, Kunstmuseum Den Haag
“Per me non c’è differenza tra i primi e gli ultimi lavori: fanno tutti parte della stessa cosa. Non sento la differenza tra il vecchio e il nuovo nell’arte come tale, ma come continuità” dichiarerà nel 1942.
Il percorso invita il visitatore a scoprire i capolavori di Mondrian secondo un’insolita chiave di lettura, presentando il maestro olandese come uno dei più importanti coloristi del suo tempo. Così prende forma un Mondrian a tutto tondo che influenza tanto l’exhibition design quanto la moda (basti pensare alla collezione-tributo di Yves Saint Laurent del 1965), e che ha un ruolo centrale nel design italiano.
A presentare in mostra un affondo sul cosiddetto “Effetto Mondrian” è la storica del design Domitilla Dardi. C’è la relazione tra De Stijl e Gerrit Rietveld, autore della poltrona Red and Blue, raccontata attraverso le riedizioni filologiche di Cassina. E c’è la fortuna critica di Mondrian nella cultura artistica italiana, ripercorsa attraverso materiali che illustrano la prima personale del 1956 allestita da Carlo Scarpa alla GNAM di Roma. Non poteva mancare l’influenza del “pattern Mondrian” sugli autori contemporanei, come nel contenitore tributo di Shiro Kuramata prodotto da Cappellini.
Piet Mondrian, Composizione II, 1929, Olio su tela, The National Museum in Belgrade
Al Mudec scopriamo un Mondrian amante della vita notturna parigina e del jazz che, come i suoi quadri, lasciava spazio anche alla rottura e all’improvvisazione. Erano quelli gli anni in cui si affacciavano sulla scena europea i cosiddetti “rumoristi”, con i loro suoni artificiali, antesignani della moderna musica elettronica. La video installazione presente in mostra - a cura di Storyville - è un suggestivo esempio del rapporto tra le opere neoplastiche di Mondrian e la musica.
La mostra è aperta il lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30; il giovedì e il sabato dalle 9.30 alle 22.30. La biglietteria chiude un’ora prima.
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