A Firenze dal 7 marzo al 26 maggio
Lessico femminile - 70 anni di emancipazione in mostra a Palazzo Pitti
Vittorio Corcos, Stella e Piero, olio su tela, Firenze, Galleria d’arte moderna, Gallerie degli Uffizi
Samantha De Martin
07/03/2019
Firenze - Tra l’iscrizione di alcune lavoratrici all’associazione Fratellanza Artigiana, nel 1861, e il premio Nobel conferito a Grazia Deledda per il suo Canne al vento, nel 1926, corre una storia descritta da opere d’arte e fotografie che celebrano il riscatto dell’immagine femminile e del ruolo pubblico delle donne nel periodo post-unitario.
Palazzo Pitti racconta questi 70 anni di emancipazione attraverso una mostra realizzata in collaborazione con Advancing Women Artists, che, dal 7 marzo al 26 maggio, darà vita a un percorso scenografico allestito attorno ad un nucleo centrale di opere di grandi dimensioni.
Come sul palcoscenico di un teatro, le protagoniste emergono dalle collezioni della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti che custodisce una delle più significative raccolte sul tema del lavoro delle donne nei campi fra Ottocento e Novecento. Accanto a queste non mancheranno capolavori in prestito da collezioni private, dalla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, dalla GAM di Genova, dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Da un lato ci sono le contadine, dedite alle pratiche agricole collegate al ciclo delle stagioni, che, nei momenti di sosta dal lavoro più duro, rammendavano, lavoravano a maglia o intrecciavano la paglia, come emerge da numerosi dipinti di Silvestro Lega esposti in galleria.
Dall’altra, le donne borghesi, che potevano studiare e intraprendere una carriera scolastica, diventare artiste e perfino autrici di libri di scuola, o di articoli sull’economia domestica, sull’etichetta e le buone maniere.
Intanto nell’apparente quiete dei salotti - dove aveva luogo una fervida vita intellettuale - attecchivano pensieri rivoluzionari e patriottici.
Erano gli anni in cui Firenze diventava luogo di incontro per figure di spicco nel mondo femminile non solo della letteratura e dell’arte, ma anche dell’impegno sociale e politico, su scala internazionale e dove vissero donne del calibro della poetessa Elizabeth Barrett Browning, della scrittrice e patriota Jessie White Mario, della poetessa inglese Theodosia Garrow Trollope.
“Nell’arco cronologico di poco più di mezzo secolo considerato nella mostra - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - maturano i presupposti per il riscatto sociale e per una nuova autonomia della donna, non più solamente ancorata al ruolo di angelo del focolare. Le opere esposte raccontano una realtà in cui si affaccia la questione femminile, quando l’impegno nel lavoro, gli interessi politici, la vita intellettuale e l’indipendenza erano ancora un privilegio, o il risultato di una lotta”.
Attraverso oggetti e opere di artisti - dal Ritratto di Grazia Deledda di Plinio Nomellini all’acquerello su carta intitolato In posa di Giuseppe De Nittis, dalle fotografie dei Fratelli Alinari alla bandiera in seta con ricami in oro della Fratellanza Artigiana d’Italia - il percorso documenta le molteplici espressioni del talento femminile nel campo dell’arte, della fotografia, dell’insegnamento della scrittura, della politica.
“Le artiste internazionali - spiega Linda Falcone, direttrice di Advancing Women Artists, l'organizzazione statunitense con sede a Firenze, dedita alla ricerca, restauro ed esposizione di opere d’arte di donne storiche, nei musei e depositi museali della Toscana - sono ben rappresentate in questa mostra, visto che le donne straniere godevano di un certo livello di libertà in Italia, cosa che non avveniva nei loro paesi di origine. Ne sono alcuni esempi la simbolista tedesca Julia Hoffmann Tedesco, che condivideva lo stesso interesse per la sfera femminile di suo marito, esponente dei Macchiaioli, o l’artista francese Elisabeth Chaplin, la più giovane e prolifica tra quelle rappresentate nella collezione delle Gallerie degli Uffizi”.
Leggi anche:
• Racconti di porcellana a Palazzo Pitti
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Come sul palcoscenico di un teatro, le protagoniste emergono dalle collezioni della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti che custodisce una delle più significative raccolte sul tema del lavoro delle donne nei campi fra Ottocento e Novecento. Accanto a queste non mancheranno capolavori in prestito da collezioni private, dalla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, dalla GAM di Genova, dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Da un lato ci sono le contadine, dedite alle pratiche agricole collegate al ciclo delle stagioni, che, nei momenti di sosta dal lavoro più duro, rammendavano, lavoravano a maglia o intrecciavano la paglia, come emerge da numerosi dipinti di Silvestro Lega esposti in galleria.
Dall’altra, le donne borghesi, che potevano studiare e intraprendere una carriera scolastica, diventare artiste e perfino autrici di libri di scuola, o di articoli sull’economia domestica, sull’etichetta e le buone maniere.
Intanto nell’apparente quiete dei salotti - dove aveva luogo una fervida vita intellettuale - attecchivano pensieri rivoluzionari e patriottici.
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“Nell’arco cronologico di poco più di mezzo secolo considerato nella mostra - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - maturano i presupposti per il riscatto sociale e per una nuova autonomia della donna, non più solamente ancorata al ruolo di angelo del focolare. Le opere esposte raccontano una realtà in cui si affaccia la questione femminile, quando l’impegno nel lavoro, gli interessi politici, la vita intellettuale e l’indipendenza erano ancora un privilegio, o il risultato di una lotta”.
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“Le artiste internazionali - spiega Linda Falcone, direttrice di Advancing Women Artists, l'organizzazione statunitense con sede a Firenze, dedita alla ricerca, restauro ed esposizione di opere d’arte di donne storiche, nei musei e depositi museali della Toscana - sono ben rappresentate in questa mostra, visto che le donne straniere godevano di un certo livello di libertà in Italia, cosa che non avveniva nei loro paesi di origine. Ne sono alcuni esempi la simbolista tedesca Julia Hoffmann Tedesco, che condivideva lo stesso interesse per la sfera femminile di suo marito, esponente dei Macchiaioli, o l’artista francese Elisabeth Chaplin, la più giovane e prolifica tra quelle rappresentate nella collezione delle Gallerie degli Uffizi”.
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