Firenze punta sul verde storico.
Nuova vita al Giardino di Boboli
I, Sailko [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html), CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) o CC BY 2.5 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.5)], attraverso Wikimedia Commons |
Giardino di Boboli, Andromeda e il Mostro, di Giovanni Battista Pierratti.
Francesca Grego
24/01/2017
Firenze - Si prepara il rilancio per Boboli, uno dei più noti giardini all’italiana al mondo e modello per molti palazzi reali europei, dal 2013 Patrimonio dell’Umanità Unesco. Un vero e proprio museo a cielo aperto, popolato di sculture, architetture, giochi d’acqua, grotte artificiali e di tutto l’armamentario scenografico indispensabile ad allietare la vita di corti prestigiose come quelle dei Medici e dei Lorena.
Ma Boboli non è solo la cinquecentesca Fontana del Nettuno, la stravagante Grotta del Buontalenti o la Kafeehaus rococò: a realizzare il suo incanto sono lecci e cipressi secolari, geometriche siepi di bosso, pregiate specie di rose e dalie, rare piante acquatiche venute da lontano, fino alla collezione di camelie di origine seicentesca, al Giardino degli Ananassi con le essenze esotiche di Filippo Parlatore e alle cultivar cinquecentesche della ricchissima raccolta di agrumi in vaso, immortalate già nei dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729). Testimonianze di una illustre storia di collezionismo che risale alla signoria dei Medici, come racconta il Gelsomino del Granduca, prezioso fiore di Giava importato da Cosimo I, che se ne invaghì al punto da impedirne la riproduzione al di fuori dei propri possedimenti.
Un tesoro di storia e cultura da salvaguardare e valorizzare. Nasce a questo scopo l’inedita figura del Curatore del Patrimonio Botanico di Boboli, che nella persona di Bianca Maria Landi coordinerà il lavoro di architetti, storici dell’arte, archeologi, tecnici e ricercatori, per dare finalmente il giusto valore al verde storico e perpetuarne il delicato patrimonio. Via libera dunque ai necessari studi sulle collezioni, a una mappatura aggiornata delle specie vegetali, a ricerche sulle specificità del giardino all’italiana di Palazzo Pitti, ma anche al ritorno di Boboli nelle grandi manifestazioni internazionali dedicate ai parchi delle residenze reali europee.
Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, siamo “giusto in tempo per mettere in sicurezza e a frutto il foltissimo patrimonio botanico, con discendenze storiche che risalgono al periodo mediceo. Dopo anni di sofferenza, nei quali invece delle piante furono potati i bilanci e il numero dei collaboratori, è ora arrivato il momento di voltare pagina: l’ultimo momento ancora adatto a salvare l’eredità agraria, forestale e floreale di Boboli, che nella sua ricchezza e configurazione storica è unica al mondo”.
Ma Boboli non è solo la cinquecentesca Fontana del Nettuno, la stravagante Grotta del Buontalenti o la Kafeehaus rococò: a realizzare il suo incanto sono lecci e cipressi secolari, geometriche siepi di bosso, pregiate specie di rose e dalie, rare piante acquatiche venute da lontano, fino alla collezione di camelie di origine seicentesca, al Giardino degli Ananassi con le essenze esotiche di Filippo Parlatore e alle cultivar cinquecentesche della ricchissima raccolta di agrumi in vaso, immortalate già nei dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729). Testimonianze di una illustre storia di collezionismo che risale alla signoria dei Medici, come racconta il Gelsomino del Granduca, prezioso fiore di Giava importato da Cosimo I, che se ne invaghì al punto da impedirne la riproduzione al di fuori dei propri possedimenti.
Un tesoro di storia e cultura da salvaguardare e valorizzare. Nasce a questo scopo l’inedita figura del Curatore del Patrimonio Botanico di Boboli, che nella persona di Bianca Maria Landi coordinerà il lavoro di architetti, storici dell’arte, archeologi, tecnici e ricercatori, per dare finalmente il giusto valore al verde storico e perpetuarne il delicato patrimonio. Via libera dunque ai necessari studi sulle collezioni, a una mappatura aggiornata delle specie vegetali, a ricerche sulle specificità del giardino all’italiana di Palazzo Pitti, ma anche al ritorno di Boboli nelle grandi manifestazioni internazionali dedicate ai parchi delle residenze reali europee.
Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, siamo “giusto in tempo per mettere in sicurezza e a frutto il foltissimo patrimonio botanico, con discendenze storiche che risalgono al periodo mediceo. Dopo anni di sofferenza, nei quali invece delle piante furono potati i bilanci e il numero dei collaboratori, è ora arrivato il momento di voltare pagina: l’ultimo momento ancora adatto a salvare l’eredità agraria, forestale e floreale di Boboli, che nella sua ricchezza e configurazione storica è unica al mondo”.
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