Uffizi: nuova collocazione del Tondo Doni e dei capolavori del ‘500 fiorentino
Il nuovo allestimento della Sala 35 degli Uffizi, detta "Di Michelangelo", con l'Arianna addormentata in primo piano e il Tondo Doni al centro della parete.
28/01/2013
Firenze - E’ stato inaugurato presso gli Uffizi il nuovo allestimento della Sala 35, ribattezzata Sala di Michelangelo. Le pesanti tende sono state aperte alla presenza di Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, di Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi e Maria Vittoria Rimbotti, Presidente dell’associazione Amici degli Uffizi.
Tra pareti rosso vermiglio e sotto un lucernario che rompe il soffitto offrendo una suggestiva illuminazione, sono stati rivelati capolavori della pittura del primo Cinquecento fiorentino, perché potessero essere interpretati in un allestimento «più pausato, in quiete. Solo una lettura quieta e non affastellata dei dipinti può aiutare la mente e il cuore a comprendere d’essere al cospetto d’un testo poetico che richiede gli stessi tempi di un brano appunto di poesia», dice Antonio Natali.
Al centro della sala giace distesa la monumentale statua di Arianna, che dopo spettacolari operazioni di trasporto e sollevamento salda la sua figura dalle braccia allungate fondendosi con quelle, dietro di lei, della Sacra Famiglia del Buonarroti, in un incantevole movimento a spirale.
Opera simbolo della Sala e del Rinascimento, è infatti il Tondo Doni, l’unica opera su tavola attribuita a Michelangelo che, dopo 60 anni in esposizione nella Sala 25, ha fatto il salto da levante a ponente, per stabilirsi al 35, «grembo generatore, stanza-incubatrice della maniera moderna», come dice Cristina Acidini. Ai lati del Tondo campeggiano due tavole di Granacci, che di Michelangelo fu amico.
Sulla parete di sinistra poi, sono esposte opere di Frà Bartolomeo e Albertinelli. A destra, Andrea del Sarto e il “compagno” Franciabigio. Di lato alla porta che introduce alla sala, stanno infine due opere dello spagnolo Alonso Berruguete, che con Michelangelo e Granacci ebbe buona confidenza.
Martina Scapigliati
Tra pareti rosso vermiglio e sotto un lucernario che rompe il soffitto offrendo una suggestiva illuminazione, sono stati rivelati capolavori della pittura del primo Cinquecento fiorentino, perché potessero essere interpretati in un allestimento «più pausato, in quiete. Solo una lettura quieta e non affastellata dei dipinti può aiutare la mente e il cuore a comprendere d’essere al cospetto d’un testo poetico che richiede gli stessi tempi di un brano appunto di poesia», dice Antonio Natali.
Al centro della sala giace distesa la monumentale statua di Arianna, che dopo spettacolari operazioni di trasporto e sollevamento salda la sua figura dalle braccia allungate fondendosi con quelle, dietro di lei, della Sacra Famiglia del Buonarroti, in un incantevole movimento a spirale.
Opera simbolo della Sala e del Rinascimento, è infatti il Tondo Doni, l’unica opera su tavola attribuita a Michelangelo che, dopo 60 anni in esposizione nella Sala 25, ha fatto il salto da levante a ponente, per stabilirsi al 35, «grembo generatore, stanza-incubatrice della maniera moderna», come dice Cristina Acidini. Ai lati del Tondo campeggiano due tavole di Granacci, che di Michelangelo fu amico.
Sulla parete di sinistra poi, sono esposte opere di Frà Bartolomeo e Albertinelli. A destra, Andrea del Sarto e il “compagno” Franciabigio. Di lato alla porta che introduce alla sala, stanno infine due opere dello spagnolo Alonso Berruguete, che con Michelangelo e Granacci ebbe buona confidenza.
Martina Scapigliati
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