Dall'11 aprile al 12 giugno
A Villa Croce la prima personale italiana di Johanna Billing
Where she is at - video still
Ludovica Sanfelice
07/04/2016
Genova -
Per chi non la conosce sarà una sorpresa, una conferma invece per chi ha già confidenza con la sua attività. Il Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova si incarica delle presentazioni e ospita la prima personale di Johanna Billing in Italia a cura di Ilaria Bonacossa.
Nelle sue sale affacciate sul mare e circondate da un rigoglioso giardino pieno di rose, dall'11 aprile il Museo accoglierà in particolare una sintesi della produzione degli ultimi quindici anni di brillante carriera dell'artista concettuale svedese già passata per la Biennale di Venezia, quella di Istambul e il MoMA PS1.
Affermatasi sulla scena internazionale grazie alle sue video installazioni, in equilibrio sospeso tra finzione e documentario, Billing costruisce corti e mediometraggi che possono essere definiti dei film performativi e che catturando improvvisazioni corali si materializzano attorno a un canovaccio da lei indicato. L'esperimento è spesso quello di inserire in ambientazioni quotidiane creazioni coreografiche fatte di piccoli, minuscoli gesti collegati ad attività semplici, spartane e non spettacolari. Una maniera per indagare realtà connotate culturalmente attraverso un linguaggio che concerta immagini e musica e riproduce tutto in loop. Come avviene nella più recente delle sue opere in mostra, Pulheim Jam Session (2015), che a partire dalla declinazione della parola jam riferita a un ingorgo in caso di traffic jam ma capace di farsi jam session e dar luogo a una performance musicale, concepisce un'azione che coinvolge una sessantina di automobili e crea un blocco stradale in una strada di campagna nella zona di Pulheim vicino a Colonia, un'area nata negli anni Settanta dalla fusione a tavolino di 12 villaggi e perciò divisa (o unita) da grandi cuciture interstiziali che costringono gli abitanti a dipendere dalle macchine tanto da arrivare a possedere 2,7 auto per famiglia.
Tra il vento e i campi di mais lo scenario industriale si stempera in una pausa giocosa e lontana dalle frustrazioni sulle note di un'improvvisazione jazz della musicista Edda Magneson creando qualcosa di del tutto inatteso.
Le altre tre opere presentate a Genova sono I’m Gonna Live Anyhow Until I Die, accompagnata da una colonna sonora improvvisata che reinterpreta al violino le canzoni degli anni ‘70 di Franco Battiato, ispirata al pensiero di Pasolini, guidata dalla tradizione pedagogica di Munari e ambientata in giro per le strade di Roma; I’m Lost Without Your Rhythm, video nato dal montaggio del workshop per studenti di teatro e danza rumeni realizzato nel 2008 in occasione della Biennale Periferic 8 di Arte Contemporanea a Iasi, in Romania; e Where She is at (2001), ambientato vicino a Oslo, in una piscina all’aperto in stato di abbandono all'interno di un centro ricreativo di architettura funzionalista posto sotto ordine di demolizione.
Un'ipnotica selezione che permetterà al pubblico italiano di conoscere nuovi stimoli per la mente.
Ai più curiosi suggeriamo di fare una visita anche alla collezione permanente che conserva la raccolta d'arte astratta Maria Cernuschi Ghiringhelli, con opere di Licini, Munari, Radice, Fontana, Dadamaino, e anche Adrian Paci e Plamen Dejanoff, oltre a recenti acquisizioni dalle mostre prodotte negli anni e sempre rivolte alla ricerca contemporanea.
Per approfondimenti:
Guida d'arte di Genova
Nelle sue sale affacciate sul mare e circondate da un rigoglioso giardino pieno di rose, dall'11 aprile il Museo accoglierà in particolare una sintesi della produzione degli ultimi quindici anni di brillante carriera dell'artista concettuale svedese già passata per la Biennale di Venezia, quella di Istambul e il MoMA PS1.
Affermatasi sulla scena internazionale grazie alle sue video installazioni, in equilibrio sospeso tra finzione e documentario, Billing costruisce corti e mediometraggi che possono essere definiti dei film performativi e che catturando improvvisazioni corali si materializzano attorno a un canovaccio da lei indicato. L'esperimento è spesso quello di inserire in ambientazioni quotidiane creazioni coreografiche fatte di piccoli, minuscoli gesti collegati ad attività semplici, spartane e non spettacolari. Una maniera per indagare realtà connotate culturalmente attraverso un linguaggio che concerta immagini e musica e riproduce tutto in loop. Come avviene nella più recente delle sue opere in mostra, Pulheim Jam Session (2015), che a partire dalla declinazione della parola jam riferita a un ingorgo in caso di traffic jam ma capace di farsi jam session e dar luogo a una performance musicale, concepisce un'azione che coinvolge una sessantina di automobili e crea un blocco stradale in una strada di campagna nella zona di Pulheim vicino a Colonia, un'area nata negli anni Settanta dalla fusione a tavolino di 12 villaggi e perciò divisa (o unita) da grandi cuciture interstiziali che costringono gli abitanti a dipendere dalle macchine tanto da arrivare a possedere 2,7 auto per famiglia.
Tra il vento e i campi di mais lo scenario industriale si stempera in una pausa giocosa e lontana dalle frustrazioni sulle note di un'improvvisazione jazz della musicista Edda Magneson creando qualcosa di del tutto inatteso.
Le altre tre opere presentate a Genova sono I’m Gonna Live Anyhow Until I Die, accompagnata da una colonna sonora improvvisata che reinterpreta al violino le canzoni degli anni ‘70 di Franco Battiato, ispirata al pensiero di Pasolini, guidata dalla tradizione pedagogica di Munari e ambientata in giro per le strade di Roma; I’m Lost Without Your Rhythm, video nato dal montaggio del workshop per studenti di teatro e danza rumeni realizzato nel 2008 in occasione della Biennale Periferic 8 di Arte Contemporanea a Iasi, in Romania; e Where She is at (2001), ambientato vicino a Oslo, in una piscina all’aperto in stato di abbandono all'interno di un centro ricreativo di architettura funzionalista posto sotto ordine di demolizione.
Un'ipnotica selezione che permetterà al pubblico italiano di conoscere nuovi stimoli per la mente.
Ai più curiosi suggeriamo di fare una visita anche alla collezione permanente che conserva la raccolta d'arte astratta Maria Cernuschi Ghiringhelli, con opere di Licini, Munari, Radice, Fontana, Dadamaino, e anche Adrian Paci e Plamen Dejanoff, oltre a recenti acquisizioni dalle mostre prodotte negli anni e sempre rivolte alla ricerca contemporanea.
Per approfondimenti:
Guida d'arte di Genova
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