Antoni Gaudì: cenni biografici
 
										
										 
										
										
																		
																									Gaudì
															
							27/12/2001
							 Antoni Gaudì y Cornet nasce nel 1852 a Reus, Tarragona, ma sin dall’età di diciassette anni è a Barcellona, dove studia l’opera di Viollet-le-Duc e collabora con architetti spagnoli. 
Il primo incarico che Antoni riceve risale al 1878, quando erige casa Vicens a Barcellona, dove già si nota il suo amore per le architetture gotiche e moresche affiancate ad un esuberante gusto per la decorazione. 
Tutta l’opera del maestro è legata al nome della capitale catalana, la sola città spagnola in cui, a cavallo tra XIX e XX secolo, ci sia un principio di sviluppo industriale, padre di quel modernismo di cui Gaudì si rivelerà essere il principale esponente in patria.
La sua carriera di architetto è caratterizzata dall’elaborazione di forme straordinarie e imprevedibili, realizzate utilizzando i più diversi materiali (mattone, pietra, ceramica, vetro, ferro), da cui sa trarre le massime possibilità espressive.
La sua è un’arte irrazionale, in opposizione profonda con quanto professato dalla civiltà industriale, che a suo avviso ha un’idea utopica della città moderna.
Magnifica combinazione di forme naturali ritmate da una plastica che fa dei colori uno dei suoi punti di forza è Parco Güell (1885-1889), dimostrazione di come le varie tecniche artistiche possano convivere. Il giardino alle porte di Barcellona è l’apoteosi della fantasia portata all’estremo della libertà, sempre supportata da una tecnica sapiente che permette di tenere in piedi strutture che sembrano dover crollare da un momento all’altro. 
Gaudì realizza la Chiesa di S. Coloma de Cervello (1898-1915), Casa Batllò (1904-07), la Casa Milà detta La Pedrera (1906-14), in cui dominano le forme ondulate. E’ però la Sagrada Familia (1883-1926), grande capolavoro incompiuto, l’opera che lo rende più famoso: una chiesa che prende le mosse dalle cattedrali neo-gotiche per trasformarsi in quello che Argan ha definito, grazie ai suoi cunicoli praticabili, “un immenso formicaio”. L’edificio è un’ulteriore conferma della versione mediterranea di Art Nouveau che Gaudì propone, evidentemente opposta a quella nordica, mitteleuropea.
Il cantiere che Gaudì è riuscito a riprodurre, e non solo nel caso della Sagrada Familia, è molto simile a quello di stampo medievale, in cui l’artista è capo delle maestranze, non semplice progettista, ma quotidianamente attivo sul posto: l’ennesima dimostrazione di come l’arte del passato possa sopravvivere nella fantasia. Un’architettura, quella della chiesa catalana, che non sembra trovare una soluzione di continuità, ancora oggi in fieri, è infatti da poco terminato l’intervento di Josep Maria Subirachs, scultore catalano che ha aggiunto una parte di decorazione ottenendo il permesso di non seguire lo stile del maestro modernista.
Gaudì è morto nel 1926 investito da un tram, lasciando molte opere incompiute.						
						
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