Balthus e Villa Medici

Balthus
 

19/12/2001

André Malraux, ministro della Cultura, nel 1961, nomina Balthus direttore dell’Accademia di Francia a Roma. La designazione genera numerose polemiche da parte dell’Institut, di cui l’artista franco-polacco non è membro. Il principale incarico che Balthus si trova ad affrontare è il restauro di quella che è la sede dell’Accademia dal 1804: Villa Medici al Pincio. Per questo intervento Balthus è capocantiere, scenografo, designer, oltre che restauratore originale. Si tratta di mettere le mani su un edificio con una lunga storia: nata come villa dei Crescenzi, poi trasformata da Nanni di Baccio Bigio e Annibale Lippi per il cardinale Giovanni Ricci (1564-75), quindi acquistata ed ampliata dal cardinale Ferdinando de’ Medici nel 1576. Inevitabili, quindi, le critiche che Balthus attira quando si intuisce che nell’attuare il restauro non avrebbe seguito un metodo storico ortodosso. Non poche le soluzioni audaci ispirate dai suoi gusti personali e dalla sua attività pittorica piuttosto che da un atteggiamento di fedeltà storica nei confronti dell’edificio. Sono interpretabili solo in questo modo le stanze austere, quasi monacali, in cui Balthus trasforma le sale che originariamente, nella realtà di dimora suburbana per cui erano state progettate, dovevano essere qualcosa di ben diverso. Sparisce la policromia data dai tessuti e dagli oggetti preziosi del tempo di Ferdinando de’ Medici. Oggi, però, a più di trent’anni dai lavori, il restauro porta le tracce evidenti del contesto degli anni '60. I lavori di restauro della villa terminano nel 1966. Qualche anno dopo, tra il 1973 ed il 1977, si passa al rinnovamento dei giardini: anche in questo caso si può parlare, come è stato fatto a ragion veduta da personaggi vicini all’artista (come per esempio Jean Leymarie), di un’opera di Balthus piuttosto che di un restauro vero e proprio. Gli interventi all’interno della villa vanno quindi letti come una testimonianza delle ricerche artistiche fatte da Balthus negli anni Sessanta e Settanta; e non a caso, infatti, l’immagine di Villa Medici, torna in molte tele dell’artista francese di quegli anni.