Capolavori esposti a Milano

Picasso
 

17/10/2001

La mostra milanese presenta in un allestimento cronologico opere che attraversano l’intera parabola artistica di Picasso a cominciare dai difficili anni giovanili di Barcellona e Parigi. A questi anni risale il cosiddetto periodo “blu” caratterizzato da quadri dominati da questa tonalità scelta in funzione di una scelta tematica che va ad investigare la realtà di scene di ordinaria povertà. “Il pasto frugale” esposto a Milano è uno dei massimi esempi di questa tendenza che tra il 1901 ed il 1906 si impone nella produzione dell’artista. L’opera in questione è un’incisone ad acquaforte per la serie “I saltimbanchi” realizzata a Parigi nel 1904. In questa scena, come in molte altre di questo periodo, le figure appaiono rassegnate, ma allo stesso tempo piene di dignità, nonostante i loro visi smunti dalla fame patita. A testimoniare il momento della nascita del cubismo sono a Palazzo Reale degli interessanti disegni. Sono alcuni studi per “Les Demoiselles d’Avignon”, primo quadro cubista, che dimostrano la forte influenza di Paul Cezanne sul nuovo modo di fare pittura. Vanno quindi segnalate le nature morte del primo cubismo, che portano ai grandi quadri figli del nuovo stile. Esempio illuminante della scomposizione della figura in più vedute ricavate da diversi punti di vista è “Compostion géometrique” del 1918, in cui i volumi vengono ricomposti in un nuovo ordine spaziale. Picasso è anche un grande sperimentatore di tecniche: la sua produzione, infatti, è fatta non solo di dipinti, ma di incisioni, ceramiche, sculture, ecc. Frutto di questa forte necessità di variare sentita dall’artista sono certamente i cosiddetti “papier collé”, opere a metà tra dipinti, disegni, collage. E’ la realtà fisica che entra nel quadro (Picasso vi incolla persino manciate di sabbia), anticipazione di quanto avverrà più avanti con le future manifestazioni artistiche che tanto dovranno a Picasso. La mostra milanese riporta anche opere definibili come ritorno al classicismo, successive al 1917, anno del viaggio in Italia. Meraviglioso esempio di questo periodo è “Femme en enfant”: l’opera è dello stesso anno in cui nasce il figlio di Picasso Paulo (1921). Qui il pittore di Malaga sembra recuperare la dimensione mitica della maternità. Più volte si sofferma su questo tema, ma qui dimostra quanto sia importante in questo momento l’influenza del Rinascimento italiano. I volumi di Masaccio, Michelangelo, e i colori lucenti della grande stagione dell’arte peninsulare, indicano a Picasso questa nuova via di creare dipinti. L’esposizione non manca di proporre alcuni quadri raffiguranti le muse del pittore più volte ritratte. “Le sommeil” (1932) mostra Marie-Thérese, la celebre “donna dormiente”, in una posa sognante: forme flessuose che offrono una versione di una delle donne amate da Picasso nelle vesti di musa sensuale. Varie sono le sculture in bronzo, gesso, terracotta, esposte nelle sale di Palazzo Reale. Alcune riproducono figure femminili sottili alla maniera di Giacometti. Della produzione incisoria di Picasso una posizione particolare è occupata dalle serie dedicata alla tauromachia. I tori rappresentano un ruolo di primo piano nell’immaginario collettivo spagnolo e non potrebbe essere altrimenti anche per l’artista che li riproduce in varie litografie ed in maniere diverse: abbiamo lastre con tori delineati realisticamente, in altri casi vengono appena accennati i loro contorni, in altri ancora versioni cubiste La mostra si chiude con le opere degli ultimi anni di vita, caratterizzate dalla tematica erotica e dall’amore, o meglio il culto della donna, mai sopito in Picasso. Un esempio su tutti è offerto dalla tela intitolata “Nu debout à la coupe et homme assis”, che vede due figure scomposte e dai toni caldi molto vicine, in un palese incontro che prelude al rapporto sessuale.