Cenni biografici
Jean Nouvel
12/11/2001
Nato a Fumel nel 1945, laureato nel 1971 e cofondatore nel ’76 del movimento “Mars 1976”, Jean Nouvel – oggi il più famoso architetto transalpino - fa parte di quella nuova generazione di architetti francesi che dalla metà degli anni ’80 hanno decisamente preso il sopravvento in Francia rispetto ai colleghi stranieri.
Se pensiamo alla Parigi dagli anni ’70 in poi (dal Centro Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers del ‘72-‘77) potremmo parlare di vera e propria esterofilia nella scelta degli architetti a cui di volta in volta fu affidata la rappresentazione della grandeur francese. In particolare durante la presidenza Mitterand i due progetti posti alle estremità dell’asse viario più importante e simbolico della città furono affidati all’americano Ieoh Ming Pei, (il Louvre) e al danese Joan Otto von Spreckelsen (la Grande Arche de la Défense).
Il concorso della svolta fu quello per l’Institut du monde Arabe, vinto da Nouvel e Architecture Studio nel 1981: da quel momento in poi prende avvio un’importante inversione di tendenza.
Nouvel realizzò oltre a numerosi edifici per abitazioni nelle periferie parigine – come le residenze speciali di Saint-Ouen nel 1983-87 e le “case sociali” a Bezons nel 1990-93 – l’importante edificio della Fondation Cartier. A Christian de Portzamparc si deve invece la Cité de la Musique al Park de la Villette e a Dominique Perrault la nuova – e da molti criticata - Bibliothéque de France completata nel 1995.
Presso la Fondation Cartier (1991-94) Nouvel chiarisce ciò che intende quando parla di “tecnica dell’illusione”. A dieci anni di distanza dalla progettazione del palazzo in cui risiede l'Istituto del mondo Arabo, l’architetto francese si ispira per l'edificio Cartier all’ ”ambiguità della visione” riuscendo a trasporre nella materia architettonica la virtualità di alcune immagini riflesse e sovrapposte che sino a quel momento solo la computer grafica riusciva a realizzare su uno schermo, “…io vedo sulla facciata il riflesso del cielo, o il cielo in trasparenza nella facciata? Io non so cosa vedo; se ho tre piani di vetro in parallelo cosa vedo?…”.
La facciata della Fondation infatti presenta tre pareti in vetro parallele tra le quali ci sono alberi che riflettendosi a loro volta contribuiscono all’ambiguità tra interno ed esterno. Utilizzando solamente superfici vetrate Nouvel riesce a creare un effetto di spaesamento e allo stesso tempo a dare la sensazione di trovarsi di fronte ad un “oggetto” prezioso più che ad un palazzo nel senso comune del termine.
Jean Nouvel insiste molto sulla dimensione estetica dell’illusione che si ottiene con la smaterializzazione, concetto che affrontava già alla fine degli anni ’70 e che culmina forse nella “tour sans fin” ambizioso progetto di grattacielo smaterializzato alla Défense.
Essere un architetto contemporaneo significa per Nouvel capire come apparirà l’edificio che stiamo progettando attraverso la nebbia o sotto la pioggia o illuminato durante la notte. La percezione notturna di un edificio è un altro tema caro all’architetto francese, sviluppato presso le Galeries La fayette a Berlino (1991-96) dove il profilo curvo a fasce orizzontali luminose risalta di notte nell’austera strada berlinese.
Altre importanti realizzazioni di Nouvel in Francia sono la sistemazione del teatro dell’Opera a Lione (1986-93), l’hotel Des Thermes a Dax (1992), il palazzo dei congressi a Tours (1989-93), lo stadio di Saint Denis e il recente palazzo di giustizia di Nantes. Anche a Lione, dove conserva la facciata settecentesca sulla piazza, l’architetto esalta la propria contemporaneità realizzando sia all’interno che nella grande volta esterna una grande “macchina” perfettamente integrata alla preesistenza in cui la complessità tecnologica e ben bilanciata dalla semplicità formale dell’edificio.
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