Cenni biografici

Il pittore e scultore Jannis Kounellis
 

11/07/2002

Quello del labirinto è uno dei temi che più appassionano Jannis Kounellis, che anche a Parigi ne ha realizzato uno, alla Galerie Lelong. Così come il viaggio (titolo di una delle sue più celebri opere, del 1969), la nave ed il mare. Il Mar Mediterraneo in particolare, perché Kounellis è nato in Grecia (Pireo, Atene,1936) e si è trasferito in Italia (a Roma) dal 1956, come De Chirico e Savinio, non a caso artisti che, ognuno a loro modo, nelle poetiche non prescindono dal classico, dal mito, ne’ dalla natura. A Roma nel 1960, Kounellis tiene la sua prima personale presso la Galleria La Tartaruga, dove espone delle tele bianche con lettere, numeri e segni dipinti di nero. Si tratta del ciclo delle "Cifre e lettere" che proseguirà fino al 1969. Le influenze sulla formazione di Kounellis sono varie, e vanno da Burri, a Fontana e Manzoni, da Pollock, a Kline e Rauschenberg. In "Margherita di fuoco" del 1967 Kounellis riprende le sperimentazioni di Yves Klein col fuoco, anche se in termini diversi. Tra il ’67 e il ’69, l’artista coinvolge la natura vivente nelle proprie opere: nello spazio dell’arte, provocatoriamente entrano in scena cactus, un pappagallo e i famosi dodici cavalli esposti nella Galleria L’Attico di Roma (Senza Titolo - 12 cavalli, 1969). L’effetto di straniamento è radicale, ma i cavalli sono anche una citazione della grande arte del passato. Un altro "Senza Titolo", del 1967, sempre all’Attico di Roma vede una cornice di gabbie con uccelli vivi delimitare una tela con rose di stoffa applicate. Dello stesso anno è la partecipazione alla mostra collettiva Arte Povera e IM Spazio, curata da Germano Celant presso la Galleria La Bertesca di Genova, mostra che segna l’inizio e la definizione, da parte di Celant, dell’arte povera. In questo periodo Kounellis si libera della tela, sostituendola con una lastra di ferro, e comincia ad usare le mensole per sostenere oggetti di uso comune. Carbone, lana, terra, sacchi di iuta, sono i materiali poveri di cui Kounellis si appropria. Nel 1969 ribatte i confini della Galleria Jolas di Parigi con fuochi, alimentati da bombole, agganciati al muro ad altezza d’uomo.