Cenni biografici
Jacopo Barozzi da Vignola
31/01/2002
Fra i grandi maestri che il Rinascimento italiano ha donato alla storia certamente un posto di rilievo spetta al grande architetto e trattatista Jacopo Barozzi da Vignola.
L’illustre maestro emiliano è stato troppo spesso dimenticato dalla critica, come dal grande pubblico, forse perchè al contrario di molti suoi colleghi del tempo si misurò con l’arte come fosse un mestiere, attento sempre più alle esigenze dei suoi cantieri che non al lustro delle sue nobilissime imprese.
Eppure il Barozzi fu dei più apprezzati artisti del Cinquecento, corteggiato e conteso da numerosi pontefici, che lungo l’arco del XVII secolo gli affidarono progetti ed incarichi di grande prestigio.
Barozzi nacque a Vignola nel 1507; il suo apprendistato iniziò a Bologna come pittore prospettico, ma ben presto il suo interesse si riversò esclusivamente sull’architettura.
A Roma, alla fine degli anni ‘30, entrò nel circolo artistico che orbitava attorno a Papa Paolo III Farnese; qui lavorò come collaboratore ai progetti ed ai lavori in corso all’interno dei Palazzi Vaticani, senza mai trascurare gli studi e i rilievi dell’architettura antica che tanto lo appassionarono.
Seguirono poi due anni trascorsi al servizio del re di Francia, Francesco I, che della Reggia di Fontainebleau fece il più grande cantiere composto esclusivamente da artisti italiani, quali ad esempio il Primaticcio e Rosso Fiorentino.
Furono certamente queste esperienze a forgiare ancor di più il talento artistico di questo grande architetto: tornato in Italia nel 1548, il Vignola cominciò a dedicarsi esclusivamente all’architettura; progettò la facciata mai compiuta della Basilica di San Petronio a Bologna e appena qualche anno dopo, sempre nella stessa città, mutò l’assetto della Piazza Maggiore con l’inserimento dell’imponente quinta prospettica del Portico dei Banchi.
Ma sarà Roma, dove il maestro emiliano si stabilì nel 1550, a rendere il tributo maggiore alla sua opera architettonica. Come già accennato innanzi, più di un pontefice si affidò al Vignola per lasciare alla città eterna un simbolo di magnificenza e di prestigio.
Per il Papa Giulio III, il maestro emiliano ideò forse uno fra i suoi massimi capolavori, noto a tutti con il nome di Villa Giulia, oggi sede del Museo Nazionale Etrusco.
Il raffinato complesso venne progettato tenendo conto dello spazio naturale circostante, in cui il Barozzi fece inserire corpi di fabbrica rettangolari articolati assieme agli elementi semicircolari delle scale e della grande esedra verso il giardino.
Al progetto di Villa Giulia ne seguì un altro forse ancor più grandioso come la Villa Farnese a Caprarola, commissionata dal cardinal Alessandro Farnese, dove il Barozzi raggiunse l’apice di uno stile ormai maturo, capace di rendere la preesistente fortezza a pianta pentagonale un edificio imponente ma arioso, grazie soprattutto agli effetti chiaroscurali delle strutture e alla disposizione di giardini e cortili, articolati secondo una scenografica sequenza di terrazze e rampe.
Ma non furono solo le dimore e i palazzi gentilizi ad assicurare al Vignola la notorietà che ancor oggi lo precede; sempre per il cardinal Alessandro Farnese progettò la Chiesa madre dei Gesuiti, splendido e fortunato esempio di edificio religioso aderente ai canoni della Controriforma, per secoli modello e prototipo di tutta l’architettura ecclesiastica.
Molti altri ovviamente furono i capolavori progettati e realizzati di questo sapiente maestro del Cinquecento; sarebbe una grave mancanza non ricordare il piccolo gioiello della Chiesa di S. Andrea sulla Via Flaminia a Roma o lo scenografica realizzazione di Villa Lante a Bagnaia, tesori ancor oggi fruibili in tutto il loro splendore al grande pubblico.
Nemmeno potremmo tacere infine sull’attività di teorico a cui il Barozzi si dedicò durante la sua vita. La sua fama si basò soprattutto su due trattati “La regola delli cinque ordini” e “Le due regole della prospettiva pratica”. Il primo, pubblicato nel 1562, venne tradotto in tutte le lingue, a dimostrazione dell’enorme successo che l’artista riscosse nell’ambito degli addetti ai lavori e ciò pur avendo come suoi contemporanei architetti quali Palladio, Serlio o Michelangelo, che ancor oggi offuscano agli occhi del grande pubblico la fama di questo eclettico maestro del Cinquecento.
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